Che cosa dà agli USA il diritto di bombardare la Siria?
di Joshua Brollier – 29 agosto 2013
Quelli che ritengono che gli Stati Uniti dovrebbero intervenire in Siria, ricordino che si tratta degli stessi Stati Uniti che:
- · sono tuttora profondamente coinvolti in due guerre d’aggressione fallite in Iraq e in Afghanistan che sono durate più di un decennio senza arrivare a una conclusione;
- · sono responsabili della morte di centinaia di migliaia, se non di milioni, di iracheni e di afgani mediante bombardamenti aerei, attacchi notturni, bombardamenti di artiglieria, missioni sul campo e sanzioni genocide;
- · hanno utilizzato munizioni all’uranio impoverito e al fosforo bianco in Iraq determinando un acuto aumento di difetti cancerosi alla nascita in aree come Fallujah;
- · hanno consapevolmente aiutato Saddam Hussein con informazioni, pur essendo assolutamente a conoscenza che stava usando armi chimiche contro l’Iran;
- · hanno sistematicamente torturato o supervisionato la tortura di prigionieri a Guantanamo, nel carcere di Bagram, ad Abu Ghraib e in numerosi sequestri e sedi segrete della CIA;
- · sono impegnare in una guerra di droni illegale, malvagia e indiscriminata in Pakistan, Yemen e Somalia, che ha ucciso numerose donne, bambini e non combattenti con una totale delle vittime stimato tra le 3.000 e le 5.000;
- · hanno finanziato (e rifiutato di condannare) l’esercito israeliano mentre usava proiettili al fosforo bianco per attaccare civili nell’ospedale di Al-Quds e in un complesso dell’ONU che ospitava profughi a Gaza nel 2009;
- · continuano a offrire copertura diplomatica alla brutale ed espansionista occupazione israeliana e a fornire armi all’esercito israeliano mentre attua altri crimini contro i palestinesi;
- · hanno attivamente appoggiato con armi per tre decenni il dittatore Hosni Mubarak e il suo regime militare torturatore;
- · sono ora complici dei massacri compiuti dallo stesso esercito egiziano sotto il governo del colpo di stato guidato dal generale Abdul-Fattah el-Sisi che hanno assassinato a sangue freddo più di mille persone nel mese scorso;
- · restano strettamente alleati delle monarchie di Giordania, Arabia Saudita e del Baharain nella repressione dei loro popoli;
- · hanno armato e addestrato forze fondamentaliste, tra cui i mujaheddin in Afghanistan, che alla fine hanno dato origine ad al-Qaeda e a gruppi simili;
- · hanno sostenuto l’ex dittatore tunisino Zine El Abidine Ben Ali inviando dodici milioni in “assistenza alla sicurezza” per reprimere la rivolta popolare all’avvio delle rivoluzioni della Primavera Araba;
- · hanno lasciato la Libia e, in conseguenza, il Mali in uno stato di caos dopo il presunto “intervento umanitario” del 2011 per rimuovere Muammar el-Gheddafi;
- · hanno spinto l’esercito pachistano, dal 2007 al 2010, ad attuare operazioni tremendamente irresponsabili nella [Valle del] SWAT, nelle FATA [Aree tribali amministrare federativamente] e nel Khyber Pakhtunkhwa che hanno portato alla morte di 1.300 civili e all’evacuazione interna di quasi quattro milioni di pachistani;
- · sono l’esportatore numero uno di armi nel mondo e non considerano fattore rilevante i precedenti quanto ai diritti umani o la democrazia dei paesi importatori;
- · attualmente conservano scorte di armi nucleari, chimiche e di altro genere, come le bombe a grappolo;
- · perseguono e incarcerano i loro stessi dissidenti, oppositori della guerra e rivelatori;
- · non vogliono che ricordiate gli orrori di Hiroshima, Nagasaki, dell’Agente Arancio e della Sindrome della Guerra del Golfo;
Da esterno, non posso fingere di sapere quale sia la risposta per risolvere questo conflitto, per rendere giustizia a quelli che sono stati colpiti o per costruire una Siria stabile e inclusiva per tutti i suoi abitanti. Non sono sicuro che qualcuno la conosca. Gli stati arabi e mussulmani e varie milizie sono divisi dai loro interessi specifici. Le grandi potenze straniere hanno tutte i loro programmi, basati principalmente su calcoli imperiali in competizione. Le voci dei siriani comuni sono sovrastate dalla violenza e da preoccupazioni più immediate, come cercare pane e un rifugio. (Tuttavia è importante riconoscere che, con tutta l’attenzione concentrata sui combattenti islamisti stranieri nel conflitto, i siriani, sia armati sia disarmati, sono rimasti attivi nella resistenza al regime di Assad. Naturalmente essi costituiscono anche i ranghi delle forze governative).
Tendo ad essere d’accordo con l’analisi di Patrick Cockburn che un primo passo per por fine a questo stallo da incubo consista nell’esercitare pressioni su tutte le parti coinvolte nei combattimenti e sulle potenze regionali ed esterne (che indubbiamente esercitano influenza presso il governo e presso i ribelli) perché negozino immediatamente un cessate il fuoco. Gli USA risulterebbero aver abbandonato ogni partecipazione alle procedure di pace e stanno mettendo a punto piani per attacchi aerei. Ma anche che considerano necessario un qualche genere di intervento armato io chiedo di mettere criticamente in discussione i precedenti degli Stati Uniti nella regione come forza credibile per la democrazia, come esercito responsabile e morale e come partner adatto al raggiungimento della pace. Con i tamburi di guerra che rullano sempre più forte e con le navi da guerra statunitensi che arrivano al largo della costa siriana, sollecito tutti a esprimersi, a collaborare e a cercare insieme una soluzione diversa prima che una parte ancor maggiore della Siria sia distrutta. Ci sono implicazioni e conseguenze potenzialmente disastrose nel caso di un accresciuto coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria e nella regione. Con i precedenti ipocriti ed egocentrici degli Stati Uniti un altro intervento a sproposito non farebbe che peggiorare le cose.
Joshua Brollier è co-coordinatore di Voice for Creative Nonviolence [Voci per una nonviolenza creativa]. Ha partecipato a delegazioni e a tentativi di costruire la pace in Pakistan, Afghanistan, Egitto e Palestina. Ha studiato arabo in Siria dal settembre 2010 al febbraio 2011.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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