Dario Calimani, …Barenboim
È in atto una faziosa campagna contro Israele da parte di una stampa e di un’opinione pubblica poco interessate all’obiettività dei fatti. Con questa fa il paio la perdurante inversa campagna all’interno dell’ebraismo italiano contro gli ebrei che non sostengono Israele a spada tratta. E non si tratta di uno scontro sulle idee, ma di un odioso linciaggio delle persone. Ultima vittima ne è Daniel Barenboim, superlativo direttore d’orchestra, in possesso fra gli altri di regolare passaporto israeliano. Grazie a un’avventata analogia con i nazisti che ascoltavano Wagner nei campi di sterminio, Barenboim viene trattato da collaboratore nazista per aver suonato Wagner in Israele. Una tecnica retorica che piacerebbe a Oddifreddi, il matematico e logico (logico?) che di recente ha assimilato le azioni israeliane contro i palestinesi a quelle dei nazisti. Ostracismo, quindi, non solo a Wagner, ma anche a Barenboim, ebreo traditore perché, fiducioso che la musica possa favorire il dialogo fra i popoli, ha messo insieme un’orchestra di musicisti israeliani e palestinesi, e li ha fatti suonare anche a Gaza. Barenboim al bando, dunque. E io non potrò più ascoltare le sue sinfonie di Beethoven e i suoi concerti per pianoforte di Mozart. O lo farò di nascosto, al buio in cantina, là dove tengo il mio Chateau Lafite Rothschild, e brinderò a tutti gli estensori delle liste di proscrizione.
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