Sette anni di Piombo Fuso




A sette anni dall’operazione Piombo Fuso, pubblichiamo oggi un estratto da “Gaza e l’industria israeliana della violenza”, di Enrico Bartolomei, Diana Carminati e Alfredo Tradardi (Derive Approdi 2015)
Il documentario The Lab, diretto da Yotam Feldman, offre uno sguardo inedito sui profitti dell’industria bellica israeliana. Secondo Feldman, i massicci profitti che Israele riesce a trarre dal commercio degli armamenti derivano dal fatto che le innovazioni belliche possono essere testate sugli oltre 4 milioni di palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia, che si sono trasformati da obiettivi militari in cavie di laboratorio per testare e perfezionare l’efficacia dei nuovi sistemi militari.
Questa tendenza è iniziata con l’operazione Scudo di Difesa, la re-invasione dei Tpo nel 2002, a seguito della quale molti ufficiali dell’esercito sono entrati nel business privato, traendone enormi profitti. La più grande impennata di vendite belliche si è registrata sulla scia dell’operazione Piombo Fuso, dicembre 2008-gennaio 2009: l’uccisione di oltre 1400 palestinesi e la distruzione delle infrastrutture civili della Striscia di Gaza ha fatto registrare un record di vendite che ha sfiorato i 6 miliardi di dollari.[1]
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Gaza è diventata la vetrina dell’industria bellica israeliana. La particolare condizione della Striscia, in cui 1,8 milioni di palestinesi sono forzosamente rinchiusi in una area densamente popolata, offre un laboratorio unico per la sperimentazione delle dottrine e delle tecnologie della guerra asimmetrica in contesti urbani. Al termine di ogni attacco si organizzano fiere internazionali durante le quali compagnie private e pubbliche presentano la vasta gamma di prodotti testati sulla popolazione di Gaza.
Questo consente ai produttori di armi israeliani di vantare i propri prodotti come “testati in battaglia”, un marchio ambito che consente di ottenere un vantaggio competitivo nel commercio internazionale. Ad esempio, tra il 14 e il 19 settembre 2014, neanche un mese dopo il termine dell’operazione Margine Protettivo, Israele ha organizzato la terza conferenza annuale sui droni, Israel Unmanned Systems 2014, un’opportunità per mostrare l’efficacia delle ultime tecnologie degli aerei senza pilota e degli altri sistemi telecomandati sperimentati sui palestinesi nella Striscia di Gaza. Tra questi rientra il drone Hermes 900 della Elbit, la più grande azienda di armi israeliana e il maggior produttore di droni a livello mondiale, che è stato impiegato operativamente per la prima volta durante l’operazione Margine Protettivo.[2]
L’Hermes 900 è una versione più grande e avanzata dell’Hermes 450, un aereo militare telecomandato d’attacco e sorveglianza che secondo Human Rights Watch è stato utilizzato dall’esercito israeliano per colpire deliberatamente i civili a Gaza durante l’operazione Piombo Fuso.[3] Israele utilizza regolarmente droni per monitorare l’attività a Gaza e compiere omicidi mirati: l’esperienza accumulata nei teatri di guerra gli ha consentito di diventare il primo esportatore al mondo di aerei senza equipaggio, rifornendo circa 24 paesi, principalmente in Europa, ma anche in Asia e America Latina, per un giro d’affari del valore di oltre 4,6 miliardi di dollari nel corso degli ultimi otto anni. È stato calcolato che gli aerei senza equipaggio rappresentano quasi il 10% delle esportazioni militari israeliane.[4] Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, compagnie israeliane pubbliche e private hanno esportato il 41% dei droni nel decennio 2001-2011.[5]
Anche la G-Nius, società mista costituita da Iai e Elbit Systems, ha esposto i suoi prodotti di nuova sperimentazione alla fiera. L’azienda è stata una delle prime al mondo a fornire l’esercito israeliano di robot a controllo remoto per il pattugliamento e per il combattimento. Il Guardium è un veicolo di terra senza pilota, Unmanned Ground Vehicles, Ugv, utilizzato dal 2007 nei pattugliamenti lungo il confine meridionale della Striscia. Può essere guidato da un telecomando o può seguire autonomamente un percorso predeterminato mentre le sue telecamere e i suoi sensori acquisiscono i dati. Secondo la G-Nius, il Guardium «rivoluziona l’efficacia e l’utilità della sicurezza perimetrale e rappresenta una svolta tanto attesa nelle applicazioni in combattimento».[6]
