limes : Guerra e pulizia etnica in Siria


 
 
 
 
"Un’altra costante registrata finora è che in Siria gli sforzi maggiori degli attori occidentali sono diretti a fare la guerra - almeno retorica - allo Stato Islamico. E non si interviene invece in maniera determinante nelle altre guerre in corso. Mentre la…
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Le carte a colori del nuovo numero di Limes 11/15 La strategia della paura.
carta di
“Un’altra costante registrata finora è che in Siria gli sforzi maggiori degli attori occidentali sono diretti a fare la guerra – almeno retorica – allo Stato Islamico. E non si interviene invece in maniera determinante nelle altre guerre in corso.

Mentre la Russia e l’Iran agiscono nel solco della continuità, avendo rafforzato il loro sostegno al governo di Damasco: dal 30 settembre l’offensiva russo-iraniana si è concentrata in larga parte su obiettivi di insorti nazionalisti e qaidisti locali antigovernativi. E solo dopo i fatti di Parigi, i caccia russi hanno cominciato a bombardare con insistenza Raqqa.

Per il resto, la Siria centro-settentrionale è in mano ai lealisti ed è rafforzata ora da una cintura protettiva allestita durante le sei settimane di raid aerei di Mosca e di offensiva di terra guidata da Teheran. È questo l’obiettivo minimo di russi e iraniani.

L’obiettivo auspicato, ma per il momento difficile da raggiungere, è invece la riapertura dell’autostrada Hama-Aleppo – parte della Damasco-Aleppo – e la «liberazione di Aleppo e di tutto il Nord della Siria».

Questo mentre a Palmira (Tadmur) e nella regione di Homs l’Is non retrocede. In alcuni casi è addirittura avanzato. Solo a est di Aleppo i governativi sonoriusciti a rompere un assedio dell’Is a una base aerea militare. Ma anche in quel caso, come negli attacchi aerei di Raqqa post-13 novembre, l’evento ha avuto più risonanza mediatica che ricadute concrete sugli equilibri di terreno.

In questo quadro, continuano a prosperare i vari capi milizia in quota a tutte le fazioni, che traggono beneficio dalla guerra e dalla frammentazione del territorio.

Si approfondiscono così i confini tra le zone di influenza locali, collegate ai disegni di attori regionali e internazionali. Porzioni di Aleppo e di Idlib continuano a cadere sotto l’egemonia diretta o indiretta turca, con una compartecipazione saudita e del Qatar.

La regione costiera, la Siria centrale, Damasco e parte del Sud sono in mano al duo Russia-Iran. I curdi gestiscono in semiautonomia – ma con l’obbligo di non infastidire troppo Ankara – una fascia a ridosso del confine turco e un’enclave nel Nord-Ovest siriano.

L’Is controlla gran parte del corso dell’Eufrate: dalla campagna di Aleppo fino al confine – formalmente abbattuto – con l’Iraq; oltre a una nebulosa di territori a est di Hama, Homs, Suwayda, e due enclave-simbolo,rispettivamente alla periferia di Damasco e nel Qalamûn occidentale al confine col Libano. Quel che resta è parte delle regioni di Aleppo, Idlib, Latakia, Qunaytra, Dar‘a e la Guta a est e a sud di Damasco.

Queste aree, in molti casi senza continuità territoriale, sono spartite tra una congerie di gruppi armati…

Ctazione da “Raqqa, lo Stato Islamico e le matriosche siriane, articolo tratto (come la carta) da Limes 11/15 La strategia della paura

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