DIRAR ABU SISI, L'INGEGNERE RAPITO DUE ANNI FA
IN UCRAINA IN CIRCOSTANZE ANCORA DA CHIARIRE, E' IN ISOLAMENTO IN UN
CARCERE ISRAELIANO DA DUE ANNI. STA RISCHIANDO DI PERDERE L'USO DELLA
PAROLA.
Sintesi personale
RAMALLAH (Ma'an) -. Un uomo palestinese detenuto in isolamento in Israele da due anni sta perdendo la sua capacità di ricordare la
lingua e ha disturbi del linguaggio- Lo ha riferito un avvocato che lo ha visitato in
carcere.Abu Sisi scomparve nel febbraio 2011 e l' ordine di mantenere Abu Sisi in isolamento è
stato rinnovato per altri sei mesi il 1 ° novembre 2012. L' avvocato ha riferito che le guardie carcerarie avrebbero attuato altre misure punitive nei suoi confronti : cibo marcio e sequestro del suo diario .
Direttore tecnico presso l'impianto di elettricità di Gaza,
Abu Sisi nega l'accusa di aver aver voluto potenziare la capacità dei razzi di
Hamas che, a sua volta, ne nega l'appartenenza al
gruppo.
Abu Sisi, padre di sei figli e marito di una donna ucraina, era
scomparso durante un viaggio tra Kiev e la città orientale di Kharkov
nella notte tra il 18 e il 19 febbraio . Sua moglie Veronica ha dichiarato
che assistenti di treno le dissero che suo marito era stato portato via
da due uomini che si atteggiavano a ufficiali del servizio segreto
ucraino. Un mese dopo Israele ha parzialmente revocato la censura sulla sua scomparsa e Abu Sisi è stato giudicato da un tribunale israeliano.
http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=566059
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L’anniversario (in carcere) di Abu Sisi, l’ingegnere “rapito” in un treno ucraino
Non
sciopera. Non fa rumore. Non parla. Anzi, a dirla tutta: sembra quasi
non esistere. Eppure è uno dei detenuti palestinesi più sorvegliati.
«Fermato» in modo rocambolesco in Europa, fatto sparire per tre
settimane, poi portato davanti a un giudice israeliano. Quindi rinchiuso
in un carcere di massima sicurezza.
Mentre
si sospira per la fine dello sciopero della fame (dopo 66 giorni) di
Khaled Adnan, c’è un altro protagonista delle carceri israeliane. Un
uomo sul quale aleggiano misteri e contraddizioni. Si chiama Dirar Abu
Sisi, ha 43 anni, una moglie (ucraina), sei figli che l’aspettano a
casa, a Gaza City, e un lavoro alla centrale elettrica della Striscia.
Nella
notte tra il 18 e il 19 febbraio 2011 Abu Sisi sparisce. Era salito da
poche ore su un treno alla stazione di Kharkov, in Ucraina.
Destinazione: Kiev, a 500 chilometri di distanza, dove l’aspettava il
fratello, da 15 anni in Olanda. Ma nella capitale l’uomo non ci arriverà
mai. Veronika, la consorte, inizia a parlare subito di un rapimento dei
servizi segreti. Anzi, dice di più: «quelli del Mossad hanno preso mio
marito», denuncia. La donna passa giorni interi a parlare con
giornalisti e diplomatici, politici e uomini dell’Intelligence ucraina.
Ma niente.
Dirar Abu Sisi, nella sua prima apparizione pubblica, lo scorso anno, dopo il "rapimento" in territorio ucraino
Fino
a quando, tre settimane dopo, una domenica pomeriggio, arriva
l’ammissione da parte israeliana: l’ingegnere palestinese è nelle mani
dello Stato ebraico. In stato di detenzione. A rendere pubblico qualcosa
di competenza dei servizi segreti di Gerusalemme è stato un giudice del
tribunale di Petah Tikva (vicino a Tel Aviv): il togato autorizza
soltanto la pubblicazione del fatto che Abu Sisi sia in una galera
israeliana. Quanto alle ragioni, il silenzio assoluto.
Passano
i giorni. La famiglia del palestinese reclama il marito-padre a Gaza
City. In Ucraina si chiedono come sia possibile che agenti dei servizi
segreti stranieri vengano e facciano un po’ quel che gli pare. Spunta
anche una prima versione, ufficiosa, sui motivi del «rapimento»: l’uomo
da mesi lavorerebbe alla costruzione di una bomba potente e sarebbe in
contatto con 007 siriani, libanesi, iraniani. Si tratterebbe, poi, dello
stesso Abu Sisi indicato come uno degli uomini di fiducia di Hamas e
quindi vicino a chi detiene da quasi cinque anni il soldato israeliano
Gilad Shalit.
Elementi,
indizi, sospetti, accuse. Quanto basta per convalidare il fermo. Poi il
carcere. Intanto continuano le indiscrezioni. Raccontano, quelle voci,
che Abu Sisi sarebbe stato prelevato un’ora dopo la partenza del treno
ucraino da uomini vestiti con la divisa dell’ente ferroviario locale.
