Avraham Burg : I dissidenti sono i cittadini eroi di Israele

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Non dobbiamo mai, ma mai, cedere. Ci si può non arrendere anche quando le forze del male sembra che prendano slancio e potere, e quando le forze del bene si ritirano piene di vergogna. Non è sempre necessaria una forza enorme, erculea per sconfiggere la macchina ben lubrificata, potente. A volte tutto quello che serve è il coraggio di pochi individui – come i veterani dell’Unità 8200.
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La discussione sulla loro lettera dovrebbe andare molto oltre l’atto stesso. Tocca due posti molto sensibili di Israele: il posto dell’esercito e quello della coscienza, nelle nostre vite. Da adesso la conclusione è che l’esercito occupa un posto nella nostra vita che è troppo grande, quasi totale, mentre quasi nessuno spazio viene lasciato qui alla coscienza. Questo è il motivo per cui la disobbedienza dei militari dell’intelligence e della sorveglianza contribuisce in qualche cosa a un diverso equilibrio nell’equazione delle vite degli israeliani: meno militarismo e più coscienza.
Sono favorevole alla disobbedienza, a destra e a sinistra, per ragioni di moralità e di coscienza. Il motivo è che una società che non ha alcuna capacità di contenere la coscienza dell’individuo è destinata a diventare una società del tutto senza coscienza. Lasciate che i governi di Israele sappiano che c’è un confine oltre il quale la finzione conosciuta come consenso non può essere allungato. Per questa ragione, anche se la coalizione e l’opposizione si uniscono in un’ampia condanna del loro coraggioso atto civile, desidero aggiungere il mio sostegno a loro e alla loro lettera.
Ogni nazione è giustificata se mantiene un esercito per la difesa e le unità di intelligence sono una parte inseparabile di questa legge militare. Alle stesse persone che hanno firmato la lettera si deve dare credito per aver sventato molti complotti, e molte vite sono state salvate grazie ai loro colleghi soldati. Ma come ci si aspetta e come è ben noto, non tutto nel regno delle tenebre è legittimo. Sembra che la situazione in cui si richiede loro di operare, sia diventata del tutto intollerabile, costringendoli a ribellarsi e ad agire.
Un soldato che presta servizio nel settore dell’intelligence, come qualsiasi altro cittadino che è ansioso per il futuro della sua comunità, e del luogo dove vive, ha necessità di prendere parte ad operazioni difensive. Ma nessun governo può fare un uso cinico e ampio di questa volontà dei cittadini di sacrificare la loro vita soltanto per evitare dolorose decisioni da parte della nazione – o, ancora peggio, di nascondersi dietro l’esercito e i suoi soldati per ommettere azioni politiche che si contrappongono totalmente al bene di quei cittadini.
Le linee sono chiare: sì alla difesa della vita e alla protezione di ciò che è vitale ed esistenziale! Assolutamente no a qualsiasi cosa al di là di quello!
Qui a Israele, ci piace aggrapparci all’idea che “l’esercito israeliano è l’esercito più morale della terra.” Non ho idea di chi fosse il gruppo di controllo o del modo in cui si paragona la moralità degli eserciti. Secondo me è un’affermazione vuota, perché l’esercito è soltanto uno strumento. Non è un trattato di etica, una politica o un’ideologia. L’esercito non è altro che un’arma nelle mani della dirigenza politica.
I problemi dell’esercito israeliano non sono le imbarazzanti deviazioni che a volte notiamo, e neanche la transizione che tutti noi abbiamo sperimentato: da un esercito di difesa a uno di occupazione. L’esercito non può essere il più morale del mondo quando la politica che lo guida è assolutamente immorale. Il problema non sono i soldati o gli ufficiali che li comandano. Il problema è la dirigenza politica che dà loro gli ordini.
C’è qualcuno qui che è desideroso di alzarsi in piedi e affermare che la politica di Israele è la più morale del mondo? E’ improbabile. Fino a quando esistono alternative all’occupazione e all’oppressione, che sono disponibili e vengono rifiutate, non c’è affatto alcuna giustificazione a partecipare a un atto che è un crimine contro la pace, all’oppressione di un popolo, per nulla. L’atto di disobbedienza è quindi un atto civile legittimo che cerca, quando la persona se ne assume personalmente la responsabilità, di tramettere un messaggio che è netto e chiaro: c’è un limite all’inganno, e deve esserci anche un limite per i governi malvagi che sono stati sostituiti dalle forze di occupazione e di insediamento.
Il dibattito sulla disobbedienza e i suoi confini, e sul democrazia e i suoi confini, tra di noi è limitato esclusivamente alla sfera militare. Questo è un errore. E’ sbagliato mettere l’intero peso della responsabilità morale di Israele sulle spalle di giovani uomini e donne che hanno appena cominciato la loro vita di cittadini. La disobbedienza dovrebbe essere molto più ampia: fate che disobbediscano i giudici dei tribunali militari. Fate che disobbediscano gli impiegati giovani e anziani. Fate che disobbediscano gli insegnanti, gli operatori sanitari, i postini, e i lavoratori nei porti. Ogni persona disobbedisce un poco, dovunque sia. Possono rimandare una decisione, impedire che si agisca, far conoscere al pubblico l’ingiustizia che a lui o a lei è stato chiesto di commettere.
Più sono gli israeliani, individualmente o in gruppi, che rifiutano di continuare nell’indifferenza, l’apatia e l’euforia per l’ingiustizia dell’occupazione, meglio sarà per noi perché quello che disobbedisce è il tipo di cittadino migliore e più morale in qualsiasi società.
Anna Quangel, la madre in lutto nel romanzo di Hans Fallada, “Every Man Dies Alone” [Ogni uomo muore da solo - http://sellerio.it/it/catalogo/Ognuno-Muore-Solo/Fallada/948], si chiede se una cartolina di protesta sarà sufficiente. Suo marito Otto spera che le loro cartoline daranno alle altre persone l’idea di scriverne di simili, cosicché alla fine ci saranno dozzine e centinaia di persone sedute a scrivere, inondando di cartoline Berlino e mettendo così fine alla guerra. Ma in un altro posto nello stesso romanzo doloroso, coraggioso e universale, si fa la domanda: “E credete davvero che porterà dei risultati? Il vostro mucchietto e questa sanguinosa grande macchina…”
“Prima di tutto, non siamo un mucchietto, come dite voi. Ogni tedesco come si deve, e ce ne sono ancora due o tre milioni così, faranno causa comune con noi. Hanno solo bisogno di superare la loro paura. Al momento la loro paura del futuro che i nazisti stanno creando è ancora minore della loro paura del presente. Ma questo cambierà fra pochissimo tempo. …”
Nella foto: l’autore dell’articolo
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-dissenters-are-israel-s-citizen-heroes
Originale : Haaretz
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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