Legalità e Memoria di Tobia Zevi
La settimana scorsa si è sviluppato sul Corriere della Sera un interessante dibattito sull’antimafia. Da un lato, lo storico Ernesto Galli Della Loggia criticava la “cultura della legalità”, – troppe chiacchiere e pochi fatti – suggerendo un maggiore impegno di forze dell’ordine e magistrati; dall’altro i parenti di vittime celebri della mafia, assai attivi sul fronte pedagogico e civile, a difendere il lavoro svolto in questi anni. La questione mi pare interessante e legata al tema della Memoria (affrontato maldestramente su Il Foglio pochi giorni fa). Come si misura l’efficacia reale dei viaggi della Memoria, dei concorsi scolastici sul tema della Shoah, degli infiniti convegni e presentazioni di libri? E come, appunto, si computano i vantaggi educativi delle “Navi della legalità”, delle conferenze affollate in Sicilia, delle fiaccolate e delle marce contro la mafia? La domanda può apparire provocatoria ma non lo è. Dalla mia esperienza, per esempio, di viaggi della Memoria, mi sento di affermare che, a fronte di un gran lavoro degli insegnanti, il grado di apprendimento dei ragazzi è molto scarso. Troppa la distanza geografica, storica, culturale dai fatti raccontati. Stiamo parlando di una generazione per cui i tedeschi del 1944 non sono troppo diversi dai cartaginesi delle guerre puniche! Certamente la voce dei testimoni riscuote un maggiore interesse, ma è difficile misurarne la durata nel lungo periodo. I dati sono a dimostrarcelo: nonostante gli sforzi non cresce la conoscenza della storia da parte dei giovani, come ci hanno spiegato indagini recenti. Dunque ha ragione Galli Della Loggia, dovremmo abbandonare l’impegno sulla Memoria e sulla legalità perché poco utile? Io credo di no. Ritengo che non ci sia alternativa allo sforzo educativo, alla fatica di un percorso lungo. Non sarà molto redditizio, ma se serve a risvegliare curiosità e coscienze anche in misura minima, sarà comunque stato utile. Non c’è alternativa. A meno di non credere che intolleranza, razzismo e delinquenza si possano sconfiggere solo con leggi e poliziotti. Qualcuno lo crede. Sbaglia Articolo
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
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