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Estate di crisi anche in Israele, Netanyahu teme un ritorno della “Primavera”


Crescita in forte rallentamento, bilancia commerciale con deficit in costante peggioramento: il deterioramento dell’economia israeliana è sempre più evidente. Tanto che il governo tenta di correre ai ripari. Sono appena state introdotte diverse tasse sul tabacco e sul consumo di bevande alcoliche e già il premier Benjamin Netanyahu(leader del partito conservatore Likud) si appresterebbe a varare un pacchetto di misure di austerità per compensare l’aumento del deficit di bilancio del Paese (salito del 4% sul Pil rispetto alle previsioni del 2012). Tel Aviv sarebbe anche pronta ad alzare l’aliquota fiscale dal 16 al 17% e ad introdurre un aumento del 2% di contribuzione per le famiglie con un reddito annuale di almeno 199.300 euro. La scure, secondo quanto scrive la stampa israeliana, si dovrebbe abbattere anche sui bilanci di tutti i ministeri, salvo i dicasteri della Difesa, dell’Istruzione e del Welfare.
L’estate si preannuncia, dunque, “calda”. Come “calda” fu quella dell’anno scorso quando, sempre in luglio, il Paese fu attraversato da una serie di manifestazioni – sulla scia degli indignados spagnoli - con centinaia di migliaia di persone che invocavano una maggiore equità sociale e distribuzione della ricchezza: diminuzione del costo delle case (aumentato di un terzo negli ultimi quattro anni); scuola pubblica gratuita; aumento dei salari di poliziotti, pompieri, medici, infermieri, assistenti sociali e altri impiegati pubblici; prezzi dei cibi di prima necessità tenuti sotto controllo e riduzione dei costi della benzina. Allora Netanyahu istituì una task force con il compito di trovare delle soluzioni. Le proteste di questi giorni dicono che quella task force non ha raggiunto i risultati sperati.

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