Gideon Levy : In un minuscolo villaggio della West Bank, una coatta Festa del Sacrificio sotto le stelle.
In un minuscolo villaggio della West Bank, una coatta Festa del Sacrificio sotto le stelle.
I
residenti beduini di un minuscolo villaggio della West Bank sono stati
evacuati senza tante cerimonie giusto in tempo per la Festa del
Sacrificio perché l’esercito riteneva necessario esercitarsi sulla loro
terra.
di Gideon Levy e Daniel Bar-On
Immaginatevi
che alla vigilia di una festa siate improvvisamente colpiti da un
ordine di sgombero dalla vostra casa per 22 ore, durante le quali si
presuppone che dormiate sotto le stelle, nel deserto. Ciò è accaduto
questa settimana a decine di residenti beduini della West Bank
settentrionale, nei pressi della Valle del Giordano.
Qui,
le forze di difesa di Israele non avrebbero mai sfrattato i vicini –
residenti di colonie o di avamposti – a causa di una imminente
esercitazione militare, mandandoli a dormire all’aperto. Tuttavia,
quando si tratta di beduini o di palestinesi questo viene fatto di
routine: secondo i dati forniti dall’associazione per i diritti umani
B’Tselem nella zona ci sono state 20 di tali espulsioni temporanee nel
corso dell’anno passato solo per manovre militari, non avendo
apparentemente l’IDF altro posto dove addestrarsi tranne in mezzo alle
case di questa gente.
Quando
si tratta della Festa del Sacrificio, il giorno più sacro dell’anno per
i musulmani, la cui ricorrenza è stata martedì – occorre una speciale
insensibilità. Le fonti di intelligence dell’IDF non erano a conoscenza
della festività? Anche l’amministrazione Civile, il cui personale ha
portato ai residenti la notizia dell’evacuazione, non sapeva che era la
Festa del Sacrificio? O forse lo sapevano, ma semplicemente non gliene
poteva importare di meno?
Un
giorno dopo la consegna dell’ordine, poche ore prima che dovesse
entrare in vigore, nell’IDF qualcuno è rinsavito e l’Ufficio del
portavoce dell’IDF ha annunciato la decisione di posporre l’evacuazione.
L’ufficio ha comunicato che le due comunità interessate non sarebbero
state sgomberate, ma a una di quelle del posto, Al-Burj, sarebbe stato
richiesto, nonostante l’annuncio rassicurante, di liberare le case il
giorno seguente, il giorno della festa.
Il
checkpoint Taysir, che è prossimo alle case delle due comunità, nel
giorno della festa è stato chiuso per circa quattro ore per i residenti.
Per gli abitanti di Ibzik e di Al-Butj la festività non è durata più di
un giorno festivo. Quando abbiamo fatto loro visita, questa settimana,
alla vigilia della festa, poche ore prima della loro prevista
evacuazione, erano impegnati ad organizzarsi per lo sgombero. Solo che
sono stati informati del rinvio giusto poco prima che stesse per
avverarsi.
La
strada sterrata per il minuscolo villaggio di Ibziq è lunga e
accidentata, si dirige dalla città di Tubas verso nord e taglia
attraverso campi, frutteti, colline e un paesaggio primordiale, lungo il
cui bordo stanno le tende dei residenti, altri alloggi ancora in uso e
recinti di animali relativamente ordinati. L’Amministrazione Civile non
ha permesso alla gente del posto di spianarvi una strada asfaltata. Dopo
che una volta ci provarono, vennero sequestrati loro i camion.
All’estremità
settentrionale di questa strada sterrata – che termina presso la
barriera di separazione, con le case di Beit She’an visibili
all’orizzonte – tra le colline, c’è Ibzik. Ora, qui, vivono sette
famiglie. Lo scorso lunedì, là sulla via, nei quartieri orientali di
Nablus, fuori dai camion pastori vendevano pecore per il sacrificio
rituale del giorno festivo. A Tubas, lì vicino, la gente era occupata a
comperare vestiti, cibo e regali per la festa.
Le
canocchie sono già disseccate, la raccolta delle olive è in pieno
svolgimento e a Ibzik stavano programmando la loro festa più sacra, la
cui notte l’avrebbero trascorsa sistemati all’aperto, con i figli, le
mogli, gli anziani insieme al loro bestiame e si sarebbero allontanati a
circa 10 chilometri dalle loro case, per consentire all’IDF di
esercitarsi nei loro campi.
"Ci siamo fermati dicendo facciamo festa," ha detto il capo del villaggio, Imad Harub, con un sorriso triste.
Era
tarda mattinata, e lo sgombero era previsto per le cinque del
pomeriggio, proprio nel momento del rito della preghiera che precede il
pasto della festività. Un giorno prima, domenica scorsa, alle 8:30 di
mattina una Jeep bianca dell’Amministrazione Civile è entrata nel
recinto. "Yigal" e "Avi" hanno comunicato la notizia: l’evacuazione che
dura dalle 17 di lunedì alla 15 del giorno successivo.
