Famiglia Cristiana : Berlusconi: perso ogni filo di dignità
Che Berlusconi avesse perso ogni ultimo filo di vera dignità,
di rispetto di sé stesso, della sua famiglia, delle sue imprese, e
infine del suo stesso partito, lo si sapeva da qualche mese, e
soprattutto dopo la sua condanna per il reato di frode fiscale, resa
definitiva dalla Cassazione nell’agosto scorso. Per vera dignità nel
“caso Berlusconi ” si intende, anche e soprattutto, il senso di
responsabilità verso il Paese da parte di una persona che lo ha guidato e
condizionato, al potere o all’opposizione, da vent’anni.
Con l’invito a dimettersi rivolto ai cinque ministri del suo partito nel Governo Letta, l’ex premier ha posto il problema della dignità personale anche a quelle cinque persone che hanno giurato fedeltà alla Costituzione e che, in quanto parlamentari, hanno il dovere di onorare quel compito “senza vincoli di mandato”, cioè nel rispetto della propria coscienza e del “bene comune”. Da quest’ultimo punto di vista è utile ricordare ad alcuni di loro quanto hanno appreso -e continuano a professare- dalla dottrina sociale della Chiesa.
Negli imminenti prossimi giorni si saprà se la dignità di cui parliamo avrà fatto breccia nei gruppi parlamentari ai quali l’ex premier ha chiesto di dimettersi in blocco per dare il via alla fine della legislatura e nuove elezioni fra pochi mesi, anche se a lui personalmente fra quindici giorni il Tribunale di Milano avrà indicato la durata dell’interdizione dai pubblici uffici, sia decaduto o n o da senatore da venerdi 4 ottobre.
E’ chiaro che una parziale “secessione” dal Pdl davanti alla richiesta di rinnovo della fiducia da parte di Enrico Letta è possibile, ma molto difficile da mettere in atto, per una serie di motivi che non vale qui la pena di ripetere, e soprattutto non garantirà da sola una durata dell’attuale Governo, che il suo Primo ministro desidera portare avanti per tutto il prossimo anno. Eppure, qualche speranza si può ancora coltivare.
Con l’invito a dimettersi rivolto ai cinque ministri del suo partito nel Governo Letta, l’ex premier ha posto il problema della dignità personale anche a quelle cinque persone che hanno giurato fedeltà alla Costituzione e che, in quanto parlamentari, hanno il dovere di onorare quel compito “senza vincoli di mandato”, cioè nel rispetto della propria coscienza e del “bene comune”. Da quest’ultimo punto di vista è utile ricordare ad alcuni di loro quanto hanno appreso -e continuano a professare- dalla dottrina sociale della Chiesa.
Negli imminenti prossimi giorni si saprà se la dignità di cui parliamo avrà fatto breccia nei gruppi parlamentari ai quali l’ex premier ha chiesto di dimettersi in blocco per dare il via alla fine della legislatura e nuove elezioni fra pochi mesi, anche se a lui personalmente fra quindici giorni il Tribunale di Milano avrà indicato la durata dell’interdizione dai pubblici uffici, sia decaduto o n o da senatore da venerdi 4 ottobre.
E’ chiaro che una parziale “secessione” dal Pdl davanti alla richiesta di rinnovo della fiducia da parte di Enrico Letta è possibile, ma molto difficile da mettere in atto, per una serie di motivi che non vale qui la pena di ripetere, e soprattutto non garantirà da sola una durata dell’attuale Governo, che il suo Primo ministro desidera portare avanti per tutto il prossimo anno. Eppure, qualche speranza si può ancora coltivare.
29 settembre 2013
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