Carlo Strenger : il rabbino Ovadia e la cultura ebraica laica
by
Carlo Strenger
Sintesi personale
L'attenzione enorme che la morte del rabbino Ovadia Yosef ha avuto sia in Israele
che all'estero testimonia l' enorme impatto dell'uomo sulla società
israeliana e sulla politica in questi ultimi decenni . Quasi tutti i maggiori quotidiani e siti dal New York Times all' Washington Post, al Guardian e ad Al Jazeera hanno
scritto necrologi analizzando l'influenza di Yosef nella
storia recente di Israele . Vorrei in particolare suggerire l'articolo di Yair Ettinger(Yair Ettinger’s emphasis) che ha evidenziato due fasi molto diverse della vita di Yosef . Nella prima è stato uno studioso rabbinico coraggioso e innovativo le cui sentenze halakhiche sono state di grande importanza . Nella
seconda , a partire alla fine del 1980 , Yosef è diventato uno dei
principali broker del potere . Tutti
i primi ministri nel recente passato di Israele hanno cercato il suo appoggio e in effetti solo due governi negli
ultimi decenni si sono formati senza Shas .E ' naturale che la maggior parte dei necrologi , correttamente , abbia evidenziato le grandi conquiste di Yosef ,ma è importante rendersi conto che non tutti gli israeliani sono stati rattristati dalla morte del rabbino Ovadia Yosef . Molti
laici liberali avevano accumulato un notevole risentimento nei
confronti di questo uomo che nella prima parte della sua carriera è
stato , senza dubbio , uno dei più grandi studiosi rabbinici della
storia recente . Essi
sono stati offesi sia dallo spettacolo di politici israeliani auto - degradatisi di fronte a una autorità
religiosa sia dalle affermazioni di Ovadia Yosef contro gli ebrei laici (Haaretz editorial)Se
un personaggio pubblico laico avesse detto ciò contro un rabbino , il risultato sarebbe stato
probabilmente la fine della sua carriera . Il mondo religioso sarebbe andato in delirio con dimostrazioni mixate con un po 'di violenza .Perché
allora Ovadia Yosef ha potuto proclamare pubblicamente : " Una festa deve
essere effettuata il giorno che Shulamit Aloni muore " ? La spiegazione standard è che ciò sia la conseguenza del suo grande potere politico . Yosef dopo tutto era, come il Washington Post lo ha chiamato , l' ago della bilancia della politica israeliana . Un'altra
spiegazione si riferisce alla particolare sensibilità dei Mizrahi ebrei
di Israele , che si sentono oppressi e umiliati dalla Ashkenazi élite
dopo la grande ondata immigratoria in Israele del 1950. Shas
è stato il primo partito Mizrahi con forte potere.Queste spiegazioni, pur essendo valide , sono carenti di un punto importante. Il
rabbino Ovadia Yosef non è stato né il primo né l'unico leader religioso ad usare un linguaggio dispregiativo verso gli
ebrei laici . Già Chason Ish , il primo leader dell'ebraismo ultra-ortodosso prima e
poco dopo la fondazione di Israele , aveva mostrato profondo disprezzo per
la cultura dell'ebraismo laico definendola ' un carro vuoto ' . Rabbi
Eliezer Schach (,Rabbi Eliezer Schach) leader del mondo rabbinico lituano per decenni , aveva definito i kibbutznik " allevatori di conigli e maiali " in un discorso
importante del 1990 . Fi gure nazionali - religiosi utilizzano talvolta formulazioni che assomigliano all' immaginario antisemita nei loro attacchi contro i liberali laici
d'Israele (anti-Semitic imagery) La posizione di Ovadia Yosef verso la cultura laica ebraica riflette quindi un fenomeno molto più ampio . Molti israeliani laici sembrano soffrire silenziosamentee di un complesso di inferiorità . In
fondo sembrano considerare gli ultra- ortodossi come i veri ebrei in quanto senza di loro l' ebraismo non sarebbe sopravvissuto e sarebbe destinato a svanire . In
qualche modo molti ebrei laici o conservatori in Israele sembrano convinti che la loro cultura sia davvero un carro vuoto rispetto al carro pieno della tradizione ortodossa .E
' giunto il momento per gli israeliani prendere spunto dall' ebraismo americano , dove le varie correnti non ortodosse si affermano con orgoglio. Purtroppo
in Israele l'istituzione ortodossa ha una stretta mortale sulla vita
pubblica di Israele e, quindi, molti israeliani non sono