Dove
dovevano andare? Yigal e Avi non si sono preoccupati proprio di portare
questa volta un ordine firmato e hanno raccontato semplicemente ai
residenti che questo era ciò che sarebbe accaduto. Questi hanno cercato
di spiegare ai due che quella era una festività, ma Avi ha detto che la
decisione proveniva da più in alto e non poteva essere messa in
discussione.
Gli
abitanti hanno programmato di trasferirsi nelle terre vicino al
villaggio di Raba dove avrebbero trascorso la notte e il giorno
seguente. Sapevano anche che avrebbero dovuto prendere con sé il
bestiame; non poteva essere lasciato addietro in un’area dove l’IDF
faceva esercitazioni con i mezzi blindati. Erano pure preoccupati per i
proiettili difettosi che venivano lasciati in zona dopo l’esercitazione,
per paura che potessero causare danni ai loro bambini, come è successo
in passato.
Che
cosa farete? Ho chiesto loro. Vado col trattore in direzione di Raba,
le greggi al seguito, e dormo all’aperto là sotto il cielo della notte –
è stata la risposta. Hanno programmato di sistemarsi prima delle cinque
del pomeriggio, prima che siano i soldati a evacuarli, nella speranza
di arrivare prima del buio. Cinquantacinque persone, tra cui due
disabili e 32 bambini e con loro quasi 2.000 pecore e circa 30 mucche
marciano in silenzio sulla strada verso il nulla.
Il
pasto della festa è stato una questione che ha richiesto ulteriori
discussioni. Il presenziare alle preghiere nelle moschee della zona era
pure fuori questione: gli uomini non avrebbero abbandonato le donne, i
bambini e il bestiame da soli nei campi. Sono già esperti di questi tipi
di sgomberi, essendo stato già ordinato loro in precedenza circa 10
volte di evacuare le case a causa delle esercitazioni dell’IDF – anche
se fino a ora, mai in un giorno di festa.
Sorridenti
e ottimisti hanno affermato di essere contenti perché, almeno, non è
venuto a piovere. Durante il loro precedente sgombero, circa un anno fa,
la pioggia fu torrenziale. Sarà freddo durante la notte, dico loro.
"Vero,
non sappiamo che cosa farci," dice il capo villaggio Harub. "Chiunque
ha il rimorchio di un trattore lo coprirà con teli di plastica e andrà a
dormire. Chi non l’ha – non so che cosa farà."
E’
avanti con la stagione della procreazione e gli abitanti del villaggio
hanno paura per gli agnelli che potrebbero nascere per strada o nelle
sistemazioni provvisorie per la notte sotto le stelle. Harub riferisce
di aver sognato di notte a proposito dell’evacuazione, di essersi
svegliato preso dallo scoramento e di averlo raccontato alla moglie che
ha dichiarato: "Non è un sogno. E’ quello che ci succederà."
Avevano
programmato di andare a trovare le famiglie per le feste, fare visita
alle giovani coppie che si sono sposate lo scorso anno, e pregare,
macellare pecore e fare il banchetto della festa. Ora tutto è annullato.
Indipendentemente da ciò, non hanno elettricità, né acqua corrente,
neppure dispositivi elettrici a energia solare del tipo di quelli
posseduti da altri villaggi. Tuttavia il loro piccolo villaggio è
abbastanza ben conservato; con assiduità le donne spazzano i pavimenti
di sabbia delle tende con granate di ramoscelli.
"Questa
è l’occupazione," dice Arif daraghmah, capo del consiglio locale per
Al-Maliah e le comunità dei beduini della parte settentrionale della
Valle del Giordano, che ci ha accompagnato sul posto: "Non c’è nessun
altro posto nel territorio dove l’IDF può esercitarsi, solo nel
villaggio?"
Un
altro residente aggiunge."Loro cercano deliberatamente il momento
migliore per ferire la gente del posto, in occasione delle festività."
Mentre
eravamo seduti lì, Daraghmah ha ricevuto ulteriori notizie: pure le
nove famiglie che vivono nello stanziamento di Al-Burj, non lontano da
lì, avevano ricevuto l’ordine di evacuazione, in vigore dalle 5 di
mattina alle 9 di mattina del giorno della festa. Solo più tardi, dopo
che eravamo partiti, è giunta la notizia del rinvio.
Ma
il giorno successivo, nel giorno festivo stesso, i residenti di Al-Burj
sono stati comunque costretti a lasciare le loro case, nonostante
l’annuncio del portavoce dell’IDF. La parte bella del paese pervasa dei
suoni delle pallottole che fischiano e delle munizioni che esplodono.
L’IDF si sta esercitando. Buona festa.
(tradotto da mariano mingarelli)
In un minuscolo villaggio della West Bank, una coatta Festa del Sacrificio sotto le stelle
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