ABDUL GHAFFAR KHAN(Badshah Khan): Maestro musulmano di non- violenza
ABDUL GHAFFAR
KHAN(Badshah Khan)*
Maestro musulmano di non- violenza
Adel Jabbar*
E «Pace!» sarà la parola che dal misericordioso Signore
udiranno! ( Corano, XXXVI, 58)
Itinerario per la giustizia , la convivenza e la pace
Nell'Islam - come in altre religioni o correnti di pensiero -
sono emerse delle figure che hanno svolto un ruolo fondante
nella diffusione della pratica della non violenza, ne è un esempio importante Abdul Ghaffar Khan,
chiamato Badshah Khan1, il quale, entrato in contatto con Gandhi e con altri pensatori musulmani indiani, ne assorbì
l'influenza e si impegnò per la difesa
dei diritti delle persone meno abbienti
investendo molte energie fin dall’inizio della sua ricerca nell'ambito dell' istruzione, considerata la via prioritaria per la conquista della libertà.
Inoltre si attivò concentrandosi anche per difendere i diritti delle donne, in questa direzione si sono pure impegnate le sue sorelle contribuendo a sviluppare una cultura mirata
al rispetto dell’identità delle
donne e all’applicazione della pratica della non violenza per la
gestione delle
relazioni non solo nei confronti del popolo indiano, ma anche
rispetto ai colonialisti inglesi.
Badshah Khan fondò il
primo esercito nonviolento della storia, Khudai Khidmatgar (servi di Dio), il cui giuramento recitava:
“Sono un Khudai Khidmatgar, e poiché Dio non ha bisogno di
essere servito, ma servire la sua creazione è servire lui, prometto di servire l'umanità nel nome di Dio.
Prometto di astenermi dalla violenza e dal cercare vendetta. Prometto di perdonare coloro che mi opprimono o mi
trattano con crudeltà. Prometto di astenermi dal prendere parte a litigi e risse e dal crearmi
nemici. Prometto di trattare tutti i patta come
fratelli e amici . Prometto di astenermi da usi e costumi
antisociali. Prometto di vivere una vita semplice, di praticare la virtù e di astenermi dal male. Prometto di avere
modi gentili ed una buona condotta, e di non
condurre una vita pigra. Prometto di dedicare almeno due
ore al giorno all’impegno sociale. “ 2
* Badshah Khan nacque nel 1889 a Utmanzai, un villaggio
vicino a Peshawar, oggi zona del nord-ovest del Pakistan al confine
dell’Afganistan attraversata da forti
turbolenze e instabilità politiche. 1 A questo riguardo si veda Eknath
Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano, Edizioni Sonda, 1990,To.
Nell'ambito della teorizzazione e della riflessione su Islam e non violenza si
veda anche Chaiwat Satha-Anand, Islam e
non violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1997. 2 Eknath Easwaran, Badshah
Khan. Il Gandhi musulmano. op. cit., p. 132.
E’ importante sottolineare che i sostenitori del movimento,
nato nel 1929, che hanno condiviso il
pensiero di Badshah Khan
erano nati e cresciuti in un ambiente storicamente caratterizzato dalla
cultura della vendetta e da un severo codice d’onore e
Badshah Khan era consapevole delle
enormi difficoltà e degli impedimenti che avrebbe incontrato
nella diffusione di una pratica
rivoluzionaria che
sovvertiva equilibri e abitudini secolari.
“ L’intuito di Badshah
Khan colse la vera realtà della violenza
pathan , una conseguenza non della sete di sangue, ma dell’ignoranza, della superstizione e del
peso schiacciante dell’abitudine . Sotto la violenza, l’ignoranza, Khan vide uomini e donne capaci di
straordinari sacrifici, resistenza e coraggio.”3 Una profonda
conoscenza della propria gente e un notevole attaccamento alle tradizioni del luogo permise a Badshah Khan di formare un’organizzazione che faceva della non violenza un suo carattere distintivo.
“ Un esercito di soldati disarmati, addestrati e
disciplinati, con quadri, uniformi, bandiere, un
esercito di pathan disarmati, si proprio loro, solo dei
pathan erano abbastanza temerari da provarci ad affrontare spavaldi il nemico
per una giusta causa senza indietreggiare né rispondere”4
La forza di Badshah Khan stava nel sapere conciliare le
tradizioni della sua gente, le problematiche
politico-sociali emergenti
legate alla presenza oppressiva
inglese con un pensiero innovativo
improntato sull’abbandono della violenza nella gestione delle relazioni umane
.“ Sapeva quale era il
suo compito: educare, illuminare, risollevare e ispirare. Una volta capito
questo egli intuiva che la violenza e la corruzione sarebbero
scomparse dal carattere dei pathan come
rami secchi di un albero.”5
Oggi credo che il pensiero
e le pratiche di Abdul Ghaffar
Khan rappresentino una necessità sia per
i musulmani che spesso si trovano a vivere in situazioni
attraversate da ingiustizie, abusi e
soprusi
e sia per il mondo intero “ (…..)a comprendere la vera grandezza dell’Islam, e soprattutto può
aiutare le nazioni a comprendere il loro potenziale di amore fattivo .”6
3 Eknath Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano. op.
cit., p. 118. 4 Marinella Correggia,Il Manifesto, 5 gennaio 2002. 5
Eknath Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano. op. cit., p. 119. 6 Eknath
Easwaran, Badshah Khan. Il
Gandhi musulmano. op. cit., p. 233.
“La sua vita è uno specchio perfetto dei profondi valori
dell’amore, della fede e del servizio
disinteressato incarnati nell’Islam fin dalle origini. Il suo non violento “esercito di Dio”
costituisce un punto di riferimento per tutti i musulmani che cercano
un’alternativa all’autodistruzione violenta.7”
La presentazione di
una grande figura internazionale della non violenza, ai giorni nostri, assume
un significato particolare e forte. Oggi nella vasta realtà plurale dell'Islam
alcune correnti di pensiero , seppur minoritarie, appaiono tese a recuperare questa concezione originaria di giustizia e di pace, nello sforzo di
ritrovare e rielaborare le tesi di una nonviolenza fondata sul senso di
condivisione delle responsabilità sociali
come strumento necessario di impegno politico e civile. A conclusione di
questa breve trattazione cito ancora un
pensiero di Abdul Ghaffar Khan che
rimanda all’insegnamento del Profeta:
“ Vi sto fornendo un’arma cui la polizia e l’esercito non
potranno resistere. E’ l’arma del Profeta, ma voi non lo sapete. La pazienza e
la giustizia sono quest’arma. Nessun potere sulla terra può resisterle.8
*Adel Jabbar,
sociologo dei processi migratori e relazioni transculturali
(studiores@tin.it). Ha insegnato sociologia delle culture e delle migrazioni
all’Università Ca' Foscari di Venezia e Comunicazione interculturale all’università
di Torino. Libero docente incaricato nell’ambito della sociologia della
migrazione in diverse università italiane. Collaboratore della rivista
Fenomenologia e Società(To), Cem Mondialità(BS) e Confronti (Roma) . Svolge
attività di ricerca, consulenza e formazione per diversi organismi e enti
locali.
7 Eknath
Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano. op. cit., p. 232. 8 D.G.
Tendulkar, “Abdul Ghaffar Khan: Faith is
a Battle”, Gandhi Foundation, Bombay
1967, p. 129.
Badshash Khan con Ghandi a Bihar.
Fonte: Wikimedia
Fonte: Wikimedia
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