Israele :Un mattone sulla pace.Autorizzate 4.868 unità abitative
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L’insediamento israeliano di Havat Gilad, in Cisgiordania, il 5 novembre 2013. (Nir Elias, Reuters/Contrasto)
FINITI NEGOZIATI, RECORD DI CASE PER COLONI ISRAELIANI
La costruzione di quasi 14.000
abitazioni per i coloni israeliani negli insediamenti di Cisgiordania e
Gerusalemme Est, una media di 50 case al giorno durante i nove mesi di
negoziati con i palestinesi. A denunciare la cifra record è l’ong Peace
Now, sottolineando che il dato “dimostra che il governo Netanyahu non è
stato affatto serio durante i negoziati e ha fatto di tutto per rendere
impossibile la soluzione dei due Stati per due popoli”.
Negli ultimi nove mesi Israele ha portato
avanti il processo di colonizzazione, approvando la costruzione di 6661
alloggi in Cisgiordania, di 2322 case a Gerusalemme Est e lanciando
4868 appalti per altre abitazioni in questi due territori.
Sulla carta i negoziati
israelo-palestinesi, rilanciati lo scorso luglio dal segretario di Stato
statunitense John Kerry, dovrebbero concludersi oggi con la firma di un
accordo, ma di fatto sono già terminati in una totale impasse politica.
Sta alimentando polemiche le parole pronunciate da Kerry in una
riunione ufficiosa, paventando il rischio che “Israele potesse diventare
uno Stato apartheid se non dovesse fare pace rapidamente con i
palestinesi”.
MEDIO ORIENTE
FINITI NEGOZIATI, RECORD DI CASE PER COLONI ISRAELIANI
2 Durante l’ultimo round di colloqui di pace con i palestinesi il governo di Benjamin Netanyahu ha accelerato l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati a un ritmo senza precedenti, accusa l’ong Peace Now.
Nei nove mesi di trattative, riavviate
nel luglio scorso su iniziativa del segretario di stato statunitense
John Kerry, Israele ha autorizzato la costruzione di 4.868 unità
abitative, per una media di 6.113 all’anno, contro le 1.385 del
precedente governo Netanyahu e le 1.389 del governo Olmert. Nello stesso
periodo sono stati annunciati i piani per altre 8.983 unità abitative.
Secondo Peace Now “la costruzione degli
insediamenti non solo distrugge gli sforzi statunitensi e la fiducia tra
le due parti, ma crea una situazione di fatto che prova più di ogni
altra cosa che il governo Netanyahu non vuole procedere verso una
soluzione a due stati ma ha agito per rafforzare il controllo israeliano
sui territori occupati”.
(Fonte: Peace Now)
Il 24 aprile il governo israeliano ha
annunciato la sospensione dei colloqui di pace con l’Autorità nazionale
palestinese (Anp), giustificando la decisione con il patto di riconciliazione firmato
tra Al Fatah (che controlla l’Anp) e Hamas il 23 aprile in risposta
allo stallo dei negoziati. Netanyahu ha accusato il presidente dell’Anp
Abu Mazen di essersi “alleato con un’organizzazione terrorista che vuole
la distruzione di Israele” e ha minacciato altre azioni di
rappresaglia.
Il 29 aprile l’esercito israeliano ha
demolito una moschea e diverse abitazioni nel villaggio palestinese di
Khirbet al Tawil, in Cisgiordania, lasciando senza tetto una trentina di
persone.
Fin dall’inizio dei colloqui, che
partivano dalla soluzione dei due stati prevista dagli accordi di Oslo,
il governo israeliano è stato criticato per aver continuato ad
autorizzare la costruzione di nuovi insediamenti nei territori
palestinesi occupati. Il portavoce del governo israeliano Mark Regev
aveva dichiarato che gli insediamenti, considerati illegali dal diritto
internazionale, sarebbero rimasti parte di Israele in qualunque scenario
negoziale.
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