La Basilica della Natività patrimonio dell’Umanità, delusi Usa e Israele








La domanda palestinese faceva infatti riferimento alla mancanza di un'adeguata manutenzione e salvaguardia del sito a causa della situazione politica con l'occupazione israeliana e per le limitazioni alla libertà di movimento. Pertanto il sì alla procedure d'urgenza implica che a mettere a rischio la Basilica sia l'esercito

L’Unesco ha incluso la Basilica della Natività di Betlemme e la via del pellegrinaggio tra i siti patrimonio dell’umanità. Una decisione che ha “profondamente deluso”, l’ambasciatore statunitense presso l’agenzia Onu, David Killion. Nessun sentimento anticristiano. Il malcontento americano e israeliano ha ragioni geopolitiche. La Basilica è il primo sito palestinese a diventare patrimonio tutelato da quanto l’Unesco ha ammesso la Palestina come membro a pieno titolo lo scorso ottobre. Già allora Killion definì il voto dell’organizzazione controproducente e prematuro.

Oltre che costoso per l’Unesco che si vide privata di milioni di dollari in finanziamenti di cuiWashington, che contribuisce a più del 20 per cento al bilancio del Fondo, sospese l’erogazione in base a una legge votata dal Congresso negli anni Novanta del secolo scorso che permette il taglio dei fondi alle agenzie Onu che riconoscano uno Stato palestinese indipendente. Si era allora nel pieno del tentativo palestinese di riconoscimento alle Nazioni Unite come Stato membro, franato per la minaccia statunitense di veto al Consiglio di sicurezza.
Ai primi di giugno, in visita in Francia, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha però rimarcato la volontà di tornare all’Assemblea generale per chiedere che la condizione dei palestinesi passi da “entità osservatrice” a “Stato non membro” come è ora il Vaticano. Un risultato che potrebbe essere alla loro portata perché sarebbe sufficiente il voto favorevole dei due terzi dell’Assemblea senza passare per il Consiglio di sicurezza. Il riconoscimento della Basilica della Natività è passato invece attraverso il voto dei 21 componenti del comitato Unesco, durante una riunione a San Pietroburgo, con 13 voti favorevoli, sei contrari e due astensioni. “Accogliamo con gioia questa decisione, come un momento di orgoglio nazionale e una conferma dell’unicità e della ricchezza della propria identità e della propria tradizione” ha commentato Hanan Ashrawi, portavoce dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina che ha ammonito Israele di non poter più agire unilateralmente con il sostegno del potente alleato Usa. Dal canto suo il governo israeliano ha bollato il voto dell’Unesco come totalmente motivato politicamente. Il rappresentate israeliano, Nimrod Barkan, contesta in particolar modo la procedura d’urgenza adottata per includere il sito tra quelli patrimonio dell’umanità, che di fatto ha reso l’esame della proposta più veloce dei canonici 18 mesi necessari.
La domanda palestinese faceva infatti riferimento alla mancanza di un’adeguata manutenzione e salvaguardia del sito a causa della situazione politica venutasi a creare dopo il 1967 con l’occupazione israeliana e per le limitazioni alla libertà di movimento dei palestinesi. Pertanto il sì alla procedure d’urgenza implica che a mettere a rischio la Basilica sia l’esercito israeliano. Come sottolineato da al Jazeera tra i funzionari palestinesi nessuno nasconde il fatto che l’iniziativa faccia parte di una più ampia strategia di autodeterminazione e sia stata portata avanti sebbene gli esperti non abbiano escluso l’ipotesi di poter rinviare la richiesta di un anno perché la basilica non sarebbe a rischio imminente. Tra i lavori più urgenti però è segnalato il rifacimento del tetto e una migliore manutenzione di alcuni manufatti artistici. Non entusiasta della proposta palestinese si sono dimostrate anche le tre comunità cristiane che conservano il luogo sacro, meta ogni anno di circa 2 milioni di turisti. Il Patriarcato greco-ortodosso, il patriarcato armeno ortodosso, e i francescani chiedono che i luoghi santi non siano strumentalizzati a fini politici e forse, temono di poter perdere i propri diritti sulla chiesa costruita sulla grotta identificata sin dal II secolo d. C come luogo di nascita di Gesù Cristo. Temendo l’alterarsi del fragile status quo su cui si basa la gestione della Basilica.

