Padre Alex Zanotelli :Papa Francesco, salva tu i profughi dalla tratta

Il Vaticano apra un corridoio umanitario, concedendo i visti nei paesi d’origine. Eliminerà i viaggi in mare e i trafficanti. E darà una scossa all’ipocrisia europea. Parlano don Ciotti, Zanotelli, Rigoldi e Colmegna

di Fabrizio Gatti


Papa Francesco, salva tu i profughi dalla tratta
La messa di Francesco a Lampedusa nel 2013
Potremmo chiamarli i visti del papa: permessi rilasciati dalla Santa Sede per salvare migliaia di bambini, donne e uomini. Le stragi in mare, milleduecento profughi annegati in aprile tra la Libia e l’Italia, più di tremila nel 2014, almeno cinquantamila dal 2000, non hanno scalfito l’inconcludente immobilismo dei ventotto governi dell’Unione europea. Ma stanno tormentando le giornate di quanti non si rassegnano alla globalizzazione dell’indifferenza, né alla trasformazione del Mare nostrum, il Mediterraneo, in Cimiterium nostrum.

È per questo che attraverso “l’Espresso” quattro preti di prima linea lanciano un appello a papa Francesco. Se la ricca Europa non apre corridoi umanitari, sia la Santa Sede a farlo: con propri visti consegnati attraverso le nunziature apostoliche, gli uffici diplomatici che la rappresentano in Africa e in Medio Oriente, oltre che nel mondo. In questo modo, i profughi che lo richiedono eviterebbero di affidarsi ai trafficanti e potrebbero raggiungere la salvezza legalmente. Addirittura in aereo, mezzo di trasporto più sicuro e molto meno costoso di un posto su un camion del deserto e poi su un barcone: circa 500 euro contro 7.000.

Padre Alex Zanotelli
Padre Alex Zanotelli
Potremmo chiamarli i visti del papa: permessi rilasciati dalla Santa Sede per salvare migliaia di bambini, donne e uomini. Le stragi in mare, milleduecento profughi annegati in aprile tra la Libia e l’Italia, più di tremila nel 2014, almeno cinquantamila dal 2000, non hanno scalfito l’inconcludente immobilismo dei ventotto governi dell’Unione europea. Ma stanno tormentando le giornate di quanti non si rassegnano alla globalizzazione dell’indifferenza, né alla trasformazione del Mare nostrum, il Mediterraneo, in Cimiterium nostrum.

È per questo che attraverso “l’Espresso” quattro preti di prima linea lanciano un appello a papa Francesco. Se la ricca Europa non apre corridoi umanitari, sia la Santa Sede a farlo: con propri visti consegnati attraverso le nunziature apostoliche, gli uffici diplomatici che la rappresentano in Africa e in Medio Oriente, oltre che nel mondo. In questo modo, i profughi che lo richiedono eviterebbero di affidarsi ai trafficanti e potrebbero raggiungere la salvezza legalmente. Addirittura in aereo, mezzo di trasporto più sicuro e molto meno costoso di un posto su un camion del deserto e poi su un barcone: circa 500 euro contro 7.000.

Padre Alex Zanotelli
Padre Alex Zanotelli

Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano con una lunga esperienza in Africa; don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera”, don Gino Rigoldi, cappellano dell’istituto penale per minori “Beccaria”, e don Virginio Colmegna, presidente della “Casa della carità” che in dieci anni a Milano ha dato un tetto a 2.500 rifugiati, sanno bene che i visti del papa non sono la soluzione. Ma di fronte alla catastrofe e al fallimento degli Stati nazionali, la Chiesa deve occuparsi dell’umanità. Come è accaduto durante la Seconda guerra mondiale, quando perfino la residenza extraterritoriale di Castel Gandolfo, appena fuori Roma, diede protezione a dodicimila esuli.


Il missionario comboniano spiega la proposta di accogliere i profughi con visti umanitari rilasciati dalla Santa Sede tramite le nunziature apostoliche in Africa e in Medio Oriente


Oggi la guerra è appena al di là dei nostri confini. Un conflitto immenso, non sempre dichiarato, con un fronte esteso migliaia di chilometri dal deserto del Mali alle regioni del Pakistan. Ed è da lì che fuggono quanti poi muoiono o sopravvivono, i sommersi e i salvati del nostro tempo. La proposta di mobilitare le nunziature apostoliche per salvare vite e togliere clienti ai trafficanti nasce dalle osservazioni di un avvocato di Genova, Alessandra Ballerini, con due imprenditori di Lampedusa, Paola La Rosa e Carmelo Gatani, e un volontario, Leonardo Cavaliere, impegnato nella difesa dei minori stranieri non accompagnati. I quattro sacerdoti l’hanno fatta propria rivolgendo il loro appello a papa Francesco.


