Paola Caridi (invisiblearabs): Dopo l’emiro, l’escalation. Articoli di ottobre

Solo poche ore è durato il silenzio su Gaza e sul sud di Israele. Le poche ore della visita – ieri – dell’emiro del Qatar sheykh Hamad bin Khalifa al Thani nella Striscia. Poi, il silenzio è stato rotto – come succede da anni – da suoni che fanno paura. L’escalation militare si è fatta più rapida e intensa. Tanto che da entrambe le parti del confine le scuole sono state chiuse. Non solo nelle cittadine del Negev, da parte delle autorità israeliane. Ma anche a Gaza, per volere delle autorità di Hamas, che stamattina hanno fatto evacuare gli istituti scolastici per timore che i raid potessero colpire, com’era successo nel primo giorno di bombardamenti durante l’Operazione Piombo Fuso, dopo il Natale del 2008, gli studenti in entrata o in uscita dalle scuole.
Di nuovo ritorsioni e rappresaglie, dunque, tra raid dell’aviazione israeliana e lanci di razzi delle fazioni armate palestinesi. Il bilancio, a stamattina, è di tre palestinesi uccisi nei raid dell’aviazione israeliana compiuti sin dalla serata di ieri sul nord di Gaza, e di un altro  miliziano ucciso nel sud della Striscia.

La risposta delle fazioni armate palestinesi, compresa l’ala  militare di Hamas, non si è fatta attendere. Circa cinquanta tra razzi e colpi di mortaio sono stati sparati sin dall’alba verso le cittadine del Negev. Tre lavoratori stranieri sono stati feriti in modo serio. L’aviazione israeliana ha a sua volta bombardato il sud di Gaza, sia con attacchi aerei sia con i carri armati.
L’intensificazione degli scontri tra Israele e le fazioni armate di Gaza è iniziata due settimane fa, dopo l’uccisione di un leader del fronte salafita della Striscia. In quel raid dell’aviazione israeliana erano stati anche feriti cinque bambini. Da allora, le ritorsioni dall’una e dall’altra parte non si sono fermate. E non si è fermata neanche la guerra di parole, che dopo la visita dell’emiro del Qatar a Gaza si è fatta ancora più aspra.

Il presidente israeliano Shimon Peres ha detto che Gaza deve scegliere tra lo sviluppo e il terrorismo. E Hamas, attraverso il portavoce Fawzi Barhoum, considera l’escalation diretta contro l’emiro del Qatar, che ha rotto il blocco politico di Gaza.
Cosa sta succedendo? Perché – proprio ora – l’escalation? Difficile, come sempre, comprenderlo fino in fondo. Da un lato, il fatto che anche l’ala militare di Hamas partecipi ai lanci di razzi o di colpi di mortaio, può significare due cose, l’una molto diversa dall’altra. La prima: il timore, da parte di Hamas, che la perdita di consenso sia troppo diffusa, e che quindi ci sia necessità di far vedere che le Brigate al Qassam continuano a far parte della muqawwama, della resistenza contro Israele, alla stregua delle altre fazioni armate. Il messaggio non sembra tanto rivolto alla Jihad Islamica, quanto alle fazioni armate legate ai partiti laici, in primis il gruppo del Fronte Popolare, e poi ai gruppi del fronte salafita e ai Comitati di Resistenza Popolare. Il secondo significato, del tutto diverso, riguarda gli equilibri interni a Hamas: bisogna dunque capire, e non è semplice, se la partecipazione dell’ala militare di Hamas al lancio di razzi verso Israele è legato ai rapporti con gli altri gruppi armati, oppure non è invece un modo per esercitare una pressione dentro Hamas, verso l’ala politica. Se insomma, com’è già successo in altre fasi della storia recente di Hamas, l’ala militare non sia divenuta in tutto e per tutto un soggetto politico dentro il movimento islamista.
Sull’altro versante, sul versante israeliano, l’escalation può avere diverse ragioni. Intanto, una pressione su Hamas, dopo lo sdoganamento politico attuato dall’emiro del Qatar (e dunque anche dall’Egitto) del movimento islamista dentro Gaza. Proprio oggi, e proprio per ragioni di sicurezza – singolare coincidenza – il carburante proveniente dal Qatar non ha potuto fare il suo ingresso a Gaza, perché le forze armate israeliane hanno chiuso il valico di Kerem Shalom.
E poi, potrebbe esserci anche la tentazione di ripetere un’operazione sul tipo di quella del 2008-2009, per evitare il consolidamento del potere di Hamas e sperare che la popolazione di Gaza si rivolti verso il governo de facto. Personalmente, non credo che l’escalation si tramuterà in una guerra, sul tipo di quella del 2008-2009. Ma nel Medio Oriente di nulla si può essere certi, soprattutto quando sono le armi a parlare.
La foto, che ritrae l’emiro del Qatar in macchina con Ismail Haniyeh alla guida, è presa da twitter.
Il brano per la playlist? Phil Collins in un drum solo, a Bercy.
 Dopo l’emiro, l’escalation

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