Israele : Il “detenuto X” e l’agente (australiano) del Mossad morto suicida in carcere
Un nome.
Finalmente. E un volto. E una storia. Ma anche tanti perché. E,
soprattutto, qualche critica. Anzi. Tante critiche. A partire da quella
più elementare: com’è stato possibile che un detenuto, rinchiuso nella
cella più sicura e sorvegliata del mondo, si sia suicidato senza che
nessuno se ne accorgesse?
Questa è una storia che inizia in un’afosa giornata di fine giugno 2010,
quando si viene a sapere che c’è una persona, senza nome né volto né
capi d’accusa né condanna, detenuta nel carcere di massima sicurezza
d’Israele, isolato dal resto del mondo e anche dal resto della
struttura. Non può parlare con nessuno. Non può ricevere. L’unica cosa
che gli permettono è mangiare e bere. Per il resto, il vuoto assoluto.
La vicenda compare per qualche minuto sul sito di news Ynet, associato al quotidiano più venduto in Israele, lo Yedioth Ahronoth. Poi scompare nel nulla. Gli altri giornali dello Stato ebraico non possono riprenderla. La stessa Ynet è obbligata a cancellarla dal web. Ma non i blogger. Soprattutto quelli che hanno base fuori da Israele. Internet si scatena. C’è chi dice che il detenuto sconosciuto sia Joseph Moshe,
microbiologo inseguito per le vie californiane e arrestato perché
sospettato di aver prodotto una tossina mortale. C’è chi insinua – come
l’informato blogger Richard Silverstein – che si tratti di Ali-Reza
Asgari, generale iraniano che si pensava fosse stato rapito dal Mossad.
Voci.
Speculazioni. Interrogazioni parlamentari alla Knesset. Denunce. Le
uniche cose certe, nell’estate del 2010, sono che il «detenuto X», come
sarà chiamato da quel momento, è rinchiuso nel carcere di massima
sicurezza Ayalon, a pochi chilometri da Ramla, nel centro d’Israele. Che
è stato portato in una singola cella dell’Unità 15, l’ala distaccata
dal resto della struttura da due porte di ferro insonorizzate. Che si
trova esattamente dove sono stati detenuti Yigal Amir, l’assassino nel
1995 Yitzhak Rabin, e Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare che nel 1986
raccontò al Sunday Times l’esistenza di un piano nucleare israeliano.
Pochi mesi dopo, il 27 dicembre 2010, sempre Ynet
scrive che due settimane prima, in una cella dell’Unità 15 un detenuto
si era suicidato. Ma, a differenza della prassi, per la prima volta
l’autorità carceraria non rilascia nessun rapporto ufficiale. Del
detenuto suicida non si conoscono né il nome, né il volto. E, nemmeno,
il motivo della vita dietro le sbarre. Anche in questo caso, come nel
luglio 2010, la notizia scompare dopo pochi minuti. Qualcuno inizia a
pensare che tra il suicidio e il «detenuto X» ci sia un collegamento. Ma
si tratta di supposizioni.
Fino ad oggi. Fino a quando un’inchiesta dell’emittente australiana Abc (in fondo il video)
non squarcia il velo. E racconta, per la prima volta, chi è il
prigioniero senza volto. E cos’è successo. Mezz’ora di trasmissione, di
viaggio in Israele per cercare di capire e spiegare. «Tutte le prove in
nostro possesso dicono che il “detenuto X” è un cittadino australiano di
Melbourne», racconta l’inchiesta della trasmissione “Foreign
Correspondent”. «L’uomo si chiamava Ben Zygier, era un agente del Mossad
ed era conosciuto in Israele con il nome di Ben Alon. È stato trovato
impiccato in cella il 15 dicembre 2010. Una settimana dopo il suo corpo è
stato portato a Melbourne per i funerali».
Ben
Zygier-Ben Alon aveva 34 anni quand’è morto. A Melbourne aveva studiato
al King David e Bialik College. Era membro del movimento sionista
Hashomer Hatzair. Nel 2000, a 24 anni, aveva deciso di trasferirsi nello
Stato ebraico. Era sposato con una donna israeliana e aveva – ha – due
bambini piccoli Romi e Yuli. A un certo punto della sua vita
mediorientale era stato contattato dal Mossad. E da quel momento era
diventato un loro agente. L’incarico non era passato sotto silenzio.
Prima l’intelligence australiana aveva avviato un’inchiesta su Ben
Zygier e altri due connazionali. Tutti e tre diventati 007 di
Gerusalemme. Poi il quotidiano locale The Age aveva cercato di contattare proprio Zygier. Ma invano.
Perché, nel
frattempo, l’uomo era già finito in una cella di massima sicurezza
dell’Unità 15. Il motivo, ancora oggi, resta un mistero. Un mistero che
Ben forse si porterà nella tomba. Lì, sotto a una lapide di marmo scuro
al cimitero Chevra Kadisha di Melbourne dov’è stato sepolto il 22
dicembre 2010.
Allegati
Lo scandalo sul “detenuto X”, l’appello di Netanyahu alla stampa e i rischi per il Mossad
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Lo scandalo sul “detenuto X”, l’appello di Netanyahu alla stampa e i rischi per il Mossad
© Leonard Berberi
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