Consiglio di sicurezza dell'ONU: fallisce per un voto il riconoscimento dello Stato palestinese
Jordan
submitted a resolution calling for Palestinian statehood to the United
Nations Security Council Monday night, over furious objections from
Israel and an American...
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Lo sforzo palestinese al Consiglio dell'ONU per il ritiro israeliano dalla Cisgiordania non è riuscito a vincere i necessari nove voti per l'approvazione di questo pomeriggio sono mancati . Portavoci palestinesi avevano sperato di vincere con nove o anche 10 voti,ma due nazioni dalle quali si aspettavano il sostegno : Nigeria e Corea del Sud, hanno scelto l'astensione. Alla fine otto nazioni hanno votato a favore della risoluzione, due hanno votato no e cinque si sono astenuti.
Il risultato ha finito per confermare quello che alcuni portavoce palestinesi e israeliani avevano detto settimane fa: che la risoluzione sarebbe fallita .
La Giordania avrebbe voluto votare non ora ,ma tra una settimana , quando cinque nuovi membri sarebbero entrati nel Consiglio di sicurezza come la Malesia,ma i palestinesi hanno insistito che la votazione si tenesse prima delle vacanze di Capodanno.
Jordan ha presentato la risoluzione Lunedì notte nonostante le obiezioni furiose di Israele e un accenno americano di veto.
La risoluzione chiedeva un accordo israelo-palestinese entro un anno e il ritiro completo di Israele dalla Cisgiordania entro la fine del 2017.
Dei 15 membri del consiglio cinque sono membri permanenti - Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina -e 10 membri non permanenti.
SI sono astenuti : Regno Unito, Lituania, Nigeria, Corea del Sud, Ruanda.
NO : Usa e Australia
SI : Cina , Francia , Russia, Argentina, Chad, Cile , Giordania , Luxembourg.
Nel dibattito seguito alla votazione, l'ambasciatore statunitense Samantha Power ha detto che l'America sostiene il principio di due stati per due popoli incarnati nella risoluzione, ma che il progetto presentato dalla Giordania teneva in considerazione le esigenze solamente dei Palstinesi ignorando le esigenze di sicurezza di Israele e "ponendo le basi per ulteriori divisioni e non compromessi.
In un avvertimento a Israele gli Stati Uniti hanno specificato che continueranno ad opporsi ad azioni che minano la pace, "se tali azioni si presentano sotto forma di attività di insediamento o di risoluzioni sbilanciate all'interno di questo Consiglio."
A Gerusalemme Benjamin Netanyahu si era scagliato contro lo sforzo palestinese durante un incontro con il governatore repubblicano Mike Pence, dicendo ai giornalisti che faceva parte di un "attacco dell' Iran e dei radicali islamici" contro "Israele e la civiltà occidentale".
Diplomatici israeliani e occidentali avevano espresso dubbi sull' insistenza dei palestinesi a presentare la risoluzione nel corso del 2014, quando c'era una buona probabilità di fallire, piuttosto che aspettare una settimana in modo che la Malesia entrasse nel Consiglio di Sicurezza . In tal modo si sarebbero ottenuti nove voti, sufficienti per l'approvazione .
Washington era ansioso di evitare il veto che avrebbe crato dissapori gli tra alleati arabi la cui collaborazione è necessaria nella lotta contro ISIS.
Probabilmente i i palestinesi volevano presentare una posizione pubblica dura di fronte alla crescente pressione Hamas, ma volevano il fallimento della risoluzione , al fine di evitare tensioni con Washington lasciando la porta aperta a nuovi negoziati nel caso in cui un governo più moderato venisse eletto a Marzo . Gli eventi di oggi non fanno nulla per negare questa ipotesi.
Ai primi di dicembre i palestinesi erano latori di una bozza iniziale con le scadenze di un anno per la creazione di uno Stato e di tre anni per "ritiro completo" delle "forze di sicurezza israeliane" nei confini concordati.
A quel punto la Francia entrò in scena , proponendo una versione più moderata che si sperava potesse ottenere il sostegno unanime del Consiglio: i palestinesi erano disposti a dare alla proposta francese una chance.
Il 15 dicembre, il capo negoziatore di pace palestinese Saeb Erekat ha dichiarato in lingua araba a una radio israeliana che la loro soluzione non avrebbe avuto i nove voti necessari . Ha detto che speravano di avere il sostegno della Francia e del Lussemburgo e di convincere Washington a non porre il veto.