di Andrea Pira

La Basilica Della Natività Patrimonio Dell'umanità, Delusi Usa E Israele

Palestina. L'Unesco decide che Betlemme appartiene all'umanità
Betlemme patrimonio dell’umanità. Finalmente…


VENERDÌ 16 DICEMBRE 2011



Basilica Natività, Pizzaballa: «È in pericolo per colpa della "gestione condominiale"»





La basilica della Natività a Betlemme ha bisogno di ampi lavori di restauro perché «da circa 300 anni non vengono compiute opere di manutenzione». Il custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa, è intervenuto a Radio Tempi per documentare lo stato dell'arte nell'avanzamento dei lavori nel luogo che ospitò i natali di Cristo.

Padre Pizzaballa, perché la basilica della Natività è in pericolo?«La basilica della Natività è la più antica della Terra Santa e tra le più antiche del mondo. Risale al periodo bizantino con qualche aggiunta e modifica. In più, è una struttura dal punto di vista artistico meravigliosa, ma la sua importanza e la sua unicità si estendono anche a livello storico e culturale. Gli ultimi veri e propri restauri sono stati fatti 300 anni fa e da allora più nulla. La situazione è piuttosto precaria non solo per la manutenzione dei manufatti artistici, ma anche per la struttura: ad esempio il tetto ha bisogno di un rifacimento totale. Il problema della basilica è la «gestione condominiale». Ci sono le tre comunità cristiane: il Patriarcato greco-ortodosso, i francescani e il Patriarcato armeno-ortodosso che devono all'unanimità trovare un accordo per qualsiasi modifica e forma di restauro. Qui sta la difficoltà di ogni intervento».

Ci sono delle alternative?«L'Autorità palestinese, a causa della mancanza di un accordo, si è assunta la responsabilità dei lavori. Lo studio preliminare è già concluso ed è stato eseguito dall'Università di Ferrara. Ora bisogna passare alla fase operativa, cioè iniziare a realizzare gli appalti per mettere in atto le opere di consolidamento delle strutture destinate al rifacimento del tetto. I costi stimati sono tra i 15 e 20 milioni per una prima fase, ma sicuramente saranno molti di più ed ora siamo in un periodo ambiguo perché non sappiamo bene che cosa succederà. Pare che la situazione si stia sbloccando, ma non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali. Siamo stati convocati nel periodo dopo le feste, immagino per essere informati sulle decisioni prese».

In che rapporti siete con l'Autorità palestinese?«Noi siamo presenti anche in Palestina e il rapporto con le autorità è molto cordiale. Qui non c'è distinzione tra politica e religione, perché entrambe entrano dappertutto.
Tutti sanno dell'iniziativa palestinese verso l'Onu e l'Unesco per inserire la basilica della Natività nel patrimonio dell'umanità. Il luogo della nascita di Cristo è sicuramente uno dei siti più importanti dell'Autorità palestinese e quindi è anche un punto di orgoglio per la Palestina dimostrare le sue capacità. Con una basilica rinnovata il richiamo turistico aumenterebbe, anche se i pellegrini non mancano mai. Altro elemento importante è che questo progetto darà lavoro a tante persone: un lavoro qualificato. Ci sono buone competenze in Palestina, ma immagino che gli appalti li vinceranno delle cordate di società anche fuori dai confini».
Twitter: @giardser

Ascolta l'intervista a padre Pierbattista Pizzaballa[podcast pid=135/

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Video - Betlemme festeggia la decisione dell'Unesco
Franciscan Media Center | 30 giugno 2012


(clicca sulla foto per lanciare il video)

Si festeggia a Betlemme la decisione dell’Unesco di iscrivere la basilica della Natività, e la via del pellegrinaggio, tra i siti Patrimonio dell'Umanità. La candidatura, presentata dal governo palestinese, aveva trovato perplesse le autorità religiose cristiane che gestiscono la basilica. Un commento del Custode di Terra Santa all'importante notizia.

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