PALESTINESE UCCISO DA SOLDATI ISRAELIANI, ACCUSE E RISCHI
Un giovane palestinese è rimasto
ucciso durante un’operazione dell’esercito israeliano a Bir Zeit, a nord
di Ramallah, in Cisgiordania. La notizia è stata confermata da fonti
ufficiali palestinesi e israeliane, precisando che il corpo senza vita
del 25enne Motazz Washaha è stato rinvenuto all’interno di una casa
nella quale si era asserragliato. I militari israeliani hanno circondato
l’abitazione e ordinato al giovane, sospettato di essere un terrorista,
di arrendersi.
Secondo la ricostruzione diffusa da fonti
palestinesi, i soldati hanno esploso colpi d’arma da fuoco durante
l’operazione per difendersi dalle pietre scagliate da un gruppo di
giovani radunati attorno all’edificio. La vittima è stata indicata da
testimoni locali come un esponente del Fronte popolare di liberazione
della Palestina (Fplp). In un comunicato ufficiale l’Autorità nazionale
palestinese (Anp) ha accusato Israele di aver “deliberatamente
assassinato” Washaha, chiedendo alla comunità internazionale “protezione
per il popolo palestinese”.
L’ennesimo fatto violento si è verificato
nel giorno della pubblicazione di un rapporto di Amnesty International
che accusa Tel Aviv di “uso eccessivo della forza” che ha portato
all’uccisione di 45 palestinesi e al ferimento di migliaia nel corso
degli ultimi tre anni. L’organizzazione di difesa dei diritti umani
sottolinea il “totale disprezzo per la vita umana” dimostrato da
Israele, responsabile di “crimini di guerra e altre gravi violazioni del
diritto internazionale” nei Territori palestinesi. Amnesty
International auspica l’apertura di “inchieste indipendenti” sul
versante israeliano e invita i partner internazionali a sospendere la
fornitura di armi e munizioni a Israele. Lo Stato ebraico ha invece
criticato il documento per “non aver tenuto conto dell’aumento
sostanziale degli attacchi commessi dai palestinesi ai danni delle
truppe”.
L’incremento delle violenze sul terreno
si registra mentre il Segretario di stato americano John Kerry sta
tentando di riavviare i colloqui di pace. Proprio oggi il capo
negoziatore palestinese Saeb Erakat ha respinto la possibilità di una
proroga dei colloqui oltre la scadenza di fine aprile. “Non serve a
nulla prorogare i negoziati, nemmeno di una sola ora (…) Se avessimo di
fronte un partner sincero, basterebbero poche ore per arrivare alla
firma di un accordo” ha detto il capo negoziatore palestinese. Un
percorso tutto in salita che rischia quindi di concludersi con un nulla
di fatto.
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