La scorsa settimana, tuttavia, è apparso chiaro che i palestinesi stavano andando avanti con la propria risoluzione e che invece di ammorbidire i termini ,li avevano effettivamente induriti.
Domenica sera, 28 dicembre, il leader palestinese Mahmoud Abbas ha telefonato al Segretario di Stato John Kerry specificando che la risoluzione sarebbe stata presentata al consiglio entro questa settimana e includeva alcuni nuovi termini.
Alcuni dei cambiamenti nella nuova risoluzione palestinese sono ,come riportato dal sito di notizie israeliano Ynet, : ritiro delle "forze di occupazione" israeliane , rilascio dei prigionieri palestinesi e il congelamento completo della costruzione degli insediamenti israeliani, compresa Gerusalemme Est.
"
Hamas Lunedi ha dichiarato la risoluzione un "disastro" per i palestinesi perché accetta il principio che stato ppalstinese e israeliano possano vivere fianco a fianco,con capitale Gerusalemme, e quindi abbandonare la lotta per uno stato palestinese in tutta la Palestina storica .
Ecco il testo completo della risoluzione, come pubblicato dal Times of Israel :
Ribadendo le sue precedenti risoluzioni, in particolare le risoluzioni 242 (1967); 338 (1973), 1397 (2002), 1515 (2003), 1544 (2004), 1850 (2008), 1860 (2009) e il principi di Madrid,
Ribadendo la sua visione di una regione in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace entro confini sicuri e riconosciuti,
Riaffermando il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e all'indipendenza nel loro Stato di Palestina, con Gerusalemme Est come sua capitale,
Ricordando la risoluzione dell'Assemblea Generale 181 (II) del 29 novembre 1947,
Riaffermando il principio della inammissibilità dell'acquisizione di territori con la forza e viste le sue risoluzioni 446 (1979), 452 (1979) e 465 (1980) e confermando che le politiche e le pratiche di Israele nella creazione di colonie nei territori occupato del 1967, compresa Gerusalemme Est, non hanno validità legale e costituiscono un grave ostacolo al raggiungimento di una soluzione globale, giusta e duratura pace in Medio Oriente,
Ricordando anche le risoluzioni riguardanti lo status di Gerusalemme, compresa la risoluzione 478 (1980) del 20 agosto 1980, tenendo presente che l'annessione di Gerusalemme Est non è riconosciuta dalla comunità internazionale,
Affermando l'imperativo di risolvere il problema dei profughi palestinesi sulla base del diritto internazionale e delle risoluzioni pertinenti, tra cui la risoluzione 194 (III), come previsto dall' 'iniziativa di pace araba,
Ricordando il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 9 luglio 2004 sulle conseguenze giuridiche della costruzione di un muro nel territorio palestinese occupato,
Sottolineando che la Striscia di Gaza costituisce parte integrante del territorio palestinese occupato nel 1967 e chiedendo una soluzione sostenibile per la situazione nella Striscia di Gaza, tra cui l'apertura costante e regolare dei suoi valichi di frontiera per il normale flusso di persone e di merci, in conformemente al diritto umanitario internazionale,
Accogliendo con favore gli importanti progressi negli sforzi di costruzione dello Stato palestinese riconosciuti dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale nel 2012, e ribadendo il suo invito a tutti gli Stati e alle organizzazioni internazionali a contribuire al programma di costruzione delle istituzioni palestinesi in preparazione per l'indipendenza,
Riaffermando che una soluzione equa, duratura e pacifica del conflitto israelo-palestinese può essere raggiunto solo con mezzi pacifici, sulla base di un impegno duraturo per il riconoscimento reciproco senza violenza,'istigazione e terrore, e la soluzione dei due Stati, sulla base precedente accordi e obblighi , si sottolinea che l'unica soluzione possibile al conflitto israelo-palestinese è un accordo che pone fine all'occupazione iniziata nel 1967, la soluzione di tutte le questioni relative allo status permanente come precedentemente definito dalle parti soddisfacendo le legittime aspirazioni di entrambe le parti,
Condannando ogni violenza e ostilità dirette contro i civili e tutti gli atti di terrorismo, e ricordando la risoluzione 1373 (2001),
Ricordando l'obbligo di garantire la sicurezza e il benessere dei civili e assicurare la loro protezione in situazioni di conflitto armato,