Don Virginio Colmegna
Don Virginio Colmegna

PROVOCAZIONE
«È una proposta concreta e, al tempo stesso, provocatoria», spiega don Virginio Colmegna: «che però fa intravvedere la drammaticità e l’urgenza della situazione. Non credo, infatti, che la concessione di visti ai profughi da parte della Santa Sede possa rappresentare una soluzione alla questione migranti, ma credo che possa contribuire a evidenziare l’ipocrisia delle politiche europee in materia, soprattutto per quel che riguarda il diritto d’asilo». Il punto è proprio questo: «Oggi l’Unione Europea concede la protezione internazionale a un profugo che fugge da un conflitto, ma non fa nulla affinché questo profugo riesca a raggiungere l’Ue», dice don Colmegna: «Il rischio è che, nonostante vertici e proclami, quest’impostazione non cambi affatto e le persone continuino a morire nel tentativo di raggiungere la Fortezza Europa.

C’è bisogno di dare una scossa alla politica, ma anche alla cittadinanza: è ora che l’urgenza umanitaria si faccia decisione politica». Senza dimenticare, aggiunge il responsabile della “Casa della carità”, che ai profughi «non va solo garantita una via d’accesso sicura e legale nei nostri Paesi, ma anche delle reali possibilità di inclusione nelle nostre comunità. I migranti vanno accolti in maniera capillare, in Italia come in Europa, con progetti ben pensati e ben verificati, portati avanti in nome della legalità e non del business. Perché è solo aumentando la qualità dell’accoglienza che si possono abbassare le paure della gente comune».

Anche don Luigi Ciotti si unisce all’appello, purché i visti del papa non diventino un alibi per i governi nazionali. Non può essere solo la Chiesa a levare la propria voce: «La proposta è per molteplici ragioni condivisibile, oltre che realizzabile sotto il profilo giuridico», osserva il fondatore di “Libera”: «E papa Francesco è stato finora la figura che nel modo più chiaro, forte e libero da interessi che non siano quelli della dignità umana, si è espresso sull’inaccettabile destino di questi fratelli, uomini e donne come noi».

LA VIA PER IL MONDO
Padre Alex Zanotelli spiega come le nunziature apostoliche potrebbero rilasciare i visti. E in che modo poi i profughi, una volta arrivati nei territori della Santa Sede come la residenza di Castel Gandolfo che Francesco non sta utilizzando, possano essere inviati verso altri Paesi: un processo che deve coinvolgere le ambasciate accreditate davanti al papa, almeno quelle degli Stati ritenuti sicuri. Il missionario comboniano parla seduto al tavolo della sua casa essenziale, pochi metri quadrati su tre livelli, nel rione Sanità a Napoli. «È importante partire dai dati», dice: «E quando li vediamo a livello cumulativo, diventano spaventosi. Ritengo infatti fondato lo studio che aveva fatto Giampaolo Visetti su “la Repubblica”, secondo cui dal 2000 al 2008 nel Mediterraneo sarebbero morti quarantaduemila uomini e donne: vuole dire che oggi ci sono cinquantamila persone sepolte nel Cimiterium nostrum. Durante la Seconda guerra mondiale quanti canali umanitari abbiamo aperto per salvare i profughi? L’Europa deve cominciare a rendersi conto che questo è solo l’inizio. Pensiamo soltanto a quello che avverrà con il surriscaldamento globale. Dobbiamo avere oggi il coraggio di pensare ad altre strade. La prima cosa fondamentale è certamente salvare più persone a mare. Ma la domanda sarebbe un’altra: perché non si salvano direttamente partendo da dove sono?».

vedi anche:

don luigi ciotti

"Ma da sola la Chiesa non può farcela"

Siamo davanti a un problema epocale. Per questo 
la politica deve uscire dall’ambiguità di missioni come Triton. Parla il prete da sempre impegnato nel sociale


