Vijay Prashad : Le vite dei palestinesi sono importanti
Vijay Prashad
29 dicembre 2015
Il 17 dicembre, Naseer stava andando in macchina da Nablus a Ramallah. Una pioggia leggera cadeva mentre si avvicinava al posto di controllo militare israeliano a Huwwara. Davanti a lui c’era un’altra macchina che avanzava cautamente. A circa 50 metri prima di quella macchina c’era un veicolo militare israeliano. La prudenza è all’ordine del giorno in prossimità dei militari israeliani. Non c’era alcun senso nel provocare la loro collera. Naseer mantenne una certa distanza tra le macchine che si muovevano lentamente.
Di fianco alla strada, sull’erba fuori del marciapiede, un ragazzo camminava nelle stessa direzione delle macchine. Naseer osservò che il ragazzo sembrava stesse sull’erba per evitare le pozzanghere sul marciapiede.
Il veicolo militare israeliano frenò. Un ordine doveva essere arrivato da parte dei soldati. Il ragazzo alzò le mani. Naseer non li sentì, ma vide che lui obbediva. La macchina davanti alla sua cominciò a girare attorno al veicolo militare. Naseer seguiva. Vide il ragazzo con le mani alzate . Un minuto dopo, nello specchietto retrovisore, Naseer vide il ragazzo per terra. Tutto era accaduto in una frazione di secondo. Un minuto prima il ragazzo era in piedi con le mani alzate, e un minuto dopo era steso a terra, morto.
Naseer fermò la macchina come fece anche il guidatore della macchina davanti a lui. I due uomini si scambiarono informazioni. Entrambi erano stati testimoni di un’esecuzione. Non c’era alcuna possibilità di avvicinarsi ai soldati israeliani che avevano già isolato la zona.
Non molto tempo dopo, i media statali israeliani annunciarono che i loro militari avevano ucciso Abdullah Hussein Nasasra (di 15 anni), di Beit Furik (vicino a Nablus). I militari israeliani dissero che Nasasra aveva “attaccato i soldati armato di un coltello.”
Naseer disse di non aver visto nessun coltello, né aveva visto Nasasra attaccare i militari. Avevano le armi puntate su di lui. Perché avrebbe tentato di attaccarli c un coltello?
Nel corso delle settimane recenti, le forze armate e le forze di sicurezza israeliane
hanno usato una forza letale contro molti bambini che accusano di attacchi con coltelli. I capi politici di Israele hanno dato carta bianca ai loro militari di uccidere chiunque considerino una minaccia. Il ministro israeliano della Sicurezza interna, Gilad Arden ha detto:”Ogni terrorista dovrebbe sapere che non sopravvivrà all’attacco che sta per commettere.” Yair Lapid, ex ministro delle finanze nel governo israeliano, è stato d’accordo: “Si deve sparare per uccidere chiunque tiri fuori un coltello o un cacciavite.”
Dato che le forze armate israeliane sono giudici boia e investigatori di questi incidenti, per loro non c’è alcun obbligo di rispondere.
Quando Kamal Badran Qabalan guidò la sua ambulanza versò il luogo dell’uccisione, gli israeliani gli bloccarono l’accesso al corpo. Non ci sarà alcuna indagine indipendente su questa morte. Il miasma della propaganda israeliana – terrorista, coltello – aveva già coperto i fatti. Naseer dice che è pronto a testimoniare contro i militari israeliani. Ma come fa? Non ci sarà alcun processo e il caso si chiuderà tranquillamente. Nasser è un uomo signorile. I suoi occhi sono gentili e onesti. La sua voce è sprezzante quando mi racconta la storia: “Li ho visti uccidere un ragazzo,” dice. Ma che cosa può fare Naseer? Il suo linguaggio del corpo rivela l’Occupazione. C’è un senso di inutilità oltre al disprezzo.