Riaffermando il diritto di tutti gli Stati della regione a vivere in pace entro confini sicuri e internazionalmente riconosciuti, prendendo atto con apprezzamento degli sforzi degli Stati Uniti nel 2013/14 per facilitare trattative anticipate tra le parti volte a raggiungere un accordo di pace definitivo,
Consapevole delle proprie responsabilità per proteggere una soluzione a lungo termine al conflitto,
- confini basati sul 4 giugno 1967 concordati reciprocamente e limitati scambi di territori equivalenti;
- Afferma la necessità urgente di raggiungere, entro e non oltre 12 mesi dopo l'adozione della presente risoluzione, una soluzione pacifica giusta, duratura e globale che ponga fine all'occupazione israeliana dal 1967 e veda la visione di due Stati indipendenti, democratici e prosperi, Israele e Palestina, in modo che possano vivere fianco a fianco in pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti reciprocamente
- Decide che la soluzione negoziata sarà basata sui seguenti parametri:
- misure di sicurezza, anche attraverso una presenza di terze parti, che garantiscono la sovranità di uno Stato della Palestina, anche attraverso un ritiro completo e graduale delle forze di occupazione israeliane su una transizione concordata entro il 2017per garantire la sicurezza di Israele e della Palestina attraverso la sicurezza delle frontiere impedendo , così, la recrudescenza del terrorismo e affrontando efficacemente le minacce emergenti nella regione ;
- Una soluzione giusta e concordata al problema dei profughi palestinese sulla base dell'Iniziativa di pace araba, del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, compresa la risoluzione 194 (III);
- Risoluzione dello status di Gerusalemme come capitale dei due Stati che soddisfi le legittime aspirazioni di entrambe le parti e protegga la libertà di culto;
- La giusta soluzione di tutte le altre questioni in sospeso
10bis. Ribadisce la sua richiesta in tal senso per la completa cessazione di tutte le attività di insediamento di Israele nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est;
- Riconosce che l'accordo finale deve porre fine all'occupazione e a tutte le richieste e portare a un immediato riconoscimento reciproco;
- Afferma che la definizione di un piano per l'attuazione delle misure di sicurezza deve essere posto al centro dei negoziati nel quadro stabilito dalla presente risoluzione
- chied che la Palestina diventi Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite entro il periodo di tempo definito nella presente risoluzione;
- Esorta entrambe le parti a impegnarsi seriamente nel lavoro di costruzione di fiducia e di agire insieme nella ricerca della pace, astenendosi da qualsiasi atto di atti incitamento e di provocazione o dichiarazioni, nvita tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali a sostenere le parti con fiducia e a contribuire a creeare un clima favorevole per i negoziati;
- Invita tutte le parti a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale, compresa la Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra del 12 agosto 1949;
- Incoraggia gli sforzi simultanei per raggiungere una pace globale nella regione per sfruttare appieno il potenziale delle relazioni di vicinato in Medio Oriente e ribadisce a questo proposito l'importanza della piena attuazione dell'iniziativa di pace araba;
- Chiede un quadro negoziale rinnovato che garantisca il coinvolgimento, accanto ai partiti, delle principali parti interessate per aiutare le parti a raggiungere un accordo entro il termine stabilito, fornendo sostegno politico e supporto tangibile per gli accordi post-conflitto e di costruzione della pace, e accoglie con favore la proposta di una conferenza internazionale per rilanciare i negoziati;
- Invita entrambe le parti ad astenersi da qualsiasi azione unilaterale e illegale, così come tutte le provocazioni e l'incitamento, che potrebbero degenerare in tensioni e minare la vitalità e la raggiungibilità di una soluzione a due Stati, sulla base dei parametri definiti nella presente risoluzione;
- Chiede sforzi immediati per risanare la situazione insostenibile nella striscia di Gaza, anche attraverso la fornitura di assistenza umanitaria ampliata per la popolazione civile e per i profughi palestinesi nel Vicino Oriente attraverso le agenzie delle Nazioni Uniti e consolidare il cessate il fuoco tra le parti;
- Chiede al Segretario Generale di riferire sull'attuazione della presente risoluzione ogni tre mesi;
- Decide di continuare ad occuparsi della questione.
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