Italia : Salvare i migranti ci costa 11 euro a testa all’anno

Da inizio anno fino al 9 giugno sono arrivati sulle coste italiane 55mila migranti. Degli 11 euro che spendiamo, ai migranti arrivano 66 centesimi

(Getty Images/ALBERTO PIZZOLI)

Uno dei principali argomenti di dibattito sulla gestione dell’immigrazione è il costo del recupero in mare e dell’accoglienza dei 55mila migranti arrivati dall’inizio dell’anno sulle nostre coste. La Fondazione Ismu ha fatto i calcoli: 11 euro a testa all’anno per ogni italiano. Come undici caffè, due pacchetti e mezzo di sigarette, un biglietto e mezzo del cinema. Di questi, solo 66 centesimi vanno direttamente ai migranti.
I costi L’operazione Mare Nostrum incideva sugli italiani per quasi due euro pro-capite all’anno, cifra destinata a pagare le imbarcazioni e il personale di salvataggio. Con Triton il costo si è ridotto a mezzo euro, che però viene rimborsato dall’Unione europea. In più gran parte delle operazioni di salvataggio vengono lasciate in mano alle iniziative delle navi mercantili o delle navi private presenti nel canale di Sicilia per il soccorso. Questo sul fronte sbarchi.
Sul fronte accoglienza, su cui tanti politici fanno tanto rumore, ipotizzando costi medi di 35-40 euro al giorno per 60mila migranti annui, la Fondazione Ismu calcola che l‘impatto sulle tasche degli italiani sia di circa 11 euro a testa all’anno. Il 94% di questa cifra serve a pagare il lavoro di operatori sociali e fornitori di servizi - vitto, alloggio e, si spera, corsi di italiano e progetti di integrazione. Solo il 6% va direttamente ai migranti. Il piano parziale di ricollocamento per 40mila migranti da Italia e Grecia varato dall’Ue lo scorso 15 aprile ha ivece un costo di 240 milioni di euro, cioè 6mila euro per migrante. Calcolando che poi l’accordo si è raggiunto solo per il ricollocamento di 32mila persone, il costo si abbassa.
11 euro a testa all’anno per ogni italiano. Come undici caffè, due pacchetti e mezzo di sigarette, un biglietto e mezzo del cinema. Di questi, solo 66 centesimi vanno direttamente ai migranti
Quanti sono gli sbarchi In base ai dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, i migranti entrati in modo non autorizzato via mare in Europa da inizio anno fino allo scorso 9 giugno sono stati più di 102mila, di cui 55mila arrivati in Italia e partiti quasi esclusivamente dalle coste libiche, mentre 46mila giunti in Grecia soprattutto dalla Turchia. Il numero di migranti riferito all’Italia è per ora in leggero aumento rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2014.



In base a queste prime informazioni parziali, spiegano dalla Fondazione Ismu, nel 2015 si possono al momento prevedere in totale 195mila arrivi in Italia, contro i 170mila dell’anno scorso, e una crescita molto più significativa per la Grecia, per cui si prospettano 165mila ingressi, quasi cinque volte i 34mila del 2014. Anche se tutti i 195mila migranti dovessero essere accolti nelle nostre strutture per tutti i giorni dell’anno, il costo pro capite annuo per italiano si aggirerebbe intorno ai 40 euro.
Italia e Grecia in prima fila Il 99% delle rotte clandestine verso l’Europa ha come (primo) porto d’approdo l’Italia o la Grecia (peraltro con due rotte ben distinte, rispettivamente dalla Libia e dalla Turchia) e non più, ad esempio, la Spagna (che nel 2006 aveva segnato 39mila sbarchi, molto spesso verso le Canarie, contro gli allora 22mila verso l’Italia). Questo conferma, spiegano da Ismu, la presenza di vie d’ingresso non casuali, definite in base a diversi fattori, come l’agibilità o l’impraticabilità di ingressi regolari; la presenza o assenza di accordi bilaterali di presidio delle coste di partenza (come quelli sottoscritti dalla Spagna con il Marocco oggi, o dall’Italia di Berlusconi con la Libia di Gheddafi ieri); la severità dei respingimenti militari (o, al contrario, la piena accoglienza e soccorso); la possibilità geografica ed eventuale scelta politica di erigere fisicamente muri (come quelli nell’enclave spagnola di Melilla o nel confine terrestre fra Grecia e Turchia). «L’Italia», dicono da Ismu, «presenta condizioni tra le più “invitanti”».
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