Siria, Assad: "siamo in guerra". Piano Onu di unità nazionale
della Redazione
Roma, 28 giugno 2012, Nena News - Un nuovo segnale di escalation nel conflitto in Siria è venuto ieri dal presidente Bachar al Assad in persona. In un discorso trasmesso dalla tv di stato ha dichiarato che il paese è «in guerra»: un netto cambiamento, perché finora si è riferito alla rivolta lcome opera di «gang terroriste», o teppisti.«Viviamo in un vero stato di guerra, da tutti i punti di vista», ha detto Assad rivolgendosi al suo nuovo governo, appena insediato; come è ovvio ha aggiunto che «tutte le politiche vanno dirette a vincere questa guerra».
Altro segnale di escalation erano stati, martedì, combattimenti di particolare intensità nei sobborghi di Damasco; ieri però il livello degli scontri sembrava calato. si segnala invece un raid armato contro una televisione satellitare, Ikhbariya tv, privata ma schierata con il governo. L'assalto è stato compiuto all'alba da uomini che hanno ucciso tre impiegati della tv e hanno devastato l'edificio, una ventina di chilometri a sud della capitale Damasco. I testimoni parlano di una piccola esplosione seguita da una molto forte, prima che il commando armato facesse irruzione. Le immagini mostrate poi dalla tv di stato mostrano macerie e studi devastati. La tv è riuscita a tornare in onda dopo qualche ora. Sulla responsabilità dell'attacco c'è la consueta guerra di notizie. Il governo lo addebita a ribelli; l'opposizione dice che sono stati disertori della Guardia Repubblicana. Se fosse vero, sarebbe indizio di una crepa nel corpo finora più leale al presidente. Ma non sarà facile capire chi dice il vero, in piena «nebbia delle notizie di guerra».
Roma, 28 giugno 2012, Nena News - Un nuovo segnale di escalation nel conflitto in Siria è venuto ieri dal presidente Bachar al Assad in persona. In un discorso trasmesso dalla tv di stato ha dichiarato che il paese è «in guerra»: un netto cambiamento, perché finora si è riferito alla rivolta lcome opera di «gang terroriste», o teppisti.«Viviamo in un vero stato di guerra, da tutti i punti di vista», ha detto Assad rivolgendosi al suo nuovo governo, appena insediato; come è ovvio ha aggiunto che «tutte le politiche vanno dirette a vincere questa guerra».
Altro segnale di escalation erano stati, martedì, combattimenti di particolare intensità nei sobborghi di Damasco; ieri però il livello degli scontri sembrava calato. si segnala invece un raid armato contro una televisione satellitare, Ikhbariya tv, privata ma schierata con il governo. L'assalto è stato compiuto all'alba da uomini che hanno ucciso tre impiegati della tv e hanno devastato l'edificio, una ventina di chilometri a sud della capitale Damasco. I testimoni parlano di una piccola esplosione seguita da una molto forte, prima che il commando armato facesse irruzione. Le immagini mostrate poi dalla tv di stato mostrano macerie e studi devastati. La tv è riuscita a tornare in onda dopo qualche ora. Sulla responsabilità dell'attacco c'è la consueta guerra di notizie. Il governo lo addebita a ribelli; l'opposizione dice che sono stati disertori della Guardia Repubblicana. Se fosse vero, sarebbe indizio di una crepa nel corpo finora più leale al presidente. Ma non sarà facile capire chi dice il vero, in piena «nebbia delle notizie di guerra».
Ieri perfino la Casa Bianca ha riconosciuto che la violenza viene esercitata da diverse parti. «Condanniamo tutti gli atti di violenza, incluso quelli che prendono di mira elementi filo-regime», ha detto il portavoce Jay Carney, e ha fatto appello a tutte le parti a mettere fine alle ostilità in Siria. Certo, alla richiesta di commentare le parole di Assad («siamo in guerra»), Carney ha aggiunto che la situazione deriva dall'ostinazione di Assad a «restare attaccato al potere a tutti i costi», senza accennare a chi soffia sul conflitto dall'altra parte.
Anche le Nazioni unite danno un quadro tutt'altro che univoco, nella relazione presentata ieri al Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra da Paulo Pineiro, capo della missione incaricata di riferire sulla situazione in Siria. Gli ispettori dicono che «in un contesto sempre più militarizzato, le violazioni dei diritti umani si stanno verificando nel paese su una scala allarmante, durante le operazioni militari contro i siti dove di pensa si trovino disertori e gruppi armati anti-governativi, in particolare l'Esercito siriano libero». Il rapporto continua però parlando anche di violazioni compiute da gruppi dell'opposizione armata, tra cui omicidi multipli e rapimenti. L'accusa rivolta alle forze forze governative faceva i titoli ieri sui media occidentali, ma l'altra parte del rapporto non è meno allarmante. Gli investigatori Onu dicono che i ribelli usano spesso bambini come messaggeri o aiutanti, esponendoli al rischio di morte o ferite. Dichiarano inoltre di non poter dire con certezza chi abbia compiuto il massacro di Houla alla fine di maggio; l'esame di immagini satellitari, testimonianze e altri indizi porta a pensare che molti siano stati uccisi da soldati governativi, ma che molti altri siano stati presi di mira su base «settaria», cioè di appartenenza etnico-religiosa. Secondo Karen AbuZaid, una degli investigatori (americana), «c'è un aspetto sempre più settario in ciò che avviene in Siria» e questa è cosa assai allarmante.
