Gaza: Perché tale violenza? di Michael Warschawski

AIC - Alternative Information Center
21.11.2012

http://www.alternativenews.org/english/index.php/news/opinion/5708-gaza--why-all-that-violence-.html 
Gaza: Perché tale violenza?

di Michael Warschawski


La ragione delle ultime aggressioni criminali di Israele va cercata nella strategia politica della leadership neo – conservatrice di Israele, una strategia di guerra permanente e preventiva contro l'Islam...e contro la rielezione di Barack Obama. Rafforzare Hamas è uno degli obiettivi di Israele, e qui ha registrato un successo clamoroso.
                   
Non abbiamo parole per esprimere il nostro shock e la nostra indignazione mentre osserviamo i sacrifici di un milione e mezzo di palestinesi, uomini, donne e bambini, che vivono nella piccola Striscia di Gaza. Non
abbiamo parole per esprimere la nostra ammirazione per la fermezza della popolazione di Gaza e della sua leadership politica, unite contro gli aggressori israeliani.

Allo stesso modo, non abbiamo parole per esprimere il nostro disgusto per la maggior parte della copertura mediatica internazionale ed israeliana rispetto a questo colossale crimine di Israele. Mentre i primi la
presentavano in termini di “guerra” tra due parti simmetriche, che condividono eque responsabilità ed eguali sofferenze, i giornalisti israeliani – in generale – dibattevano l'opportunità di una possibile invasione via terra di Israele...esclusivamente dal punto di vista delle considerazioni militari israeliane. Haaretz (19 novembre) riporta in prima pagina che l'80% degli israeliani sostengono l'”operazione” e che il 39% sono in favore della continuazione degli attacchi aerei, mentre soltanto un 30% vorrebbe assistere ad una offensiva via terra. In poche parole: colpire i palestinesi a Gaza il più possibile, ma non mettere in pericolo le vite dei nostri soldati.

L'aggressione contro Gaza è un ulteriore esempio della rinnovata strategia di “guerre asimmetriche” tra una delle più forti potenze militari mondiali da una parte, ed una popolazione sostanzialmente disarmata dall'altra. Vergogna su tutti coloro che osano utilizzare il concetto di “guerra” per descrivere una strategia di massacro della popolazione civile! La nostra indignazione, comunque, non può rimpiazzare la necessità di
tentare di capire le ragioni di tale violenza pianificata e di rispondere alla domanda “perché tale violenza”.

Diversi giornalisti e editorialisti legano la decisione di attaccare Gaza alla volontà di scatenare una guerra – come atmosfera perfetta per le imminenti elezioni in Israele. Indubbiamente, se lo scontro non dura troppo a lungo, può aiutare il blocco Netanyahu – Lieberman – Barak, nonostante questo gruppo sappia che vincerà comunque le prossime elezioni, non avendo una opposizione reale. Consapevoli del cinismo risaputo di
questi tre individui, c'è chi non può escludere il fatto che tali considerazioni abbiano attraversato la loro mente, anche se non saranno le motivazioni principali della loro decisione.

La ragione di questa recente aggressione criminale va ricercata nella strategia politica della leadership neo – conservatrice di Israele, una strategia di guerra permanente e preventiva contro l'Islam, basata sulla
religione dello scontro di civiltà...e contro la rielezione di Barack Obama. Non soltanto Netanyahu ha scommesso tutto sulla vittoria di Romney – perciò supportando apertamente il candidato repubblicano nella sua battaglia contro Barack Obama, ma il PM israeliano non aveva alcun dubbio che Romney avrebbe vinto. Di fronte alla paura reale di rappresaglia politica da parte della Casa Bianca ed al rischio di un attentato del presidente USA di implementare il proprio discorso del Cairo, i neo – conservatori israeliani non avevano altra scelta se non quella di anticipare le pressioni statunitensi con un'ampia provocazione che avrebbe
reso impossibile ogni eventuale imposizione di mediazioni di pace – la vecchia politica israeliana della coda che sposta il cane. Mentre la nuova amministrazione americana potrebbe essere interessata a pacificare l'arena mediorientale, Netanyahu e gli altri stanno spingendo per un confronto che porterebbe una nuova vitalità alla loro strategia globale di guerra. Le vittime innocenti di Gaza, infatti non sono niente di più del messaggio a Barack Obama: “non sognarti nemmeno di spingerci a rinnovare il dialogo con i palestinesi! Noi siamo pazzi, e piuttosto che avviare delle negoziazioni, siamo pronti a “riportare il Medioriente all'età della
pietra!” (Ministro degli Interni, Eli Yishai)”.

Questo è il punto su cui si sbagliano profondamente i commentatori che caratterizzano il movimento di Netanyahu come poco accorto “perché sta rafforzando Hamas”. Il rafforzamento di Hamas è precisamente uno degli obiettivi dei neo – conservatori israeliani; se davvero questo è uno dei loro obiettivi, la leadership politica israeliana può registrare un successo sorprendente. Grazie alla sua capacità di rivendicare e “riscaldare” le maggiori città di Israele, Hamas ha vinto più popolarità e legittimazione...alle spese del presidente palestinese Mahmoud Abbas, che è diventato totalmente irrilevante e le sue aspettative del “processo di pace”, semplicemente patetiche. Infatti, Abu Mazen può essere considerato come un ulteriore vittima collaterale dell'aggressione israeliana contro Gaza.  (tradotto a cura di Palestina Rossa)

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