Nessuna luce alla fine del tunnel
Il giorno prima che gli israeliani uccidessero Nasasra a Huwwara, Samah Abdul-Mo’men (di 18 anni) e suo padre si diressero verso quel posto di controllo. I soldati israeliani aprirono il fuoco in prossimità della macchina, colpendo la ragazza (Samah è morta in ospedale lo stesso giorno). Perché i militari israeliani aprirono il fuoco verso una macchina con dei civili? Sostengono che erano stati attaccati da Alaa’Khalil al-Hashshash (di 16 anni), che vive nel campo profughi di Balata a Nablus. Si dice che abbia tentato di pugnalare i soldati israeliani che poi hanno reagito. Al-Hashshash aveva davvero compiuto un “attacco con un coltello”? Se sì, perché i soldati israeliani hanno fanno fuoco su tutte le macchine nelle vicinanze, e hanno ucciso Mo’men? Gli israeliani non prenderanno seriamente nessuna di queste domande che sono considerate irritanti.
La sera di venerdì 18 dicembre, la strada tra Ramallah e Gerusalemme – soltanto 10 chilometri – è congestionata. Il posto di controllo di Qalandiya è praticamente chiuso. Decidiamo di girare attorno, facendo una deviazione di 40 km. intorno al “muro di separazione”. In seguito abbiamo saputo che due giovani uomini avevano tentato di andare a sbattere con le loro macchine contro i veicoli militari. Questi sono noti con il nome di “attacchi veicolari.” Gli uomini guidarono a dei posti di controllo pesantemente armati. I militari israeliani spararono con facilità a Muhammed Abd al-Rahaman (di 21 anni), uccidendolo. L’altro uomo, di 30 anni, è inciampò scendendi dalla macchina e fu ucciso dai militari. Nessuno di loro costituiva una minaccia reale al posto di controllo. I loro corpi – oppressi dalla frustrazione – non avevano la forza di competere contro i militari israeliani.
Perché questi uomini hanno cercato di andare a sbattere con le loro macchine contro i posti di controllo e perché i bambini usano i coltelli per attaccare i coloni? Perché – in particolare – dato che i loro attacchi non riescono , e loro perdono la vita nel corso dell’azione? Da ottobre gli Israeliani hanno ucciso oltre 130 palestinesi. La maggior parte di quelli a cui hanno sparato erano bambini.
In effetti alcuni di questi bambini hanno attaccato i coloni nelle loro strade, ma non tutti. Nasasra non aveva un coltello in mano e neanche Abdul-Mo’men. Ma altri li avevano. Perché questi pochi altri hanno attaccato i coloni israeliani con i coltelli? L’UNICEF osserva che è “l’esistenza e l’espansione degli insediamenti israeliani, compresa Gerusalemme Est, illegali secondo la legge internazionale, che sono stati una spinta primaria alle minacce di protezione contro i bambini.” I bambini palestinesi sono esposti alla violenza all’inizio delle loro vite che sono limitate dalla perdita delle terra e dei mezzi di sussistenza delle loro famiglie.
La vita vissuta ingabbiati dall’Occupazione, produce – dice il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon – “paura, frustrazione e mancanza di fiducia. E’ stata alimentata dalle ferite di decenni di conflitti sanguinosi, che ci vorrà molto tempo per risanarle. I giovani palestinesi in particolare, sono stanchi di promesse infrante e non vedono alcuna luce alla fine del tunnel.” Il Segretario Ban ha dato la colpa alla “impresa dell’insediamento” per le tensioni nella regione.
La frustrazione è all’ordine del giorno. Incontro dei giovani di un campo vicino a Ramallah. Non vedono alcuno sbocco per la loro rabbia. Ogni giorno vedono le loro famiglie e amici umiliati dall’Occupazione. Questa situazione li spinge alla disperazione. “Dobbiamo fare qualcosa,” dice un giovanotto. Ha gli occhi stanchi e sembra più grande della sua età giovanile. Ha perduto i suoi amici per la violenza di Israele. “L’anno scorso abbiamo marciato pacificamente a Qalandya per protestare pacificamente. Ci hanno sparato. Il mio amico è morto” La violenza dei coloni fa pressione sul suo spirito. Intorno a lui dei bambini vengono eliminati dai militari israeliani. Il suo corpo si contrae per l’ansia e la paura.
Vijay Prashad è opinionista per la rivista Frontline e ricercatore all’Istituto Fares di Politica Pubblica e Affari Internazionali presso l’Università Americana di Beirut. Il suo libro più recente è: The Poorer Nations[Le nazioni più povere].
