I primi mille migranti salvati dall'Italia grazie ai corridoi umanitari


 
 
 
 
 
 
Mille. Ovvero la cifra da cui partire per ridare un'anima all'Europa. Mille che saranno salvati, mille che non dovranno giocare al gioco della morte, tra le onde del…
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Mille. Ovvero la cifra da cui partire per ridare un'anima all'Europa. Mille che saranno salvati, mille che non dovranno giocare al gioco della morte, tra le onde del Mediterraneo, per approdare alla salvezza per la loro vita e per quella delle loro famiglie. Sembra poco, ma è tantissimo: da oggi partono in Italia i corridoi umanitari che permetteranno, ai profughi che ne hanno diritto, di compiere il loro viaggio dal Sud al Nord del mondo in sicurezza anziché sulle carrette del mare. Lo hanno voluto, con grande tenacia, la Comunità di Sant'Egidio e la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Dopo mesi di preparazione e di dialogo costruttivo con il ministero degli Esteri e quello dell'Interno, finalmente è stato firmato un accordo per l'ingresso nel nostro territorio di mille persone (da Libano, Marocco ed Etiopia) in condizioni di "estrema vulnerabilità" grazie a visti per "protezione umanitaria". Con l'accoglienza garantita dalle associazioni e da alcuni sponsor e con le spese coperte - attenzione - non dallo Stato italiano ma in larga parte dall'8 per mille della Tavola Valdese e da fondi privati di Sant'Egidio.
Finora l'Italia ha potuto solo tentare di salvare quanti arrivavano con mezzi di fortuna alle nostre frontiere. Senza sapere quando e dove sarebbero giunti, se non qualche ora prima, magari captando, di notte, un sos che veniva dal cuore di una tempesta marina. Da oggi invece si può salvare e non solo cercare di farlo. È vero: mille è ancora una cifra piccola, troppo di fronte alle migliaia e migliaia di persone che bussano alle nostre porte fuggendo da guerre, fame e da dittature. Ma il fatto importante è che si è aperta una strada. Se funziona si potrà replicare.
Non si può negare che per affrontare alle radici il fenomeno epocale delle migrazioni dal Sud del mondo occorrerebbe prima di tutto fermare i conflitti, le violenze e gli abusi che costringono intere popolazioni a partire. In altre parole fare la pace. Ma in attesa che ciò avvenga è assurdo continuare a pensare che la soluzione sia solo quella di contenere l'afflusso verso il nostro continente, anziché gestirlo con umanità e anche con un rilevante interesse economico, dato l'invecchiamento demografico in corso in quasi tutta l'Europa. Senza calcolare il vantaggio che costituiranno i corridoi umanitari per la sicurezza di tutti. Perché i mille che entreranno in Italia subiranno, in partenza, quei controlli che certamente non hanno tutti quelli che arrivano con i barconi. Del resto, come ha risposto poche ore fa Angela Merkel a chi tentava di convincerla a limitare drasticamente l'ingresso dei profughi in Germania, "il diritto di asilo, proprio perché è un diritto, non ha limiti". È una lezione di civiltà per la nostra Europa. E sono una lezione cristiana, proprio all'inizio del Giubileo della misericordia, i corridoi umanitari. Non solo: possono essere un modello per l'Italia ma anche per altri Paesi europei.

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