RAMALLAH : raccolta di documenti da presentare alla Corte Penale internazionale'
Il materiale dei palestinesi includerà
sia i rapporti relativi alla colonizzazione in Cisgiordania sia le
inchieste sull’offensiva militare israeliana della scorsa estate contro
Gaza. Inoltre, vi saranno anche il rapporto dell’Organizzazione mondiale
della sanità e un documento della Conferenza di Commercio e Sviluppo
dell’Onu in cui sono descritte le perdite economiche dei palestinesi a
causa dell’occupazione israeliana
della redazione
Roma, 14 maggio 2015, Nena News -
La documentazione necessaria per portare Israele davanti alla Corte
penale internazionale (Cpi) sarà approvata prima della fine del 2015. A
sostenerlo è stato ieri l’ambasciatore palestinese in Svizzera, Ibrahim Khreisha. Khreisha ha
detto che la documentazione includerà sia i rapporti relativi alla
colonizzazione israeliana in Cisgiordania (illegale secondo il diritto
internazionale), sia le inchieste sull’offensiva militare di Tel Aviv
nella Striscia di Gaza dello scorso luglio e agosto.
Proprio sull’operazione militare israeliana della scorsa estate, l’ambasciatore ha rivelato che la Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite, che indaga sui presunti crimini compiuti dallo stato ebraico nei 51 giorni di guerra, dovrebbe inviare il suo rapporto definitivo al Consiglio dei diritti umani dell’Onu entro la fine di maggio. Accanto a questo documento, inoltre, Khreisha ha detto che una commissione
dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha già inviato i risultati di
una sua inchiesta per i danni alla salute provocati dall’attacco
israeliano ai palestinesi. Nel rapporto sarebbero
riportati diversi casi in cui Tel Aviv avrebbe negato l’ingresso nei
Territori occupati palestinesi di carichi di medicine e di materiale
sanitario così come avrebbe impedito le cure all’estero per alcuni
malati palestinesi.
Tutto materiale che, secondo quanto riferisce
l’ambasciatore, testimonia le violazioni dei diritti dei palestinesi da
parte israeliana e “che sarà utilizzato in sede alla Corte penale
internazionale”. L’offensiva diplomatica pensata da Ramallah, però, non
si ferma qui. Infatti dovrebbe essere presentato anche un
documento preparato dalla Conferenza di Commercio e Sviluppo dell’Onu in
cui sarebbero descritte le perdite economiche dei palestinesi a causa
dell’occupazione israeliana iniziata nel 1967.
Le
dichiarazioni di Khereisha, dunque, dimostrano ancora una volta le
intenzioni (almeno a parole) dell’Autorità palestinese di portare
Israele davanti al Cpi. Dopo due decenni di negoziati fallimentari con
lo stato ebraico e con nessuna prospettiva all’orizzonte di nascita di
uno stato palestinese, Ramallah è ormai convinta che l’unica strada
percorribile sia il riconoscimento delle istanze palestinesi nelle sedi
internazionali (tra cui anche la Corte penale) dove la leadership
palestinese spera di ottenere giustizia per quelli che definisce
“crimini di guerra” commessi da Israele.
“Secondo
l’articolo 12 dello Statuto di Roma – ha spiegato l’ambasciatore – il
capo procuratore del Cpi è autorizzato a verificare ogni informazione o
testimonianza su [presunti] crimini che la Corte penale riceve. Deve poi
riferire le informazioni a cinque giudici che verificheranno le accuse
e, nel caso in cui queste vengano approvate, le parti chiamate in causa
saranno convocate al Cpi per essere interrogate”.
Ieri, intanto,
il procuratore della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, ha
avvertito Israele che se non fornirà informazioni affidabili si vedrà
costretta a decidere se lanciare un’inchiesta su larga scala sui
possibili crimini di guerra compiuti nei Territori occupati
basandosi solo sulle accuse palestinesi. Intervistata
all’Associated Press, Bensouda ha aggiunto di non aver ancora ricevuto
informazioni da nessuna delle due parti sulla guerra dell’anno scorso a
Gaza, su cui a gennaio ha aperto un’indagine preliminare. Lo
scorso aprile Bensouda aveva detto che stava meditando di aprire una
inchiesta per crimini di guerra commessi anche dai palestinesi dopo che
la Palestina aveva deciso ad aprile di aderire alla giurisdizione della
Corte penale internazionale.
Secondo
un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato ad inizio maggio, Israele è
responsabile di sette attacchi mortali su scuole Onu utilizzate, durante
i giorni dell’offensiva militare sulla Striscia, come rifugio per
decine di migliaia di sfollati alla guerra. Tuttavia, nel documento si
sottolineano anche le responsabilità dei gruppi combattenti palestinesi
che hanno trasformato le scuole in magazzini di armi e come postazioni
militari da cui sparare.
Sul banco
degli imputati era salita Hamas che governa la Striscia di Gaza. Il
movimento islamico, però, non sembra preoccupato dalle accuse nei suoi
confronti e ha ostentato ieri sicurezza con un suo alto ufficiale. “I
crimini di guerra hanno caratteristiche chiare secondo lo Statuto di
Roma e non si applicano in alcun modo alla resistenza che ha difeso,
difende e difenderà il suo popolo” ha detto Khalil al-Hayya. Nena News
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