Amira Hass: Israele intensifica la demolizione delle case beduine
sintesi personale
di Amira Hass* Haaretz
Roma, 26 settembre 2014, Nena News – L’Amministrazione Civile della Cisgiordania (l’istituzione israeliana che sovrintende all’occupazione, n.d.t.) da
aprile ha impresso un’accelerazione alle demolizioni dei fabbricati dei
Beduini nella zona E-1 di Gerusalemme Est. L’area è stata prescelta per
espandere la colonia di Ma’aleh Adumim. Il numero di tali demolizioni
nei primi otto mesi del 2014 è stato più alto in confronto a qualunque
altro periodo degli ultimi cinque anni, come pure di
conseguenza il numero di persone che hanno perso la loro casa, secondo
quanto riportato dall’indagine dell’Associazione dell’ Agenzia per lo
Sviluppo sulla base dei dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il
Coordinamento delle Questioni Umanitarie.
Sebbene
le demolizioni siano state eseguite solamente in quattro degli otto
mesi complessivi (marzo, aprile, maggio e agosto), in quei mesi sono
stati rasi al suolo nell’area E-1 più fabbricati (35) in confronto a
tutto il 2013 (21). Conseguentemente il numero delle persone senza casa è
salito da 57 [nel 2013] a 156 [negli 8 mesi del 2014].
L’aumento spropositato del numero di persone che sono state private
della propria casa a causa delle demolizioni nei primi 8 mesi del 2014
confrontato con il numero di edifici rasi al suolo segnala che la
maggior parte delle strutture distrutte quest’anno erano residenziali e
non per il bestiame o per altri usi.
In
tutta la zona C- la parte della Cisgiordania sotto il pieno controllo
di Israele, in base agli accordi di Oslo – l’Amministrazione Civile ha
fatto demolire 346 fabbricati in questi otto mesi [del 2014], lasciando
668 Palestinesi senza casa. In tutto il 2013, 565 demolizioni hanno
prodotto 805 Palestinesi senza casa. Le uniche demolizioni avvenute finora questo mese sono successe l’8 settembre,
quando l’Amministrazione Civile ha decretato l’abbattimento di tre case
e di un recinto per le pecore a Khan al – Ahmar, un accampamento
beduino vicino a Ma’aleh Adumim.
Vi
abitava una famiglia composta da 14 persone, compresi otto bambini. Per
la quarta volta in tre anni le case della famiglia sono state demolite,
dato che si trovavano all’interno di un’area utilizzata dall’esercito
israeliano per le esercitazioni di tiro. La famiglia, come la maggior
parte dei Beduini [che si trovano] nella stessa situazione, è disposta a
rischiare ripetute demolizioni piuttosto che lasciare l’area dove vive,
in quanto vivono dell’allevamento delle pecore e delle capre e di
lavori saltuari nelle comunità vicine.
L’agenzia
palestinese di informazione Ma’an ha anche riferito che giovedì scorso
[il 18 di settembre, n.d.t.] gli ispettori dell’Amministrazione Civile,
accompagnati da decine di soldati, da un bulldozer e un elicottero,
hanno fotografato tutti i fabbricati di diverse comunità beduine vicino a
Azariyeh e Abu Dis e hanno distrutto qualche recinzione. I
rappresentanti dei Beduini pensano che le demolizioni siano recentemente
aumentate perché il piano dell’Amministrazione Civile per sistemarli in
un nuovo e definitivo villaggio a nord di Gerico sta andando avanti e
che l’Agenzia spera di esercitare una pressione per indurli ad accettare
il trasferimento. Il progetto prevede di spostare migliaia di Beduini
da 23 comunità di Gerusalemme Est e ricollocarli nel nuovo paese, Talet
Nueima, insieme agli appartenenti ad altre tribù beduine. Il loro
trasferimento permetterebbe l’espansione di diversi insediamenti ebraici.