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/palestinian-lives-matter
Originale: The New Arab
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
29 dicembre 2015
Il 17 dicembre, Naseer stava andando in macchina da Nablus a Ramallah. Una pioggia leggera cadeva mentre si avvicinava al posto di controllo militare israeliano a Huwwara. Davanti a lui c’era un’altra macchina che avanzava cautamente. A circa 50 metri prima di quella macchina c’era un veicolo militare israeliano. La prudenza è all’ordine del giorno in prossimità dei militari israeliani. Non c’era alcun senso nel provocare la loro collera. Naseer mantenne una certa distanza tra le macchine che si muovevano lentamente.
Di fianco alla strada, sull’erba fuori del marciapiede, un ragazzo camminava nelle stessa direzione delle macchine. Naseer osservò che il ragazzo sembrava stesse sull’erba per evitare le pozzanghere sul marciapiede.
Il veicolo militare israeliano frenò. Un ordine doveva essere arrivato da parte dei soldati. Il ragazzo alzò le mani. Naseer non li sentì, ma vide che lui obbediva. La macchina davanti alla sua cominciò a girare attorno al veicolo militare. Naseer seguiva. Vide il ragazzo con le mani alzate . Un minuto dopo, nello specchietto retrovisore, Naseer vide il ragazzo per terra. Tutto era accaduto in una frazione di secondo. Un minuto prima il ragazzo era in piedi con le mani alzate, e un minuto dopo era steso a terra, morto.
Naseer fermò la macchina come fece anche il guidatore della macchina davanti a lui. I due uomini si scambiarono informazioni. Entrambi erano stati testimoni di un’esecuzione. Non c’era alcuna possibilità di avvicinarsi ai soldati israeliani che avevano già isolato la zona.
Non molto tempo dopo, i media statali israeliani annunciarono che i loro militari avevano ucciso Abdullah Hussein Nasasra (di 15 anni), di Beit Furik (vicino a Nablus). I militari israeliani dissero che Nasasra aveva “attaccato i soldati armato di un coltello.”
Naseer disse di non aver visto nessun coltello, né aveva visto Nasasra attaccare i militari. Avevano le armi puntate su di lui. Perché avrebbe tentato di attaccarli c un coltello?
Nel corso delle settimane recenti, le forze armate e le forze di sicurezza israeliane
hanno usato una forza letale contro molti bambini che accusano di attacchi con coltelli. I capi politici di Israele hanno dato carta bianca ai loro militari di uccidere chiunque considerino una minaccia. Il ministro israeliano della Sicurezza interna, Gilad Arden ha detto:”Ogni terrorista dovrebbe sapere che non sopravvivrà all’attacco che sta per commettere.” Yair Lapid, ex ministro delle finanze nel governo israeliano, è stato d’accordo: “Si deve sparare per uccidere chiunque tiri fuori un coltello o un cacciavite.”
Dato che le forze armate israeliane sono giudici boia e investigatori di questi incidenti, per loro non c’è alcun obbligo di rispondere.
Quando Kamal Badran Qabalan guidò la sua ambulanza versò il luogo dell’uccisione, gli israeliani gli bloccarono l’accesso al corpo. Non ci sarà alcuna indagine indipendente su questa morte. Il miasma della propaganda israeliana – terrorista, coltello – aveva già coperto i fatti. Naseer dice che è pronto a testimoniare contro i militari israeliani. Ma come fa? Non ci sarà alcun processo e il caso si chiuderà tranquillamente. Nasser è un uomo signorile. I suoi occhi sono gentili e onesti. La sua voce è sprezzante quando mi racconta la storia: “Li ho visti uccidere un ragazzo,” dice. Ma che cosa può fare Naseer? Il suo linguaggio del corpo rivela l’Occupazione. C’è un senso di inutilità oltre al disprezzo.
