Amira Hass: un eroe palestinese è nato: Mohammed Assaf di Gaza vince l'Arab Idol
Haaretz com23.06.2013
http://www.haaretz.com/news/middle-east/palestinian-mohammed-assaf-wins-arab-idol.premium-1.531385ll palestinese Mohammed Assaf vince l’Arab Idol.
Fin dalle incursioni a Gaza dell’IDF del 2002, i palestinesi non avevano avuto un’esperienza unificante pari al successo di Mohammed Assaf all’Arab Idol.
di Amira Hass
Il vincitore del concorso di canto pan-arabo Arab Idol è il palestinese Mohammed Assaf. Durante la fase finale di venerdì, ha affrontato Ahmed Jamal dall’Egitto e Farah Youssef dalla Siria e i risultati sono stati annunciati sabato, a tarda notte.
Il
non ancora 24 enne del campo profughi di Khan Younis, Assaf, irruppe
sulla scena pubblica tre mesi fa come una leggenda moderna: con molta
difficoltà riuscì a uscire di nascosto dalla Striscia di Gaza e farsi
strada al Cairo, dove, per avere un’audizione, scavalcò il muro di un
Hotel. Tuttavia arrivò in ritardo, ma per fortuna, un collega di Gaza
rinunciò alla sua posizione durante la fase di audizione dicendo ad
Assaf: “So che non raggiungerò le finali, mentre tu sì”.
La
famiglia di sua madre era originaria del villaggio palestinese demolito
di Beit Darras (oggi Beit Ezra, a est di Ashkelon) e quella di suo
padre proveniva da Be’er Sheva. Il suo talento musicale venne scoperto
durante l’infanzia e lui divenne noto a Gaza per il suo cantare ai
matrimoni e agli altri eventi. Ora è molto noto anche in Cile, il ché è
una buona notizia in quanto la comunità palestinese cilena è molto
ricca, e, in fin dei conti, si tratta di affari: il vincitore di ‘Arab
Idol’ è colui che riceve il maggior numero di voti via sms. Ogni
messaggio costa denaro – un shekel e mezzo all’operatore mobile Jawwal e
alla società Telecom Wataniya (sceso dai 2,85 NIS di quando ha avuto
inizio il concorso).
Coloro
che se lo possono permettere massaggiano il nome di Assaf un centinaio
di volte e arricchiscono le compagnie, ma chi può? Sicuramente non la
maggior parte delle persone che vivono nei campi profughi. Gli egiziani,
che si sono mobilitati per votare per il loro connazionale (trascurando
le prestazioni migliori di Assaf, protesta la gente di Gaza e di
Ramallah) superano i palestinesi. D’altra parte gli egiziani sono più
poveri. La Banca di Palestina ha dichiarato che avrebbe donato un sms a
sostegno di Assaf per ogni sms inviato, per compensare il divario
demografico a favore del candidato egiziano. I palestinesi del ‘48,
cittadini di Israele, possono votare su web.
Anche
se Assaf non fosse stato dichiarato il vincitore, sarebbe stato
ugualmente incoronato come eroe palestinese contemporaneo. Giovani e
meno giovani, laureati di prigioni e di università occidentali,
residenti dei campi profughi, quartieri Yuppie di Haifa e di Ramallah,
uomini e donne, veterani dell’OLP e persone che preferiscono non
interessarsi di politica – tutti sono stati seduti a guardare lo
sfavillante concorso, ad ascoltare le lodi e gli stupidi commenti dei
giudici, e hanno seguito con orgoglio Assaf di tappa in tappa fino alla
finale.
Assaf è di gran moda su Facebook. Enormi schermi hanno trasmesso le ultime due tornate nei ristoranti e nelle piazze delle strade. In tutta Gaza i cuori hanno perso il ritmo quando Assaf “non ha cantato come la volta precedente”; mentre c’è stato un mordersi le unghie a dismisura prima dell’annuncio dei risultati di ciascuna fase del concorso. Fin dalle incursioni dell’IDF del 2002 i palestinesi non avevano sperimentato un’esperienza tanto unificante. Il cantante libanese e giudice di Arab Idol, Ragheb Alama, ha definito Assaf come “ un ‘razzo’ di amore e di pace che vola sopra le città della Palestina, Gerusalemme, Nazareth, Gaza e Ramallah.”