L’Amministrazione
Civile rifiuta di concedere ai Beduini permessi di costruire nelle
comunità dove attualmente vivono o di collegare queste comunità alle
infrastrutture necessarie, anche se hanno vissuto in questa zona fin
dagli anni cinquanta. Nel
frattempo la loro mobilità si è ridotta sensibilmente a causa della
costruzione di colonie e di strade e del fatto che alcune zone sono
state dichiarate poligoni militari o riserve naturali.
Nel
corso degli ultimi 20 anni, i Beduini hanno ripetutamente presentato
ricorso all’Alta Corte di Giustizia contro le demolizioni. Dato che la Corte non ha mai emesso sentenze relative all’illegalità
in linea di principio delle demolizioni come sostenuto nei loro
reclami, le ha più volte proibite per il fatto che i Beduini non avevano
altro posto dove vivere. La costruzione di Talet Nueima, anche se i
Beduini hanno già dichiarato di esserne contrari, permetterà alle
autorità di affermare che hanno un qualche altro posto dove vivere.
L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che assiste i rifugiati palestinesi, domenica scorsa ha
chiesto urgentemente ai paesi donatori che finanziano l’Autorità
Palestinese di opporsi più fermamente al piano di trasferimento.
La maggior parte dei Beduini sono stati espulsi dal Neghev nel 1948 e
di conseguenza sono registrati come rifugiati. Il commissario generale
dell’UNRWA Pierre Krahenbuhl ha detto che il piano potrebbe considerarsi
un caso di trasferimento forzoso, quindi in violazione del diritto
internazionale e permetterebbe anche ulteriori costruzioni di colonie, minando perciò la possibilità della soluzione a due Stati. Nena News
*Traduzione di Carlo Tagliacozzo
UNRWA chiede alla comunità internazionale di prendere posizione sui trasferimenti di massa forzati delle comunità beduine palestinesi.“Se il piano venisse implementato sarebbe non solo in contravvenzione alla Quarta Convenzione di Ginevra sui trasferimenti forzati, ma darebbe ulteriore spazio all’espansione illegale degli insediamenti, compromettendo ulteriormente la fattibilità della soluzione dei due stati. Mi rivolgo con urgenza alle autorità israeliane per non procedere con il trasferimento di queste comunità, e chiedo a donatori e stati di prendere una posizione netta contro questa decisione” dice Pierre Krähenbühl, Commissario Generale dell’Agenzia.
“L’impatto umanitario del trasferimento sarebbe enorme,” aggiunge Krähenbühl. “Il piano Nweima, pubblicato il 25 agosto e il 9 settembre, indica in 12.000 gli individui da trasferire, mentre preoccupa il fatto che i numeri aumenteranno una volta approvato il piano, così come gli ordini di demolizione che distruggeranno case e fonti di sostentamento di queste comunità.”
La comunità beduina si è più volte opposta alla ricollocazione: come rifugiati palestinesi il loro desiderio è quello di avere il permesso di tornare alle terre da cui provengono nel Negev, e, in attesa di una soluzione definitiva, di rimanere dove attualmente risiedono.
Molti beduini vivono sotto la costante minaccia del trasferimento e della demolizione delle proprietà, che con l’approvazione del Piano Nweima si fa sempre più reale.
Nel 1997 diverse comunità beduine erano state trasferite attorno alla più grande discarica della Cisgiordania, al Jabal, decretando il collasso dell’economia pastorale e danni irreversibili al tessuto sociale e allo stile di vita rurale.
Molti dei beduini che dovranno trasferirsi secondo il piano Nweima vivono nelle attuali zone da decenni, avendo lasciato la terra originaria a seguito del conflitto arabo israeliano del 1948 senza poter farvi ritorno. Con l’occupazione israeliana della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, queste comunità sono state testimoni della crescita degli insediamenti israeliani intorno a loro. La comunità internazionale, incluso il Consiglio di Sicurezza e la Corte di Giustizia Internazionale, ha condannato la creazione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati come una violazione delle leggi internazionali.
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