Cosa può fare allora la Santa Sede? «Il Vaticano è uno Stato», risponde padre Zanotelli: «E come Stato ha i suoi rappresentanti, i nunzi apostolici. Praticamente in tutte le nazioni c’è una rappresentanza diplomatica della Santa Sede. Cosa ci vuole per le persone che stanno fuggendo ad andare dal nunzio apostolico, nella nunziatura apostolica, e chiedere un visto? Un visto per che cosa? Un visto per entrare in Vaticano. Il Vaticano ha un doppio vantaggio: non ha firmato Dublino uno-due-tre, le convenzioni che prevedono che chi arriva sia obbligato a rimanere nella prima nazione europea in cui ha messo piede, una cosa assurda. Il secondo vantaggio è che ha invece firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati. Dal Vaticano i profughi potrebbero così andare verso altri Paesi, facendo richiesta alle ambasciate degli Stati presenti presso la Santa Sede. È importante sottolineare che dentro il Vaticano ci sono le rappresentanze di un po’ di tutti gli Stati del mondo. Quindi potrebbe essere facile farsi accogliere e avere un altro visto. Questa è la miglior guerra che possiamo fare contro gli scafisti: cioè togliere loro il pane e nel frattempo cercare una soluzione».

UN RIFUGIO A CASTEL GANDOLFO
Il Vaticano però è lo Stato più piccolo al mondo, mentre la Santa Sede è il soggetto che ne esercita la sovranità. Dove metteranno i profughi in arrivo? «Non c’è solo Castel Gandolfo. Basta pensare a tutti gli spazi che abbiamo come Chiesa, spazi enormi. Invece di trasformarli in hotel e in bed&breakfast per fare i soldi, cavoli!», dice il missionario comboniano: «C’è bisogno in questo momento di dare una mano a tantissima gente. E il papa continua a dirlo. Tutti questi conventi dove ci sono due o tre persone al massimo, monaci anziani: ma apriteli dando vita anche a voi stessi che ci siete dentro e dando significato alla vostra vita. Dobbiamo davvero cominciare a creare una nuova coscienza di Chiesa che anche papa Francesco sta trovando difficoltà a far passare. La Chiesa deve convertirsi: camminare con la gente, dare una mano, servire. Io penso al papa con la sua sensibilità straordinaria, soprattutto quando a Lampedusa ha fatto quella sua domanda terribile: “Avete mai pianto quando avete visto un barcone affondare?”».

Per piangere, nelle cerimonie di circostanza i capi di governo a volte piangono. Poi, però, non vanno mai all’origine della questione. Anche se là dove gli estremisti islamici hanno preso il controllo, è francamente difficile trovare soluzioni. «In Africa il problema sottostante, al di là del fondamentalismo religioso, è la miseria», ricorda padre Zanotelli: «Prendiamo il Nord della Nigeria da dove è partito Boko Haram. La Nigeria dopo il Sud Africa è la potenza più grande che ci sia nel continente. Una capacità economica straordinaria. Ma a chi va questa ricchezza? A pochi. È stato il nostro colonialismo che ha creato in buona parte i disastri che oggi vediamo.

Anche la Chiesa deve fare molto di più. Sto parlando delle Chiese locali con le loro conferenze episcopali. C’è bisogno davvero di una grossa conversione. Ma ricordiamoci che buona parte di questi Paesi che hanno necessità di aiuto sono musulmani. E purtroppo in chiave islamica, dobbiamo confessarlo noi cristiani, i musulmani ci vedono sempre più come se l’Occidente cristiano fosse in guerra contro l’Islam. Dobbiamo essere molto più chiari sulla pace».

Magari papa Francesco la chiamerà...«Magari, sarei ben felice. So che questa nostra proposta non è la soluzione definitiva.Ma potrebbe essere uno stimolo potente: per far sentire ai Paesi europei che devono cominciare ad aprire canali umanitari direttamente dai luoghi dove si trovano i profughi. Sono loro la carne di Cristo».

Anticipazione da l'Espresso in edicola venerdì 1 maggio

Il Vaticano apra un corridoio umanitario, concedendo i visti nei paesi d’origine. Eliminerà i viaggi in mare e i trafficanti. E darà una scossa all’ipocrisia europea. Parlano don Ciotti, Zanotelli, Rigoldi e Colmegna
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