sufficientemente consapevoli che l'ortodossia ebraica costituisce una minoranza nella vita ebraica di oggi , che l' affermazioni di mantenere in vita l'esistenza ebraica non ha alcun
fondamento e che gli ebrei laici hanno contribuito in modo positivo e innovativo alla cultura occidentale negli ultimi 200 anni .Io
non sto in alcun modo chiedendo una guerra culturale contro l' ortodossia
ebraica o ultra - ortodossa . Gli ebrei laici devono prima di tutto rendersi conto che non hanno niente
di cui vergognarci , ma che il lorocontributo alla cultura del mondo
supera di gran lunga quello dell' ortodossia ebraica ,
per non parlare del fatto che il sionismo laico è stato il movimento che
ha portato alla fondazione di Israele .Figure
pubbliche laiche di Israele dovrebbero smettere di sentirsi intimidite dagli ultra - ortodossia , essi
dovrebbero prendere esempio dal ministro delle Finanze Yair Lapid che
ha rotto il tabù di inchinarsi dinanzi a loro . Quando è stato
attaccato per aver scritto su Facebook durante lo Shabbat , la sua
risposta fu concisa e inequivocabile : " Io
non ti dico cosa fare durante lo Shabbat , tu non mi dici cosa fare
durante lo Shabbat . " Nello stesso discorso ha rimproverato le famiglie
ultra-ortodosse che hanno più figli di quanto il loro reddito permette
L' ortodossia
ebraica in Israele deve cominciare a rendersi conto che il rispetto non
è e non deve essere un affare a senso unico . Se
loro vogliono che noi rispettiamo e comprendiamo il loro modo di vivere
, è giunto il momento ,per quelli che si sentono in diritto di
offendere , di rendersi conto di quanta animosità minando la coesione della società israeliana .
Rabbi Ovadia Yosef’s derogation of secular Jewish culture
Jewish Orthodoxy in Israel, whether Mizrahi, Ashkenazi, ultra-Orthodox or national-
The enormous attention Rabbi Ovadia Yosef’s death has
commanded both in Israel and abroad testifies to the man’s enormous
impact on Israeli society and politics in the last few decades. His
death has not only generated massive reporting and commentary inside
Israel: almost all major papers and sites from the New York Times and
Washington Post to The Guardian and Al Jazeera wrote obituaries, where
they analyzed Yosef’s significance in Israel’s recent history.
Since
Haaretz has published a number of thoughtful, precise assessments of
Yosef’s contribution and role in Israel, I will refrain from repeating
the facts. I would particularly suggest Yair Ettinger’s emphasis
on two very different phases in Yosef’s career. In the first he was a
courageous and innovative rabbinical scholar whose halakhic rulings were
of great importance. In the second part, starting in the late 1980s
when Shas became a central player in Israeli politics, Yosef became a
major power broker. All prime ministers in Israel's recent past sought
him out and tried to ingratiate themselves with him, and indeed only two
governments in the last few decades were formed without Shas.
It
is natural that most of the obituaries, correctly, highlighted Yosef’s
great achievements. But it is important to realize that not all Israelis
were saddened by Rabbi Ovadia Yosef’s death. Many secular liberals had
built up considerable resentment against this man who in the first part
of his career was, no doubt, one of the great rabbinical scholars of
recent history. They were offended by the spectacle of what many saw as
Israeli politicians’ self-debasement in front of a religious authority.
But
secular Israelis were even more deeply enraged by many of Ovadia
Yosef’s statements about secular Jews that were highly offensive as some
quotes from yesterday’s Haaretz editorial show:
“Secular
teachers are donkeys.” He undermined the legitimacy of the courts when
he claimed that “they are unworthy of judging Jews,” calling Supreme
Court justices “empty, reckless and wicked.” He called then-State
Comptroller Miriam Ben-Porat “an enemy of Israel.” About former Meretz
leader and government minister Shulamit Aloni, he said, “A feast should
be made on the day she dies,” and he thought former minister Yossi Sarid
should “be hung from a tree fifty cubits high.”
