Jimmy Carter e Mary Robinson:La fine di questa guerra di Gaza comincia con la legittimazione di Hamas come attore politico




Jimmy Carter e Mary Robinson
da: Foreign Policy, 4 agosto 2014
Israeliani e Palestinesi stanno ancora seppellendo i loro cari che la guerra di Gaza, la terza in 6 anni, continua. Dall'8 luglio, quando iniziò la guerra, più di 1600 vite Palestinesi (oggi oltre 2100 ndr) e 65 Israeliane sono state sacrificate. Nel mondo molti sono angosciati nella certezza impotente che di ora in ora altri morti si aggiungeranno. Questa tragedia deriva dalla deliberata opposizione contro una mossa promettente verso la pace nella regione, quando in Aprile fu annunciata una riconciliazione tra le fazioni Palestinesi. Questa fu un passo di grande rilievo da parte di Hamas, il fatto di aprire Gaza ad una gestione congiunta con un governo che non comprendeva membri di Hamas. Il nuovo governo aveva inoltre promesso di accettare i tre principi base richiesti dal Quartetto per i Medio Oriente composto da ONU, USA, UE e Russia: non violenza, riconoscimento di Israele, accettazione degli accordi precedenti. Tragicamente, Israele ha rigettato questa occasione per la pace
Due fattori sono indispensabili per rendere possibile l'unità dei Palestinesi. In primo luogo occorre un alleggerimento, almeno parziale, del blocco che da 7 anni blocca ed isola un milione e 800mila abitanti di Gaza. Occorre anche fare in modo che Hamas sia messa in grado di pagare insegnanti , polizia e impiegati pubblici e della sanità. Questi requisiti minimi per una qualità di vita umana continuano a venire negati. Invece, Israele ha bloccato l'offerta del Quatar di fornire i fondi per pagare gli impiegati pubblici, mentre le possibilità di accesso a e da Gaza sono state rese ancora più precarie da parte di Egitto e da Israele.
Non esiste giutificazione umana o legale per il modo in cui le Forze di Difesa israeliane stanno conducendo questa guerra. Le bombe, i missili, le artiglierie di Israele hanno polverizzato ampie zone di Gaza, comprese migliaia di case, scuole ed ospedali. Centinaia di Palestinesi non-combattenti sono stati uccisi. La maggior parte di Gaza è competamente senza acqua ed elettrivcità. Questa è una catastrofe umanitaria.
In un aconflitto, non c'è mai una scusa per un attacco deliberato a civili. Questi sono crimini di guerra. Questo è vero per entrambe le parti, il fatto che Hamas bersagli indiscriminatamente civili Israeliani è del pari inaccettabile. Tuttavia, tre civili Israeliani sono stati uccisi da razzi Palestinesi , mentre la stragrande maggioranza dei 1600 (oggi oltre 2100 ndr) Palestinesi sono civili, compresi oltre 300 bambini. La necessità di un giudizio internazionale per indagare e porre fine a queste violazioni delle leggi internazionali deve essere decisamente considerata.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU deve precisare cosa fare per limitare l'uso della forza da entrambe le parti. Deve votare una risoluzione che riconosca le condizioni inumane di vita di Gaza ed esigere la fine dell'assedio. Tale risoluzione deve inoltre stabilire una supervisione internazionale che monitorizzi i movimenti dentro e fuori Gaza, così come le violazioni al cessate il fuoco.
Dovrà anche stabilire misure molto restrittive per evitare l'invio clandestino di armi a Gaza. Alcune di discussioni preliminari sono già iniziate. Gli Anziani, gruppo di ex personaggi di Stato di cui noi due facciamo parte, sperano di continuare tale discussione e renderla operativa.
Su richiesta dei Palestinesi, il governo svizzero sta considerando di indire una conferenza internazionale degli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra, che ripristini le leggi di guerra umanitarie. Questo costituirebbe una pressione su Israele e su su Hamas di rispettare i loro doveri e per proteggere le popolazioni civili rispettando le norme internazionali. Noi sinceramente speriamo che tutti gli Stati- specie quelli dell'occidente i quali hanno il maggiore potere- forniscano una partecipazione al livello dei loro doveri nel sostenere la Quarta Convenzione di Ginevra che governa il trattamento delle popolazioni in territori sotto occupazione.
L'unità tra Fatah e Hamas è più forte oggi di quanto non sia stata per molti anni. Come Anziani, noi crediamo che questo rappresenti uno degli sviluppi più positivi degli ultimi anni e accogliamo con calore tale unità. Ciò costituisce una occasione per l'Autorità Palestinese di riprendere il controllo su Gaza , che è un passo fondamentale perché venga levato il blocco da parte di Israele ed Egitto.
L'Autorità Palestinese non può riuscire a gestire Gaza da sola. Sarà necessario il ritorno della Missione UE di Assistenza ai Confini, una iniziativa internazionale per gestire i movimenti ai confini che fu lanciata nel 2005 e sospesa nel 2007. L'Alto Rappresentante della UE Catherine Ashton ha già offerto di rimettere in atto il programma con riguardo non solo al valico di Rafah, ma a tutti i valichi con Gaza. Egitto ed Israele dovrebbero, da parte loro, cooperare con osservatori internazionali dislocati a Gaza e lungo la frontiera, sostenuti da un mandato del Consiglio di Sicurezza ONU per la protezione dei civili. Un precedente di buon riferimento è la forza internazionale di interposizione operante nel Sinai , secondo il trattato di pace firmato dai due Paesi nel 1979.
L'obiettivo iniziale da parte della comunità internazionale dovrebbe essere quello del ripristino della libertà di movimento di merci e persone da e a Gaza attraverso Israele, Egitto e via mare. Nello stesso tempo USA ed UE dovrebbero riconoscere che Hamas non è solo una entità militare ma anche una forza politica. Di Hamas non si può solo desiderare che venga spazzata via, né essa vorrà collaborare alla propria scomparsa. Solo legittimandola come attore politico – come rappresentante di una porzione rilevante del popolo Palestinese- l'occidente può iniziare a creare i giusti incentivi perché Hamas deponga le armi. Da quando gli attori internazionali seguirono le elezioni del 2006 che potarono Hamas al potere, la politica degli occidentali ha chiaramente contribuito al risultato opposto.
Alla fine tuttavia, una pace duratura dipende dalla creazione di uno Stato Palestinese accanto a quello Israeliano. I dirigenti di Israele, della Palestina ed i maggiori attori mondiali dovrebbero credere che un cambiamento della politica è a portata di mano, tale da portare Israeliani e Palestinesi più vicini al giorno in cui i cieli sopra la Terra Santa saranno per sempre silenziosi.

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