Uri Avnery :Dopo l’accordo sul nucleare, Israele dovrebbe diventare il miglior alleato dell’Iran
Dopo l’accordo sul nucleare, Israele dovrebbe diventare il miglior alleato dell’Iran
di Uri Avnery
E’ la tesi del grande statista e pacifista Uri Avnery, leader del gruppo Gush Shalom, sostenitore della pace fra israeliani e palestinesi. Secondo Avnery, l’Iran desidera solo essere una potenza regionale e del mondo islamico, capace di commerciare con tutti, grazie alla sua raffinata e millenaria esperienza. Di fronte, rivolti al passato, vi sono le monarchie e gli emirati del Golfo. L’Iran può essere un ottimo alleato contro Daesh. Gli abbagli di Netanyahu e dei politici e media israeliani. (Traduzione dall’inglese di AsiaNews).
Tel Aviv (AsiaNews) – E se l’intero dramma fosse soltanto un tentativo d’inganno? E se gli scaltri persiani non pensassero per nulla a costruire una bomba atomica, ma usassero la minaccia per giungere al loro vero scopo? E se Benjamin Netanyahu fosse stato raggirato per diventare l’involontario e principale collaboratore delle ambizioni iraniane? Vi pare una cosa pazza? Non proprio. Guardiamo ai fatti.
L’egemonia dell’Iran
L’Iran è una delle più antiche potenze mondiale, con migliaia di anni di esperienza politica.
Un tempo essi possedevano un impero che abbracciava il mondo civilizzato, compresa la nostra piccola nazione. La loro reputazione come intelligenti commercianti è ineguagliabile.
Essi sono troppo intelligenti per costruire un ordigno nucleare. Per cosa? Esso divorerebbe un’enorme quantità di denaro. E loro sanno che non avrebbero mai la possibilità di usarlo. Lo stesso di quanto avviene per Israele con le sue enormi riserve [di armamenti nucleari – ndr].
L’incubo di Netanyahu su un attacco nucleare iraniano contro Israele è solo questo: l’incubo (notturno o diurno) di un dilettante ignorante. Israele è una potenza nucleare con una solida capacità di colpire anche in seconda battuta. E come si vede, i leader iraniani sono dei consumati realisti. Potrebbero anche solo sognare di invitare Israele a un’inevitabile rappresaglia che spazzerebbe dalla faccia della terra i loro tremila anni di civiltà?
(Se questa capacità [di Israele-ndr] è difettosa, Netanyahu dovrebbe essere accusato e condannato per negligenza criminale).
Anche se gli iraniani avessero ingannato il mondo intero e costruito una bomba nucleare, non succederebbe nulla se non un “equilibrio del terrore”, come quello che ha salvato il mondo al culmine della guerra fredda fra America e Russia.
La gente attorno a Netanyahu fa finta di credere che, a differenza dei sovietici, i mullah iraniani sono dei folli. Non c’è alcuna prova di questo. Dalla rivoluzione del 1979, la leadership iraniana non ha fatto un solo singolo passo che non fosse ragionevole. Paragonandola con l’America e i suoi passi falsi (per non parlare di quelli di Israele), la leadership iraniana è stata perfettamente logica. Forse essi hanno commerciato il loro non esistente progetto nucleare a favore del loro vero disegno politico: diventare la potenza egemone del mondo musulmano.
Se è così, essi sono debitori di molto a Netanyahu.
Iran e futuro, contro Arabia saudita e passato
Nei suoi 45 anni di esistenza cosa ha fatto la Repubblica islamica per danneggiare Israele? Certo, abbiamo potuto vedere alla tivu le folle di Teheran bruciare bandiere israeliane e gridare “Morte a Israele”. Senza adulazione, essi ci chiamano “il piccolo Satana”, paragonati al “Grande Satana” americano. Terribile. Ma cos’altro?
Non molto. Forse un certo sostegno a Hezbollah e ad Hamas, che non sono una loro creazione. La vera lotta dell’Iran è contro i poteri che esistono nel mondo musulmano. Essi vogliono trasformare le nazioni della regione in vassalli dell’Iran, com’era 2400 anni fa.
Ciò ha ben poco a che fare con l’islam. L’Iran usa l’islam come Israele il sionismo e la diaspora ebraica (e come in passato la Russia ha usato il comunismo) come uno strumento per le proprie ambizioni imperiali.
Ciò che succede oggi in questa regione somiglia alle “guerre religiose” nell’Europa del 17mo secolo. Decine di nazioni hanno combattuto l’una contro l’altra in nome della religione, sotto il vessillo del cattolicesimo o del protestantesimo, ma in realtà usando la religione per giungere ai loro piani imperiali molto terreni.
Gli Stati Uniti, guidati da un gruppo di sciocchi neocon, hanno distrutto l’Iraq, che per molti secoli era servito come baluardo del mondo arabo contro l’espansione iraniana. Ora, sotto la bandiera dello sciismo, l’Iran sta espandendo il suo potere in tutta la regione.
L’Iraq sciita è oggi in larga misura un vassallo iraniano (dopo vedremo Daesh). I leader della Siria, una nazione sunnita governata da una piccola setta quasi-sciita, dipende dall’Iran per la sua sopravvivenza. In Libano, gli Hezbollah sciiti sono uno stretto alleato con crescente potere e prestigio. Così è Hamas a Gaza, che è totalmente sunnita. E i ribelli Houthi in Yemen, che sono Zaidi (un ramo dello sciismo).