Un’altra innovazione, già testata e certificata dall’esercito israeliano, è l’Avantguard, un veicolo da combattimento di terra senza equipaggio, Unmanned Ground Combat Vehicle, Ugcv, dotato di un impianto di armamenti sul veicolo che può essere all’occorrenza aggiornato.[7] Naturalmente, tutti questi prodotti sono dotati del prestigioso marchio promozionale «testato in combattimento», che assicura alla tecnologia militare «Made in Israel» ottime vendite sul mercato mondiale.
Tra il 9 e il 12 novembre si è tenuta a Tel Aviv la terza conferenza internazionale sulla sicurezza interna, «Israel HLS 2014». I settori chiave sono stati la sicurezza informatica, la protezione delle infrastrutture critiche, la preparazione alle situazioni di emergenza e alla loro gestione, l’intelligence, il contro terrorismo e le operazioni di polizia.
Nella pagina di presentazione della conferenza si legge: «Israele ha sperimentato la minaccia del terrorismo per decenni ed è arrivata per necessità a eccellere nell’ambito della sicurezza nazionale. In effetti, nessun altro paese ha una percentuale più alta di ex componenti di esercito, polizia e forze di sicurezza, con esperienza pratica nella lotta al terrorismo».[8]
Uno sguardo più approfondito all’organizzazione e ai contenuti della conferenza offre una prospettiva d’insieme dell’industria israeliana della sicurezza interna. La conferenza ha visto la partecipazione di decine di ministri della difesa, dell’interno e della sicurezza interna, di capi della polizia e delle agenzie di intelligence di tutto il mondo. A esporre i nuovi prodotti sulla sicurezza, oltre alle agenzie governative, ci sono state una serie di aziende riconosciute a livello internazionale come l’Israeli Aerospace Industries, Rafael e Elbit Systems, così come altre aziende meno note del settore come Verint, Magal Security Systems, X-Test, Mer Group e altre. «L’obiettivo della mostra», ha dichiarato Gabbay, «è quello di continuare ad affermare Israele come un marchio leader a livello mondiale per la sicurezza del territorio, sia a livello tecnologico sia a livello operativo, e allo stesso tempo sottolineare le capacità e l’esperienza israeliana maturata nel far fronte a una miriade di minacce».[9]
Le fiere sulla sicurezza sono i luoghi privilegiati nei quali vengono depoliticizzate le pratiche repressive israeliane nei confronti dei palestinesi, vendute come dispositivi neutrali di sicurezza, e nei quali viene universalizzata l’esperienza sionista nel controllo del territorio e della popolazione palestinese. Le fiere fungono da ponte tra le dottrine e le pratiche messe in campo da Israele nella sua guerra contro i palestinesi e il modo in cui esse vengono adattate alle richieste del mercato internazionale della sicurezza e quindi trasferite a livello globale.
Secondo la ricercatrice Leila Stockmarr: «l’economia della sicurezza di Israele oggi è un prodotto dell’intersezione tra il mercato mondiale di armi e delle tecnologie di sorveglianza e controllo del movimento e un conflitto etno-territoriale localizzato. Attraverso l’esportazione di idee e tecnologie di produzione propria i metodi israeliani sono universalizzati e la questione della Palestina viene globalizzata. Gli sforzi israeliani di segregazione etnica attraverso missioni di sicurezza sono venduti per scopi più ampi di organizzazione e controllo sociale».

Note


[1] J. Cook, Israel’s booming secretive arms trade, «Al Jazeera», August 16, 2013.
[2] B. Opall-Rome, Israeli Forces Praise Elbit UAVs in Gaza Op, «Defense-News», August 12, 2014.
[3] Human Rights Watch, Precisely Wrong: Gaza civilians killed by Israeli drone-launched missiles, June 30, 2009.
[4] H. Sherwood, Israel is world’s largest drone exporter, «The Guardian», May 20, 2013.
[5] Israel as unmanned air systems super power, «Israel’s Homeland Security Home», May 3, 2013.
[6] G-Nius Unmanned ground vehicles.
[7] M. Becker, Factory and Lab: Israel’s War Business, «Der Spiegel», August 27, 2014.
[8] Israel’s Homeland Security Industry: Utilizing Innovation To Keep Us Safe, «Israel Trade & Economic Office», November 10, 2014.
[9] I. Eichner, Muslim nations to attend Israeli weapons expo, «Ynetnews», July 11, 2014.

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