Eppure,
l’unità ha le sue crepe. Diversi leader religiosi della Striscia di
Gaza e della West Bank – non solo gli affiliati di Hamas – hanno
espresso la loro opposizione allo show, in onda sul canale saudita MBC, e
si può capire perché: un evento occidentale importato, un pubblico
misto di uomini e donne, cantanti femminili che mostrano i capelli, le
braccia e perfino le caviglie – e tutto questo dal vivo, sotto lo
sguardo di milioni di persone. Alcuni critici hanno sostenuto che questa
non è realmente musica, che distrae dai doveri religiosi, è poco virile
e fa sì che i palestinesi si dimentichino della sorte dei prigionieri.
Lo show va in onda in un momento in cui i poliziotti di Hamas sono
impegnati a cercare di imporre un maggiore integralismo comportamentale:
due mesi fa hanno preso diversi giovani nelle strade e li hanno
costretti a tagliare i capelli; di recente il ministro dell’interno di
Gaza ha parlato della sua missione: salvaguardare la “mascolinità” degli
uomini.
Nel
corso delle ultime settimane, la polizia ha pure ingaggiato una guerra
contro farmaci e compresse di Tramadolo, tranquillanti che creano
dipendenza e che permettono agli uomini di sfuggire ai pensieri e alla
miseria – ma i solerti poliziotti hanno preso di mira anche le
caffetterie in cui le donne fumano il narghilè mentre socializzano con
gli uomini. I portavoce hanno poi negato che si trattasse di una
questione politica, dicendo che era un’iniziativa dei poliziotti stessi.
Questo
è accaduto più volte da quando Hamas ha preso il potere: funzionari di
sicurezza o anonimi uomini armati hanno tentato con la violenza di
imporre un rigido, eccessivo modo di vita ‘musulmano’ interrompendo il
canto in occasione di matrimoni, sfollando i campi estivi dell’UNRWA o
cercando di far rispettare un certo codice di abbigliamento per le
giovani studentesse. Quando hanno incontrato l’opposizione dell’opinione
pubblica, i funzionari hanno affermato che si trattava di iniziative
private e le aggressioni cessavano. Quando non c’era una seria
opposizione – come nel caso della rigida separazione di genere nelle
scuole – le nuove politiche proseguivano.
Ancora,
il governo di Hamas ha capito che non può fermare l’entusiasmo e
l’eccitazione che Assaf ha causato e ora, alcuni funzionari elogiano il
giovane che è divenuto l’”ambasciatore palestinese”. Questo ambasciatore
venerdì è salito sul palco e ha cantato per i prigionieri e i
caduti “In alto la tua Keffiyeh, sollevala”, una canzone degli anni ’90
che si identificava con l’OLP (e tra i canti proibiti ai matrimoni da
Hamas nel 2007 – 2008). Il pubblico e i giudici si sono alzati in piedi e
si sono fatti partecipi nel farla diventare ancora una volta una
canzone per tutti i palestinesi.
Fino
ad ora Assaf è stato attento a non diventare una pedina nelle mani dei
leader dell’Autorità Palestinese – che l’hanno sostenuto fin dall’inizio
– contro il governo di Gaza. Ancora, il fenomeno Assaf disegna i limiti
del tentativo di Hamas di disciplinare la popolazione. In diretto
contrasto con i suoi minuscoli meriti artistici, ‘Arab Idol’ ha
dimostrato proprio quanto grande sia il desiderio dei palestinesi di un
eroe nazionale, il cui nome e le cui azioni abbiano a che fare col
portare felicità, successo e vita, e non dolore, sofferenza e lutto.
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Sono solo canzonette? Assaf, il ragazzo e il mito di Paola
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