Riconoscimento Palestina, Moni Ovadia: “Politici vigliacchi, rimpiango Andreotti”



Moni Ovadia, scrittore e drammaturgo ebreo, da sempre attento alle istanze del popolo palestinese. Oggi l'aula della Camera ha votato sul riconoscimento de
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Moni Ovadia, scrittore e drammaturgo ebreo, da sempre attento alle istanze del popolo palestinese. Oggi l’aula della Camera ha votato sul riconoscimento dello Stato di Palestina. La maggioranza ha presentato due mozioni: quella del Pd prevedeva esplicitamente il riconoscimento, quella di Ncd no. Sono state votate entrambe.
“È una vergogna. C’è da vergognarsi, veramente da vergognarsi di essere cittadini di un paese da burletta come questo. Siamo in una situazione normalmente italiana: domani i palestinesi diranno che sono stati riconosciuti, gli israeliani diranno di no e l’Italia farà la solita figuraccia. Non mi stupirei che fosse uno di quegli accordicchi alla nostra maniera, per non scontentare nessuno, in questo paese che diventa sempre più una caricatura, con dei poveri presidenti della repubblica che ridicolmente dicono che l’Italia è un grande paese, mentre è un minuscolo, ridicolo, grottesco e anche feroce paese. Ci sono questi grandi italiani che continuano a viverci, da togliersi il cappello, di fronte a chi continua ad alzarsi la mattina, a lavorare, a produrre onestamente, con delle strutture statuali di un paese minuscolo e ridicolo”.

La minoranza dem non ha votato il testo.
“Magnifico! Non sono neanche d’accordo con loro stessi! Peccato che Fassina e Civati si limitino ad essere sconcertati, invece di uscire da un partito nel quale non si capisce cosa ci stiano a fare. Trovo che se Renzi avesse l’onestà di dire: sono un uomo di centro, un vecchio democristiano di destra travestito da giovane, forse gli altri potrebbero trovare il coraggio di dire: cosa ci facciamo in questo partito? Facciamone un altro a parte! Che almeno facciano i socialdemocratici. I grandi socialdemocratici di un tempo si girano nelle tombe come ventilatori, a vedere cosa sono diventati i socialdemocratici di oggi. A me pare che Angela Merkel sia all’estrema sinistra di Matteo Renzi. Sì, è dura, fa la politica per la Germania, però almeno al Bundestag ha detto: ‘Si può tagliare su tutto, fuorché istruzione, ricerca, cultura‘. Ha mai sentito dire qualcosa del genere da un socialdemocratico italiano?”.
Che evoluzione vede per il riconoscimento dello stato di Palestina?
“L’Italia conta meno del due di picche. Questa cosa ormai è partita e andrà avanti, i palestinesi dovranno ancora soffrire, sono 50 anni che aspettano, ma ormai il processo è avviato e prima o poi anche l’Europa dovrà prendere una posizione unitaria. A quel punto anche l’Italia dovrà sciogliere le sue ambiguità, cosa che farà, ma nel frattempo i piccoli opportunisti di casa nostra avranno raschiato qualche voto. Questo siamo noi: noi siamo quelli col braccino corto, che sperano sempre in un piccolo vantaggio di piccolo cabotaggio. Il voto di oggi sta a dimostrare chi siamo. Abbiamo questa malattia: mai gettare il cuore oltre l’ostacolo, mai osare, mai avere la capacità di sognare, assumersi un rischio. Mai, sempre attaccati al nostro ombelico, alle proprie miserabili certezzucole. Ci sono uomini coraggiosi in Italia, in ogni settore, ma le strutture portanti del Paese vivono intorno a questa piccineria che è diventata ormai sordida”.
Non vede spiragli di luce?
“Questa è l’Italia, l’unico paese in cui si pervertono le parole al punto che si scrive moderazione e si legge ferocia atroce: il voto di oggi rientra in questo gioco miserabile, da ipocriti, da vigliacchi, da squallidi mediocri, l’incapacità di prendere una posizione chiara pur di non rischiare, rientra perfettamente nei cliché degli ‘italiani brava gente‘. Brava gente dove? Hanno collaborato con i nazisti, li hanno aiutati nel lavoro sporco, il fascismo italiano si è macchiato di due stermini di massa, il genocidio in Cirenaica e quello in Etiopia con i gas, per non dire di quello che hanno fatto nelle terre della ex Jugoslavia, con i nazisti. Però noi siamo gli italiani brava gente. Siamo la brava gente che poi va a massacrare in galera i Cucchi, gli Aldrovandi, gli Uva, i Mastrogiovanni, che non ha ancora rubricato la tortura come crimine, sempre per quel giochino che noi siamo tanto bravi e moderati”.
Qual è la sua valutazione della politica estera italiana? Oggi in aula si è parlato anche di Libia e Ucraina.
“L’Italia da molto tempo non ha una politica estera. Io sono un uomo di sinistra, da sempre, sono sempre stato un outsider anarco-comunista sovversivo, ma le posso dire – e può immaginare quanto mi costi –: con Andreotti avevamo una politica estera! Quella che era, ma almeno l’avevamo. L’ultimo segno di politica estera è stato con D’Alema – e io sono tutto fuorché un dalemiano –, ma almeno lui aveva un minimo di dignità e anche di sapere. E infatti invece di fare lui mister Pesc hanno scelto la solita signora nessuno (Federica Mogherini, ndr). Noi non abbiamo una politica estera, noi facciamo quello che ci dice il capo coloniale, gli Stati Uniti, facciamo quello che ci dice ‘la più grande democrazia del pianeta’, una democrazia così grande che porta la responsabilità principale del fatto che i palestinesi non hanno uno stato oggi. Siamo dei poveri minuscoli miserabili gregari“.
Una provocazione: in molti in questo Paese Andreotti lo rimpiangono in privato, le lo fa pubblicamente.
“Andreotti era quello che era, ma aveva almeno una statura. Qui siamo a un livello antropologico da far ridere. Guardi cosa abbiamo fatto: la Francia è andata a combinare il disastro libico e noi, dopo aver avuto un presidente del consiglio che baciava le mani al tiranno (Muammar Gheddafi, ndr) e gli procurava le escort, ci siamo accodati agli interessi del signor Sarkozy (nel 2011, epoca della guerra in Libia, presidente della Repubblica francese, ndr), per devastare la Libia e provocare l’inferno. E adesso piagnucolare: ‘Oddio, ci arrivano in casa gli jihadisti!’ Veramente è sconfortante, soprattutto pensare che non avendo politica estera abbiamo anche pressoché abdicato a quella interna, al di là delle chiacchiere di cui il presidente del consiglio è grande specialista. Cosa vuole che diciamo di questo povero paese? Quello che diceva Dante: “Ahi, serva Italia!’. L’aveva già capito lui”.

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