Ora gli occhi sono puntati su Ginevra, dove sabato si riunirà la conferenza internazionale (a livello di ministri degli esteri) voluta da Kofi Annan. Il mediatore di pace dell'Onu e della Lega Araba ha dichiarato ieri di aver invitato le 5 potenze permanenti del Consiglio di Sicurezza insieme a Turchia, Unione europea, Iraq, Kuweit e Qatar. Non l'Iran, dunque, la cui presenza era auspicata dallo stesso Annan e dalla Russia ma ferocemente opposta da Usa e Gran Bretagna, che l'hanno avuta vinta.
Questo articolo e' stato pubbicato il 28 giugno dal quotidiano Il Manifesto
Anche le Nazioni unite danno un quadro tutt'altro che univoco, nella relazione presentata ieri al Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra da Paulo Pineiro, capo della missione incaricata di riferire sulla situazione in Siria. Gli ispettori dicono che «in un contesto sempre più militarizzato, le violazioni dei diritti umani si stanno verificando nel paese su una scala allarmante, durante le operazioni militari contro i siti dove di pensa si trovino disertori e gruppi armati anti-governativi, in particolare l'Esercito siriano libero». Il rapporto continua però parlando anche di violazioni compiute da gruppi dell'opposizione armata, tra cui omicidi multipli e rapimenti. L'accusa rivolta alle forze forze governative faceva i titoli ieri sui media occidentali, ma l'altra parte del rapporto non è meno allarmante. Gli investigatori Onu dicono che i ribelli usano spesso bambini come messaggeri o aiutanti, esponendoli al rischio di morte o ferite. Dichiarano inoltre di non poter dire con certezza chi abbia compiuto il massacro di Houla alla fine di maggio; l'esame di immagini satellitari, testimonianze e altri indizi porta a pensare che molti siano stati uccisi da soldati governativi, ma che molti altri siano stati presi di mira su base «settaria», cioè di appartenenza etnico-religiosa. Secondo Karen AbuZaid, una degli investigatori (americana), «c'è un aspetto sempre più settario in ciò che avviene in Siria» e questa è cosa assai allarmante.
Ora gli occhi sono puntati su Ginevra, dove sabato si riunirà la conferenza internazionale (a livello di ministri degli esteri) voluta da Kofi Annan. Il mediatore di pace dell'Onu e della Lega Araba ha dichiarato ieri di aver invitato le 5 potenze permanenti del Consiglio di Sicurezza insieme a Turchia, Unione europea, Iraq, Kuweit e Qatar. Non l'Iran, dunque, la cui presenza era auspicata dallo stesso Annan e dalla Russia ma ferocemente opposta da Usa e Gran Bretagna, che l'hanno avuta vinta.
Questo articolo e' stato pubbicato il 28 giugno dal quotidiano Il Manifesto
2 Siria: Annan per governo di unità nazionale Di Ika Dano
Roma, 28 Giugno 2012, Nena News - L'inviato di pace ONU Kofi Annan ha proposto un governo di unità nazionale che includa esponenti del regime di Assad e dei gruppi ribelli per superare la crisi siriana. Questo il piano da discutere nell'incontro del prossimo sabato 30 luglio, a cui parteciperanno Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Turchia, la UE e la Lega Araba con Siria, Cina e Russia. Ci saranno anche il Qatar e il Kuwait, ma non Arabia Saudita e Iran. Sia l'inviato di Pace ONU che la Russia avrebbero voluto anche Teheran, escluso però per accontentare Stati Uniti e Europa.
Fonti diplomatiche riportano Annan, secondo cui il governo transitorio "escluderebbe gli ufficiali la cui presenza metterebbe in pericolo la transizione o minerebbe gli sforzi di riconciliazione". Una definizione che per un diplomatico ONU lascia aperta l' opzione di escludere Bashar al Assad.
La Russia si era dichiarata più volte favorevole alla creazione di un "gruppo di contatto" capace di fare pressione sia sul governo siriano che sui gruppi di opposizione e si è detta d'accordo con la proposta di un governo di unità. Ma l'inviato russo alle Nazioni Unite Vitaly Churkin ci tiene a precisare su AFP che "non c'è alcuna garanzia che il documento proposto da Annan venga approvato" e che "qualsasi cosa venga preparata costituirà solo la base di discussione".
Secondo il segretario di Stato statunitense Clinton il piano a sei punti di Annan conterrebbe "i principi necessari per qualsiasi tipo di transizione politica in Siria in grado di portare ad un risultato pacifico, democratico e rappresentativo del volere del popolo siriano". Quali siano questi principi verrà specificato con l'incontro di sabato prossimo a Ginevra. Qui, ieri la delegazione siriana ha abbandonato in segno di protesta il dibattito sul recente report del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sul deterioramento della situazione in Siria. Alle parole del presidente del Consiglio Paulo Pinheiro, secondo cui il suo team di inchiesta sul massacro di Hula dello scorso maggio "non poteva escludere la responsabilità di forze ribelli, ma la riteneva molto improbabile", l'ambasciatore siriano Faisal Khabbaz Hamoui ha abbandonato la sala, denunciando "una guerra di disinformazione contro la Siria". Nena News
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