Napoli. Fondi a sinagoga e cimitero ebraico, scatta l'inchiesta





Il fronte delle indagini su usi e gestione di fondi pubblici si arricchisce di un nuovo fascicolo. È quello aperto dalla Procura di Napoli per fare chiarezza sull'utilizzo del...
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Il fronte delle indagini su usi e gestione di fondi pubblici si arricchisce di un nuovo fascicolo. È quello aperto dalla Procura di Napoli per fare chiarezza sull'utilizzo del finanziamento da un milione e 100mila euro stanziato, e in parte già erogato alla comunità ebraica cittadina, per i lavori di ristrutturazione della sinagoga, dei locali della comunità e dell'antico cimitero. L'inchiesta è stata avviata dopo l'invio di atti da parte del giudice civile chiamato a pronunciarsi sull'opportunità della nomina di un consulente per tracciare un quadro su spese e procedure per i lavori in questione. La Procura ha affidato l'attività investigativa alla Guardia di finanza e due giorni fa i finanzieri si sono presentati in via Cappella Vecchia, nella sede della comunità ebraica, per acquisire documenti relativi all'approvazione dei progetti, all'affidamento dei lavori, all'erogazione dei fondi pubblici.

Si vuole sgomberare il campo dai dubbi e verificare se vi siano state o meno presunte irregolarità. Indagine conoscitiva, al momento, che si orienta sulla gestione di alcuni anni fa. Si parte dal progetto approvato nel 2009 per due piani di intervento: uno relativo al recupero e al risanamento della sinagoga e dei locali della comunità in via Cappella Vecchia, nel quartiere Chiaia nel cuore di Napoli, e l'altro per i lavori di rifacimento del metro di cinta dell'antico cimitero ebraico a Poggioreale. Per entrambe le opere fu previsto un finanziamento di un milione e 100mila euro. Soldi pubblici, possibili in base alla legge 175 del 2005 per la salvaguardia del patrimonio culturale ebraico in Italia: si tratta di fondi statali erogati dal ministero dei Beni culturali alle Soprintendenze. Il progetto fu approvato, e una parte del finanziamento milionario, circa 350mila euro risulta anche erogata. Fin qui, la vicenda sembrava scorrere senza ombre. La comunità ebraica ha un proprio statuto, che stabilisce regole anche per i bilanci e le procedure di spesa.
Le ombre, nella ricostruzione dei fatti ora al vaglio della magistratura, iniziarono a spuntare quando, a finanziamenti in parte ottenuti, presero il via i lavori. Secondo una versione, avrebbe dovuto esserci una gara pubblica. Di qui, i primi sospetti: come furono affidati i lavori? E come furono gestiti i fondi? Quando questi interrogativi sfiorarono alcuni tra gli stessi appartenenti alla comunità ebraica ci si attivò per avere risposte, ma senza i risultati sperati e con la sensazione di un accesso difficile a un quadro chiaro su spese e procedure. Nel febbraio 2012 se ne discusse in Consiglio con la proposta di nominare una triade di tecnici per fare luce sull'impiego di quei soldi pubblici stanziati per i lavori alla sinagoga e al cimitero: la proposta non passò e fu bocciata per volontà di cinque consiglieri su sei.

Due mesi più tardi, ad aprile 2012, fu presentato un prospetto che dava un quadro delle spese sostenute e che doveva valere come risposta ai sospetti circolati, ma non valse a dipanare i dubbi. Anzi. Nel mirino il bilancio 2011, in particolare i valori complessivi registrati per i lavori, e nell'aria continuò ad aleggiare il sospetto su spese e procedure, tant'è che si decise di rivolgersi al Tribunale per chiedere un accertamento tecnico preventivo e la nomina di un consulente super partes.

Nel frattempo sulla vicenda si pronunciò il Tribunale Rabbinico: con sentenza del 13 febbraio 2014 si stabilì che l'allora presidente avrebbe dovuto consegnare, a chi ne aveva fatto richiesta, la documentazione relativa ai lavori. Nei giorni successivi al deposito di quel verdetto, si tenne anche l'udienza davanti al Tribunale civile per la richiesta di un accertamento tecnico preventivo, richiesta sostenuta da alcuni componenti della comunità ma non condivisa dall'allora presidente. Dalle ricostruzioni che le parti presentarono per sostenere, ciascuna, le proprie posizioni deve essere emerso qualcosa che ha spinto il giudice del Tribunale civile a disporre l'invio degli atti alla Procura ordinaria e sollecitare l'intervento della magistratura per valutare se le singolarità riscontrate corrispondano o meno a irregolarità. Si vedrà. Mercoledì 23 Dicembre 2015, 10:36 - Ultimo aggi

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