L’operazione, tutta gestita dal Mossad, sarebbe scattata dopo l’ok delle
autorità ucraine. L’ingegnere palestinese sarebbe poi stato portato
all’aeroporto di Poltava, sempre un Ucraina. Una destinazione famosa già
in passato per voli segreti con a bordo persone non meglio
identificate. Arrivato in Israele, Abu Sisi sarebbe stato tenuto prima
al centro di detenzione dello Shabak (il servizio di sicurezza dello
Stato ebraico) di Petah Tikva, poi trasferito nella prigione di Shikma,
vicino Ashqelon.
I sei figli dell'ingegnere di Gaza City
Poi
di Abu Sisi si perdono le tracce. Di nuovo. Nessuno parla o scrive
dell’uomo prelevato da un treno in corsa in Europa. Fino a quando, su
Shehab News Agency, un’agenzia stampa, non compare il racconto di un ex
detenuto, ex vicino di cella di Abu Sisi e ora libero grazie allo
scambio tra i carcerati palestinesi e Gilad Shalit.
Rivela,
il detenuto, quel che l’ingegnere di Gaza City gli avrebbe raccontato.
«Sette uomini mi hanno ammanettato e bendato», avrebbe detto Abu Sisi.
«Mi hanno prelevato da un treno, mi hanno portato vicino Kiev, mi hanno
fatto sedere su una sedia e poi mi hanno detto: “Sai chi siamo? Quelli
dell’intelligence israeliana”». Poi ad Abu Sisi quegli uomini avrebbero
tolto la benda. «Ho visto davanti a me Yoram Cohen». Non è uno
qualunque, Cohen. Di lì a qualche settimana diventerà il capo dello Shin
Bet, i servizi di sicurezza dello Stato ebraico. Un numero uno «in
pectore» che, in terra straniera (Ucraina), «sequestra» un cittadino e
lo interroga. A chi di queste cose s’intende, la presenza di un uomo
chiave della sicurezza israeliana sembra «altamente improbabile»: «Non è
nella prassi dell’Intelligence dello Stato ebraico», dicono.
E
comunque. Avrebbe raccontato ancora Abu Sisi: «Mi hanno fatto un sacco
di domande su Gilad Shalit. Mi hanno chiesto conto dei miei rapporti con
Al-Qassam, il braccio armato di Hamas». Gli agenti israeliani avrebbero
fatto le stesse domande per ore. «Mi hanno anche malmenato, mi hanno
tirato schiaffi, calci e pugni», avrebbe rivelato ancora l’ingegnere
palestinese. «Sono andati avanti così per 5-6 ore». L’indicazione
temporale, a dire il vero, è una stima. L’uomo palestinese non aveva
orologi o altro.
La
testimonianza finisce qui. Da Israele non hanno né confermato, né
smentito. E restano ancora sconosciute le accuse, quelle vere. Anche se
fonti qualificate si limitano a dire che l’accordo a cavallo tra
settembre e ottobre 2011 per la liberazione di Gilad Shalit sarebbe
avvenuto anche grazie ai «consigli» di Dirar Abu Sisi, l’ingegnere di
Gaza City.
© Leonard Berberi
3 I funzionario Onu: Israele ha rapito ingegnere palestinese in Ucraina
Le forze di
sicurezza di Israele possono avere rapito un ingegnere palestinese in
Ucraina, ha dichiarato un funzionario delle Nazioni Unite all'Associated
Press , aggiungendo che probabilmente ciò è avvenuto con la complicità
dei servizi di sicurezza del Paese .Dirar Abu Sisi,di 42 anni, è
scomparso "in circostanze sconosciute" il 19 febbraio . Era salito sul
treno delle 22:55 a Kharkiv ,per recarsi a Kiev ed incontrare il
fratello che lo stava raggiungendo da Amsterdam. Secondo Viktoria
Kushnir, una portavoce del ministero degli Interni si trovava in
Ucraina per chiedere la cittadinanza.Maksim Butkevych, portavoce delle
Nazioni Unite per i Rifugiati in Ucraina, si è così espresso: " Tutto
fa pensare ad un rapimento violento e illegale "La moglie di Abu Sisi,
Veronika di 32 anni, sostiene che il servizio segreto israeliano lo
ha sequestrato , al fine di sabotare la centrale elettrica ,controllata
da Hamas, nella Striscia di Gaza, dove ha lavorato a lungo come senior
manager." "Mio marito non ha mai partecipato ad alcuna attività
politica e tantomeno è un simpatizzante di hamas .A Gaza, i colleghi e
vicini di Abu Sisi lo descrivono, invece, come un sostenitore
dell'organizzazione islamista.Il gruppo israeliano Hamoked, che difende i
diritti dei palestinesi, sostiene che Abu Sisi è detenuto in una
prigione israeliana dal 19 febbraio e, precisamente , a Shikma Il suo
avvocato ha confermato la detenzione e il rapimento,mentre la moglie
ha ricevuto una telefonata dal marito che affermava di essere in
Israele. Il servizio carcerario israeliano ha negato ciò, mentre lo
Shin Bet, ha rifiutato ogni commento.La moglie ,convertitasi
all'Islam per sposare il marito. è disperata:
"Non so cosa raccontare ai miei figli :lui non è stato ucciso da una
bomba, è scomparso da un treno in un paese democratico"UN official: Israel kidnapped Palestinian engineer from Ukraine
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