Nessuna luce alla fine del tunnel
Il giorno prima che gli israeliani uccidessero Nasasra a Huwwara, Samah Abdul-Mo’men (di 18 anni) e suo padre si diressero verso quel posto di controllo. I soldati israeliani aprirono il fuoco in prossimità della macchina, colpendo la ragazza (Samah è morta in ospedale lo stesso giorno). Perché i militari israeliani aprirono il fuoco verso una macchina con dei civili? Sostengono che erano stati attaccati da Alaa’Khalil al-Hashshash (di 16 anni), che vive nel campo profughi di Balata a Nablus. Si dice che abbia tentato di pugnalare i soldati israeliani che poi hanno reagito. Al-Hashshash aveva davvero compiuto un “attacco con un coltello”? Se sì, perché i soldati israeliani hanno fanno fuoco su tutte le macchine nelle vicinanze, e hanno ucciso Mo’men? Gli israeliani non prenderanno seriamente nessuna di queste domande che sono considerate irritanti.
La sera di venerdì 18 dicembre, la strada tra Ramallah e Gerusalemme – soltanto 10 chilometri – è congestionata. Il posto di controllo di Qalandiya è praticamente chiuso. Decidiamo di girare attorno, facendo una deviazione di 40 km. intorno al “muro di separazione”. In seguito abbiamo saputo che due giovani uomini avevano tentato di andare a sbattere con le loro macchine contro i veicoli militari. Questi sono noti con il nome di “attacchi veicolari.” Gli uomini guidarono a dei posti di controllo pesantemente armati. I militari israeliani spararono con facilità a Muhammed Abd al-Rahaman (di 21 anni), uccidendolo. L’altro uomo, di 30 anni, è inciampò scendendi dalla macchina e fu ucciso dai militari. Nessuno di loro costituiva una minaccia reale al posto di controllo. I loro corpi – oppressi dalla frustrazione – non avevano la forza di competere contro i militari israeliani.
Perché questi uomini hanno cercato di andare a sbattere con le loro macchine contro i posti di controllo e perché i bambini usano i coltelli per attaccare i coloni? Perché – in particolare – dato che i loro attacchi non riescono , e loro perdono la vita nel corso dell’azione? Da ottobre gli Israeliani hanno ucciso oltre 130 palestinesi. La maggior parte di quelli a cui hanno sparato erano bambini.
In effetti alcuni di questi bambini hanno attaccato i coloni nelle loro strade, ma non tutti. Nasasra non aveva un coltello in mano e neanche Abdul-Mo’men. Ma altri li avevano. Perché questi pochi altri hanno attaccato i coloni israeliani con i coltelli? L’UNICEF osserva che è “l’esistenza e l’espansione degli insediamenti israeliani, compresa Gerusalemme Est, illegali secondo la legge internazionale, che sono stati una spinta primaria alle minacce di protezione contro i bambini.” I bambini palestinesi sono esposti alla violenza all’inizio delle loro vite che sono limitate dalla perdita delle terra e dei mezzi di sussistenza delle loro famiglie.
La vita vissuta ingabbiati dall’Occupazione, produce – dice il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon – “paura, frustrazione e mancanza di fiducia. E’ stata alimentata dalle ferite di decenni di conflitti sanguinosi, che ci vorrà molto tempo per risanarle. I giovani palestinesi in particolare, sono stanchi di promesse infrante e non vedono alcuna luce alla fine del tunnel.” Il Segretario Ban ha dato la colpa alla “impresa dell’insediamento” per le tensioni nella regione.
La frustrazione è all’ordine del giorno. Incontro dei giovani di un campo vicino a Ramallah. Non vedono alcuno sbocco per la loro rabbia. Ogni giorno vedono le loro famiglie e amici umiliati dall’Occupazione. Questa situazione li spinge alla disperazione. “Dobbiamo fare qualcosa,” dice un giovanotto. Ha gli occhi stanchi e sembra più grande della sua età giovanile. Ha perduto i suoi amici per la violenza di Israele. “L’anno scorso abbiamo marciato pacificamente a Qalandya per protestare pacificamente. Ci hanno sparato. Il mio amico è morto” La violenza dei coloni fa pressione sul suo spirito. Intorno a lui dei bambini vengono eliminati dai militari israeliani. Il suo corpo si contrae per l’ansia e la paura.
Vijay Prashad è opinionista per la rivista Frontline e ricercatore all’Istituto Fares di Politica Pubblica e Affari Internazionali presso l’Università Americana di Beirut. Il suo libro più recente è: The Poorer Nations[Le nazioni più povere].
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/palestinian-lives-matter
Originale: The New Arab
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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