Nel giorno in cui il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu
Mazen, definisce l’Olocausto come “il più odioso crimine contro
l’umanità dell’era moderna”, esprimendo “solidarietà per chi ne fu
vittima, gli ebrei e gli altri”, in Italia si rimane un passo indietro.
Da provinciali scimmiottiamo il conflitto mediorientale usando come
palestra il perimetro di una ricorrenza nazionale che nessun democratico
dovrebbe permettersi di strumentalizzare: il 25 aprile, anniversario
della Liberazione d’Italia dal giogo nazifascista, data simbolo della
Resistenza partigiana.
L’ultima bestialità l’ha scritta Davide Piccardo, portavoce del
Coordinamento associazioni islamiche milanesi: “Andare alla
manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa
insultare la resistenza”. Giustamente l’assessore alle Politiche sociali
del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, gli ha risposto che si
tratta di un’affermazione “terrificante”. Mentre da Roma il presidente
della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, con tono più adatto a un
bullo di periferia che a un rappresentante istituzionale, coglie
l’occasione per rilanciare: “Il prossimo anno saremo tutti a Milano e
vediamo se avranno il coraggio di continuare a insultarci. Basta”
(qualcuno di più responsabile s’incarichi di avvertire Pacifici che non
c’è bisogno di surriscaldare ulteriormente gli animi).
Se la degenerazione bellicosa delle opposte fazioni che nulla hanno a
che fare col 25 aprile (come ha giustamente notato Michele Serra)
consentisse ancora un ragionamento pacato, vorrei qui esprimere il
disagio di un ebreo cittadino italiano come tanti altri. Premessa la
libertà di manifestare con i propri simboli, e la condanna per chi ha
insolentito le bandiere con la stella di Davide confermando la
persistenza di un antisemitismo di sinistra mascherato da antisionismo,
resta a mia parere sbagliata la scelta dei dirigenti delle Comunità
ebraiche italiane. Da qualche anno (contravvenendo a una lunga
tradizione unitaria) essi invitano gli ebrei a partecipare alle
manifestazioni del 25 aprile distinguendosi e separandosi dietro allo
striscione della Brigata Ebraica. Siamo in presenza di una scelta
regressiva e di una forzatura storica. Come è noto migliaia di ebrei
italiani hanno partecipato alla Resistenza antifascista nelle sue
diverse formazioni partigiane, con atti di eroismo e pagando un caro
prezzo in termini di vite umane. Ciò è vero dall’8 settembre 1943, con
netto anticipo sullo sbarco in territorio italiano, nel marzo 1945,
della Brigata composta da circa cinquemila ebrei palestinesi nell’ambito
delle truppe alleate. A tutti loro va la nostra gratitudine. Per
liberare l’Italia sono morti a decine di migliaia soldati alleati di
varie nazionalità e fedi religiose (sì, anche musulmani). Fra questi,
anche 41 soldati della Brigata ebraica.Perchè a un certo punto, dopo più di mezzo secolo, l’Ucei decide di
enfatizzare il ruolo della Brigata Ebraica, sino alla forzatura di
chiederci di sfilare dietro alle sue insegne, se non per fini politici
strumentali? Sorvoliamo sul fatto che dietro a quello striscione si sono
furbescamente allineati personaggi della politica italiana che col
fascismo nel frattempo erano scesi a bassi compromessi. E chiediamoci se
una tale scelta non risponda a una logica di balcanizzazione e
isolamento settario che è l’esatto opposto dei valori del 25 aprile. Se è
di simboli che va in cerca l’ebraismo italiano, e se non bastassero i
partigiani ebrei che hanno combattuto nelle file della Resistenza, mi
permetto di segnalargliene uno di cui andare orgogliosi: Umberto
Terracini, l’ebreo genovese che dopo aver trascorso 11 anni in carcere e
6 anni al confino sotto il fascismo, appose la sua firma sotto la
Costituzione della Repubblica italiana nella sua veste di presidente
dell’Assemblea che l’aveva redatta.Abu Mazen, la memoria della Shoah e la scelta regressiva della Brigata Ebraica | Gad Lerner
Commento personale
PS nei comunicati emessi nessuno ha contestato la legittimità della Bandiera con il simbolo storico della Brigata ebraica .Ricordiamo che lo Stato di israele fu fondato successivamente e risulta una forzatura politica voluta l'abbinamento sionismo e Brigata Ebraica . In sintesi la" militirazzione attiva del territorio" da parte di aree politiche della destra giudaica , diciamo così, invalida i valori democratici di cui si fece portatrice la Brigata ebraica, secondo me.
Condivido queste parole:
"lasciamo a casa le bandiere dello Stato di Israele. Nel 1944/’45
Medinàt Yisraèl non esisteva. Noi che amiamo la storia del popolo
ebraico e la sfida che lo ha felicemente portato a quel 14 maggio 1948,
noi che siamo il popolo ebraico, rendiamo onore alla Liberazione
dell’Italia rispettandone la storia"http://moked.it/blog/2014/05/01/setirot-25-aprile/...
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