Lo status quo del mondo arabo è difeso da una manciata di corrotti dittatori e sceicchi medievali, come i governanti dell’Arabia saudita, dell’Egitto e dei potentati petroliferi del Golfo. Chiaramente, l’Iran e i suoi alleati sono l’onda del futuro; l’Arabia saudita e i suoi alleati appartengono al passato.
Questo lascia Daesh, lo “Stato islamico” sunnita in Siria ed Iraq. Anch’esso è un potere emergente. A differenza dell’Iran, il cui slancio rivoluzionario si è già esaurito da tempo, Daesh sta diffondendo fervore rivoluzionario, attraendo aderenti da tutto il mondo. Daesh è il vero nemico dell’Iran – e di Israele.
Le scelte di Obama
Il presidente Obama e i suoi consiglieri l’hanno capito da tempo. La loro nuova alleanza con l’Iran è in parte basata su questa realtà.
Con l’arrivo di Daesh, le realtà sul terreno sono cambiate in modo completo. Il cambiamento riafferma il vecchio detto britannico, secondo cui il nemico in una guerra può diventare l’alleato nella prossima e viceversa. Per nulla ingenuo, Obama sta costruendo un’alleanza contro il nuovo e davvero pericoloso nemico. L’alleanza dovrebbe includere logicamente anche la Siria di Assad, ma Obama ha ancora timore a dirlo ad alta voce.
Obama e i suoi consiglieri credono anche che con la fine delle pesanti sanzioni, gli iraniani si concentreranno sul fare soldi, riducendo ancora di più il loro fervore nazionalista e religioso. E ciò sembra abbastanza ragionevole.
(Netanyahu pensa che gli americani siano “ingenui”. Beh, come nazione ingenua gli Usa hanno fatto qualcosa di buono, diventando la sola superpotenza del mondo).
Un prodotto collaterale della situazione è che Israele, ancora una volta, si trova ai ferri corti con l’intero mondo politico. Il trattato di Vienna è stato firmato non solo dagli Usa, ma da tutte le potenze leader del pianeta. E ciò sembra creare la situazione descritta in una canzone popolare israeliana: "Tutto il mondo è contro di noi / Ma a noi non frega niente ...".
Purtroppo, al contrario di Obama, Netanyahu è bloccato nel passato. Egli continua a demonizzare l’Iran, invece di allearsi con esso contro Daesh, il quale è molto, ma molto più pericoloso per Israele.
Non c’è bisogno di andare indietro nella storia fino a Ciro il Grande (sesto secolo a.C.) per capire che l’Iran può essere uno stretto alleato. Nel rapporto fra le nazioni, la geografia la vince sulla religione. Non molto tempo fa, l’Iran era il miglior alleato di Israele nella regione. Abbiamo perfino inviato armi a Khomeini per combattere l’Iraq. I mullah odiano Israele non per la loro religione, ma per la nostra alleanza con lo Shah.
L’attuale regime iraniano ha perso da tempo il suo fervore religioso e rivoluzionario. E sta agendo secondo i suoi interessi nazionali. La geografia conta sempre. Un saggio governo israeliano dovrebbe usare i prossimi 10anni o più di un Iran garantito senza nucleare per rinnovare l’alleanza, specie contro Daesh. Ciò può voler dire anche nuovi rapporti con la Siria di Assad, con Hezbollah e con Hamas.
I politici e i media israeliani
Purtroppo, queste lungimiranti considerazioni sono lontane dalla mente di Netanyahu, il figlio di uno storico, che è svuotato di ogni conoscenza storica o intuizione. La lotta è in corso ora a Washington DC, dove Netanyahu sarà impegnato in toto come mercenario di Sheldon Adelson, il padrone del Partito repubblicano.
E’ un’immagine triste: lo Stato d’Israele, che ha sempre goduto del sostegno pieno e senza riserve di entrambi i partiti americani, è divenuto un’appendice della leadership reazionaria repubblicana. Una vittima di questa situazione è la leggenda della “invincibile” lobby-pro Israele. Quest’ attività fondamentale è ormai perduta. D’ora in poi, l’Aipac [American Israel Public Affairs Committee - ndr] sarà solo una delle tante lobby a Capitol Hill.
Un’immagine ancora più triste è quella dell’élite politica e mediatica all'indomani della firma del trattato di Vienna. Era quasi incredibile.
Quasi tutti i partiti politici si sono allineati con la politica di Netanyahu, concorrendo fra loro nel dimostrare un’abbietta lealtà. Dal “leader dell’opposizione”, il pietoso Yitzhak Herzog, al volubile Yair Lapid, tutti sono corsi a sostegno del primo ministro in quest’ora cruciale.
I media hanno fatto anche di peggio. Quasi tutti i più grandi commentatori, di destra e di sinistra, sono andati in modo folle contro il “disastroso” trattato, riversando il loro massificato disgusto e disprezzo verso il povero Obama, come se stessero leggendo una “lista degli argomenti” preparata dal governo (come in effetti è stato).
Non è stata l’ora più bella della democrazia di Israele, né del tanto lodato “cervello ebraico”. Soltanto uno spregevole esempio di totale e comune lavaggio di cervello. Alcuni la definirebbero “presstitution” [gioco di parole fra “press” (stampa) e “prostitution” (prostituzione)-ndr].
Uno degli argomenti di Netanyahu è che gli iraniani possono ingannare gli ingenui americani e lo faranno per costruire la bomba. Egli è sicuro che ciò è possibile. Beh, lui dovrebbe sapere. Noi lo abbiamo fatto, no?
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