Le missioni segrete del jet che ci intercetta

Le missioni segrete del jet che ci intercetta

Il Dragon Star è una sorta di 'spugna elettronica' di mail, accessi internet, comunicazioni radio e telefonate. Affittato dall’Italia, ma gestito dalla Lockheed. Per missioni che da tre anni restano top secret

di Gianluca Di Feo
Le missioni segrete del jet che ci intercetta
E' lo spione più potente e misterioso d’Italia. Un agente in affitto, perché il nostro paese ha appena rinnovato il contratto con la Lockheed per proseguire le missioni segretissime di questo 007 dei cieli che da tre anni decolla dalla base di Pratica di Mare, alle porte della capitale. L’aereo si chiama Dragon Star e all’esterno è identico a un jet d’affari Gulfstream: solo un rigonfiamento a forma di canoa sotto la fusoliera ne tradisce la vera natura. È un “laboratorio volante Multi-Intelligence”. Una sorta di spugna elettronica, che intercetta tutto come una rete a strascico: mail, telefonate, accessi internet, comunicazioni radio. A bordo quattro tecnici possono analizzarle, oppure trasmettere i dati a una centrale d’elaborazione ribattezzata la “Tana del Drago”.

Il mostro alato non si limita ad ascoltare. Può anche inseguire le prede che scova nell’etere, stanandole con un sistema che unisce un visore infrarossi a un apparato ottico a lungo raggio. Una macchina prodigiosa per dare la caccia ai terroristi, ma estremamente pericolosa se le sue antenne venissero orientate in altre direzioni.

Perché il “Dragone” è un agente a mezzo servizio. L’aereo appartiene alla Lockheed: ha ancora la matricola americana N30LX e ogni anno il ministro dei Trasporti deve firmare un decreto legge per renderlo un “velivolo di Stato” italiano. Sono del colosso bellico statunitense anche tutti gli equipaggiamenti che catturano, elaborano e immagazzinano i dati: persino i piloti e i tecnici della manutenzione fanno capo all’azienda Usa. Italiani sono solo i quattro specialisti che a bordo decidono su quali bersagli orientare le ricerche, oltre ovviamente al controllo delle missioni e la proprietà formale dei dati. Un aspetto, quest’ultimo, sul quale è difficile avere certezze, visto che i computer appartengono al numero uno mondiale delle armi, tradizionali e cibernetiche. Insomma, dietro l’intera operazione c’è l’ombra di una sovranità limitata in chiave tecnologica.
L'Italia ha appena rinnovato il contratto con la Lockheed per proseguire le missioni segretissime del Dragon Star che da tre anni decolla dalla base di Pratica di Mare. All'esterno è identico a un jet d’affari Gulfstream ma la sua vera natura è quella di essere lo 'spione' più potente del nostro Paese

Quella del “Dragone” doveva essere una soluzione provvisoria. Nel 2011 i raid contro Gheddafi hanno mostrato i limiti dell’unico aereo spia made in Italy, un vetusto bimotore G-222 subito mandato in pensione. Ma non si è ancora riusciti a raccogliere i 580 milioni di euro necessari per completare l’acquisto in Israele di due super-007 volanti, ordinati dall’ultimo governo Berlusconi. Così nell’estate 2012 si è deciso di affittare il jet Lockheed, presentato dall’azienda come “un laboratorio che può venire tarato sulle necessità del cliente”. Un’occasione d’oro per la compagnia americana che può così rodare il suo prototipo in situazioni operative: non risulta che a bordo ci siano apparecchiature di produzione italiana, anche se l’azienda statunitense sta promuovendo pure un velivolo più piccolo con radar Selex per il controllo dell’immigrazione.

Cosa abbia combinato il Dragon Star in tre anni di missioni sul Mediterraneo è top secret. Ha un’autonomia di 6700 chilometri che gli permette di allungare le orecchie dovunque, restando sul mare e quindi fuori dai confini. Se necessario, con una velocità massima di novecento chilometri l’ora a 13 mila metri d’altezza, può anche fare un giretto sopra quei paesi del Nordafrica privi di sorveglianza radar, come Libia o Tunisia: il fronte più caldo della lotta al terrorismo. Basta inserire la registrazione della voce di una persona, oppure un numero di cellulare o le coordinate informatiche di un computer e la sua centrale di spionaggio continua a scandagliare l’etere finché non li scopre e localizza. Trasmettendo le coordinate alla base oppure direttamente alle unità più vicine al bersaglio.

Di sicuro però lo spione misterioso fa i suoi giri di prova spesso nei cieli italiani, gli unici dove può calibrare apparati e sperimentare procedure. Ma quali telefonate o mail raccolga in questi voli di addestramento è un segreto di Stato, custodito dall’intelligence militare.

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