Fulvio Scaglione : Arabia Saudita e Iran, l'ultima farsa dell'Onu
Da
quello di organizzazione impotente a tutto, le Nazioni Unite stanno
scivolando verso lo status di teatrino dei pupi. Non contenta del nulla
finora prodotto su tutte…
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Da quello di organizzazione impotente a tutto, le Nazioni Unite stanno scivolando verso lo status di teatrino dei pupi. Non contenta del nulla finora prodotto su tutte le maggiori crisi internazionali (dalla Siria ai rapporti tra Israele e Palestina fino alla tragedia delle migrazioni), l’ Onu è riuscita a schierarsi nel contrasto tra Arabia Saudita e Iran, mettendosi senza pudore e senza timore per le conseguenze dalla parte dei sauditi.
Abbiamo visto come sono andate le cose. L’ Arabia Saudita ha giustiziato 47 persone in un giorno, tra le quali lo sceicco sciita Nimr al-Nimr e altri prigionieri responsabili di essere oppositori del regime. L’ Iran ha protestato e, a Teheran, la folla ha dato l’ assalto all’ ambasciata dell’ Arabia Saudita nella
capitale a un consolato nella città di Mashad. Le autorità iraniane
hanno arrestato a Teheran 40 persone e hanno pubblicamente detto di non
voler tollerare altre manifestazioni. Nondimeno, l’ Arabia Saudita ha
rotto i rapporti diplomatici, subito seguita nella decisione dal
Bahrein, mentre il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti hanno sospeso i
rapporti politici con la Repubblica degli ayatollah.
Rispetto a tutto questo le Nazioni Unite
e il loro Segretario Generale, che pure hanno ricevuto lettere di
spiegazione dai Governi di Arabia Saudita e Iran, hanno pensato bene di
reagire con il solito doppio standard. All’ Iran, colpevole di
non aver protetto le sedi diplomatiche saudite, una mozione ufficiale di
condanna firmata dai quindici Paesi del Consiglio di Sicurezza,
che al momento sono: Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna (membri
permanenti) più Angola, Malesia, Nuova Zelanda, Spagna, Venezuela,
Egitto, Giappone, Senegal, Ucraina e Uruguay (membri non permanenti). Non una parola, in questa mozione, sulle 47 condanne a morte né sulla decapitazione degli oppositori.
Sulle azioni dell’ Arabia Saudita, al contrario, solo un patetico belato di Ban Ki-moon sul
tema dei diritti umani. Resta così agli atti della comunità
internazionale una ricostruzione dei fatti secondo cui una folla di
iraniani avrebbe attaccato le rappresentanze saudite… senza motivo,
forse in preda a un raptus.
Nel frattempo in Bahrein restano in carcere duemila oppositori politici e domani, se nulla cambia, andrà sotto processo Mohammed al-Maskati,
fondatore della Lega Giovanile per i Diritti Umani, tre anni fa
accusato di “partecipazione a una riunione illegale” e da allora
perseguitato con campagne diffamatorie, minacce di morte e arresti. La
famosa “riunione illegale” era un incontro pubblico a Ginevra, a margine
della riunione del Consiglio Onu dei diritti umani, in cui aveva
denunciato la repressione della Primavera del Bahrein nel febbraio del
2011.
A proposito di Consiglio Onu dei diritti umani: il suo comitato consultivo, dal settembre scorso, è presieduto da Faisal bin Hassan Thad,
ambasciatore dell’ Arabia Saudita presso le Nazioni Unite. Il quale,
grazie alla carica ottenuta soprattutto per il voto favorevole dei Paesi
musulmani (sunniti) dell’ Asia, potrà scegliere gli esperti chiamati a pronunciarsi sui diritti umani.
Non vediamo l’ ora di capire quali saranno gli esperti interpellati dal diplomatico del Paese delle decapitazioni, dei 30 mila detenuti politici, dei bombardamenti sulle città e i villaggi dello Yemen, del sostegno ai jihadisti che combattono in Siria, dei carri armati mandati in Bahrein a soffocare nel sangue la Primavera del 2011. Dall’ ambasciatore dello stesso Paese che ha concesso l’ ingresso agli esperti Onu sui diritti umani (gli stessi che ora sceglie e presiede) nel 2008 e da allora tiene in sospeso (in sostanza, boicotta) altre otto richieste di visita da parte dell’ Onu.
Non vediamo l’ ora di capire quali saranno gli esperti interpellati dal diplomatico del Paese delle decapitazioni, dei 30 mila detenuti politici, dei bombardamenti sulle città e i villaggi dello Yemen, del sostegno ai jihadisti che combattono in Siria, dei carri armati mandati in Bahrein a soffocare nel sangue la Primavera del 2011. Dall’ ambasciatore dello stesso Paese che ha concesso l’ ingresso agli esperti Onu sui diritti umani (gli stessi che ora sceglie e presiede) nel 2008 e da allora tiene in sospeso (in sostanza, boicotta) altre otto richieste di visita da parte dell’ Onu.
Nella lettere con cui la rappresentanza
all’ Onu dell’ Arabia Saudita avanzava la candidatura di Faisal bin
Hassan Thad, c’ era scritto, forse a titolo di garanzia, che “agendo
sulla base della legislazione saudita, che deriva dalla shari’ a (legge islamica, n.d.r)
che garantisce i diritti umani di tutti, e sulla base della costante
dedizione dell’ Arabia Saudita per i diritti umani e del dovere dello
Stato di rendere effettivi e proteggere tali diritti in accordo con i
trattati internazionali, il Governo ha stabilito la Commissione per i
diritti umani”.
Per quanto il regime iraniano sia repressivo la sua parte e non possa far prediche a quello saudita, questa è una colossale presa in giro che l’ Onu, peraltro, si merita. L'Iran
è tenuto sotto controllo da decenni, ai sauditi tutto è permesso, con i
risultati che vediamo in tutto il Medio Oriente. E per quelli come Alì
Mohammed al-Nimr, nipote dello sceicco decapitato, arrestato a 17 anni per le proteste della Primavera del 2011 e condannato a morte a 20 anni, è un ultimo sputo in faccia.
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