If
a secular public figure had said anything remotely as offensive about a
rabbinical figure, the result would probably have been the end of the
public figure’s career. The religious world would have gone into frenzy
with demonstrations staged and probably some violence as well.
Why
then did Ovadia Yosef get away with statements like “A feast should be
made on the day Shulamit Aloni dies”? The standard explanation is that
this was due to his great political power. Yosef, after all was, as the
Washington Post has called him, the kingmaker of Israeli politics.
Another explanation refers to the particular sensitivities of Israel’s
Mizrahi Jews, who felt oppressed and humiliated by the Ashkenazi elites
since the great wave of their immigration to Israel in the 1950s. Shas
was the first Mizrahi party that truly succeeded, and the secular
Ashkenazi establishment felt that it had to be highly sensitive to the
Sephardic Leadership, particularly Yosef.
While
these explanations have validity, they miss an important point. Rabbi
Ovadia Yosef was neither the first nor the only religious leader to use
derogatory and sometimes inflammatory language toward secular Jews.
Already the Chason Ish, the first leader of ultra-Orthodox Judaism
before and shortly after Israel’s founding, showed deep disdain for
secular Judaism’s culture by calling it ‘an empty wagon’. Rabbi Eliezer Schach,
the leader of the Lithuanian rabbinical world for decades, called the
Kibbutzniks “breeders of rabbits and pigs” in a major speech in 1990.
And national-religious figures have sometimes used formulations that
bordered on anti-Semitic imagery in their attacks on Israel’s secular liberals.
Rabbi
Ovadia Yosef’s derogation toward Jewish secular culture therefore
reflects a much wider phenomenon in Israel. Many secular Israelis seem
to suffer from a form of a silent inferiority complex. Deep down they
seem to feel that the ultra-Orthodox are the real Jews; that the
ultra-Orthodox claim is valid and that without them Jewish existence
would not have survived and is bound to vanish – and somehow many
secular or conservative Jews in Israel still seem to feel that their
culture is indeed an empty wagon compared to the full wagon of the
Orthodox tradition, as the Chason Ish said.
It’s
high time for Israelis to take their cues from U.S. Jewry, where the
various non-Orthodox streams of Jewish existence carry themselves with
pride. Unfortunately in Israel the Orthodox establishment has a
stranglehold on Israel’s public life, and hence many Israelis are not
sufficiently aware of the simple fact that Jewish Orthodoxy is a
minority in today’s Jewish life; that it’s claims to keep Jewish
existence alive has no factual foundation and that secular Jews have
created a phenomenally rich contribution to Western culture in the last
two hundred years.
I
am by no means calling for a culture war against Jewish Orthodoxy or
ultra-Orthodoxy, nor am I in favor of returning their offensive remarks
in kind. Secular Jews must first and foremost realize that we not only
have nothing to be ashamed of, but that our contribution to the world's
culture far exceeds that of Jewish Orthodoxy in the last century – let
alone the fact that secular Zionism was the movement that brought about
the founding of Israel.
Israel’s
secular public figures should stop feeling intimidated by
ultra-Orthodoxy – many of them are even afraid of posting on Facebook on
Shabbat for fear of religious criticism. They should take an example
from Finance Minister Yair Lapid who has broken the taboo that requires
bowing to the ultra-Orthodox. When he gave his maiden speech in the
Knesset last April he was attacked for posting on Facebook on Shabbat,
and his reply was terse and unequivocal: “I post news on Shabbat because
I don’t keep Shabbat. I don’t tell you what to do on Shabbat, you don’t
tell me what to do on Shabbat.” In the same speech he chastised the
ultra-Orthodox families that have more children than they can raise and
feed with their own income, thus breaking another taboo that the secular
liberals, Israel’s most productive sector, must both accept and finance
ultra-Orthodox high birthrates.
Jewish
Orthodoxy in Israel, whether Mizrahi, Ashkenazi, ultra-Orthodox or
national-religious must begin to realize that respect is not, and should
not, be a one-way affair. If they want us to respect and understand
their way of life, it is high time for those of them, who feel entitled
to offend, to realize how much animosity they create and how they
undermine the cohesiveness of Israeli society.
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