Gideon Levy : Israele è uno Stato legittimo?


Haaretz.com
24.06.2013

http://www.haaretz.com/opinion/is-israel-a-legitimate-state.premium-1.531399
Israele è uno Stato legittimo?

La Conferenza presidenziale nulla ha fatto per legittimare Israele, così come documentare le malefatte dell’occupazione ed evidenziare il razzismo non vanno incolpati della delegittimazione del regime. 
di Gideon Levy
La domanda provocatoria (e impegnativa) insita in questo titolo è irrilevante. Fatta eccezione di Israele un’accusa di tal genere non è stata scagliata contro nessun altro Stato, e a essere onesti, Israele non è considerato seriamente nemmeno illegittimo – almeno non nel senso che, per spaventare la gente, la destra nazionalista del paese vorrebbe farci credere. Quando si discute sul tema, la questione non è se determinati stati sono legittimi o meno, bensì se lo sono determinati regimi. I regimi dell’Iran, della Corea del Nord, della Birmania, e altri ancora, vengono considerati illegittimi per la loro condotta, ma nessuno mette in discussione la legittimità dell’Iran in quanto Stato. Naturalmente ci sono Stati che sono nati nel peccato – gli Stati Uniti sono in testa al gruppo – ma nessuno mette in discussione la legittimità degli Stati Uniti. Lo stesso vale pure riguardo a Israele. Si tratta di uno Stato che esiste, la cui esistenza è fuori di dubbio.

 Quando la destra grida “delegittimazione”, esagera di proposito. Anche la critica più appassionata di Israele è diretta al regime: ha a che fare per lo più col fatto che Israele è un regime di occupazione – una realtà palesemente illegittima – e in alcuni casi è diretta alla sua definizione di Stato nazionale-etnico, di Stato ebraico. 
Non c’è un altro Stato che effettui un’occupazione di tal genere, e neppure che si definisca sulla base della sua purezza etnica, religiosa o nazionale. La Francia non è lo Stato del Francese, né la Germania lo Stato dei Tedeschi. Entrambi sono Stati dei loro cittadini. Tedeschi e francesi non sono definiti solo per il sangue che scorre nelle loro vene – se il nonno dell’uno aveva sangue francese o una nonna ariana – ma piuttosto dai processi di naturalizzazione in tali paesi. 
Un tedesco di origine turca, come pure un francese di origine algerina, sono cittadini con piena parità di diritti. Nella nuova era dell’immigrazione internazionale, la questione della purezza etnica è diventata irrilevante e illecita. Questo dovrebbe essere pure vero per ciò che riguarda Israele. Non ha alcun diritto di rivendicare criteri diversi da quelli del resto del mondo. 
La paura dispensatrice di delegittimazione è volta a oscurare la realtà e a permettere a Israele di ignorare la responsabilità per le sue azioni, il che è la fonte della mancanza di legittimità del regime israeliano. Sono veramente pochi coloro che parlano seriamente di distruggere Israele, e in ogni caso, nessuno è tanto potente da farlo. Coloro che criticano e odiano Israele – e sfortunatamente sono in molti – mettono in discussione il regime e le politiche di Israele, non la sua esistenza. Credono che i valori di una giustizia naturale impongano una Israele diversa: che non sia occupante e non sia (solo) ebraica. 
Pertanto, la responsabilità della sua percezione come illegittima spetta a coloro che sostengono lo status quo. Da biasimare non sono i feroci critici di Israele in patria e all’estero per la loro campagna anti-israeliana e le sue conseguenze – boicottaggi, isolamento e ostilità – ma piuttosto coloro che decidono le politiche di Israele. Gli Stati che, nel 21° secolo, insistono nel prorogare un’occupazione o si definiscono etnicamente puri vengono messi al bando. Questi sono i punti sollevati dai critici di Israele. Questi comprendono anche l’autore, che, per la verità, è motivato dalla paura per il futuro di Israele, e altri che sono spinti da un antisemitismo patologico, ingiustificato e pieno di livore. Israele non dovrebbe fornire pretesti per tale odio. 
La Conferenza presidenziale “Affrontiamo il domani” non ha fatto nulla per legittimare Israele, come gli spin doctor (*) vorrebbero farci credere, così come la documentazione delle malefatte dell’occupazione e il fare notare il razzismo non sono da incolpare della delegittimazione del regime. In effetti, i residui di legittimità di cui gode il regime israeliano sono dovuti alla sua democrazia relativa, almeno per ciò che concerne gli ebrei. Coloro che ora cercano di limitare i diritti civili esistenti aumentano solo l’isolamento di Israele. 
Sarebbe stato meglio affrontare onestamente la realtà con un atteggiamento sobrio invece di quello di chi ha subito il lavaggio del cervello: uno Stato che è stato fondato in larga parte sulle ceneri dell’Olocausto, la cui creazione è stata sostenuta con entusiasmo dalla maggior parte delle nazioni, la cui esistenza oggi si regge su una maggioranza ancor più grande, si è allontanato dal sentiero e ha perso la sua via; questo è il motivo della protesta contro di lui. Israele domina con crudeltà e violenza un’altra nazione, lasciando tanti dei suoi figli, che sono nati qui, privi di autodeterminazione e di diritti civili, e definisce i diritti dei suoi cittadini esclusivamente sulla base della loro appartenenza nazional-religiosa. Ve la sentireste di sostenere uno Stato di tal genere? Ai vostri occhi questo suo carattere è legittimo? 
(*) – portavoce assunto per dare ai media un’interpretazione favorevole degli eventi  [n.d.t.] 
(tradotto da mariano mingarelli)

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