Coloni israeliani hanno intenzione di trasformare la zona sud di Tel Aviv in Hebron. di Yael Ben Yefet



Coloni israeliani hanno intenzione di trasformare la zona sud di Tel Aviv in Hebron.
di Yael Ben Yefet 
Attivisti di destra, radicali, tentano di trasformare il sud di Tel Aviv in Hebron. Non permetteteglielo.
                                                         beit_hadassah_hebron
Colonia di Beit Hadassah a Hebron 
Giovedì scorso, i noti coloni Baruch Marzel, Ben Gvir e il parlamentare Ben Ari hanno organizzato una manifestazione di odio, dirigendo una sfilata dal quartiere degradato di Tel Aviv, Hatikva, al Mesila, il centro comunale che assiste la comunità degli stranieri.


C’è molto da dire in merito alle risorse che non sono state investite nel sud di Tel Aviv a favore dei suoi residenti veterani, quelli che subiscono discriminazioni comunali e razziste, e alla necessità della municipalità di menare vanto dell’importante servizio umanitario del Mesila nei confronti della comunità degli stranieri, ignorando per tutto il tempo le esigenze dei residenti veterani. E’ possibile criticare il cinismo connesso all’apertura del Mesila, mentre il comune si rifiuta di aprire una biblioteca nel quartiere di Kiryat Shalom. E tutto questo quando proprio dall’altra parte della strada che arriva dal centro Mesila c’è un costoso edificio municipale concesso gratuitamente in uso a un centro che appartiene al movimento dei kibbutz. E’ possibile dire molto di più a proposito del membro del kibbutz che sta al 12° piano dell’edificio comunale e che si rifiuta fermamente di istituire una scuola superiore nei quartieri degradati della città. 
E’ possibile. Tuttavia, ciò che risulta interessante per me è il fatto che l’ora di odio della settimana scorsa con alla testa i tre coloni, ha permesso di gettare un’occhiata ad una realtà che attraversa i confini, tra le grida razziste e gli ordini della polizia secondo i quali tutti coloro che hanno la pelle nera devono starsene dall’altra parte della strada. Possiamo vedere ciò che capita agli attuali vicini degli organizzatori della manifestazione, là nelle colonie. 
Gli inviti alla violenza da parte dei dimostranti comprendono minacce di morte, auguri che le donne siano stuprate, imprecazioni ed altre porcherie razziste che provengono direttamente dalla scuola della colonia Beit Hadassah di Hebron. 
Baruch Marzel, che ha ormai molta esperienza per ciò che riguarda tali tipi di manifestazioni, si è impadronito delle strade del sud di Tel Aviv con aria soddisfatta e un senso di probabile déjà vu. Ogni sabato, i coloni di Hebron organizzano un tour attraverso le vie della città, mentre i soldati che li accompagnano allontanano quei palestinesi che si sono dimenticati del santo sabato. Forse i Marzel sono religiosi con la kippah, ma non si pongono alcun problema che i soldati violino lo Sabbath. E’ chiaro che il tour, la cui funzione è quella di mostrare chi il padrone della città, rappresenta al minimo il salvataggio della vita, e come tale è più importante dello Sabbath. 
E’ veramente disgustoso. Disgustoso vedere soldati che sono mandati per rimediare al senso di superiorità dei Marzel, ancor più disgustoso vedere e udire il senso di potestà dei coloni sui palestinesi e nei confronti di coloro che non fanno parte del loro gruppo e dei loro progetti di presa di possesso. 
Alla fine della manifestazione a sud di Tel Aviv, mi sono trovata a fare un’imbarazzante discussione con il parlamentare Ben Ari. Gli ho detto che tutta l’azione di istigazione che organizza sulle spalle degli abitanti della zona sud di Tel Aviv è un atto di idolatria. In risposta, ha cominciato a interrogarmi sul mio luogo di residenza e sulla strada in cui vivo. Non gli ho risposto, e uno dei suoi “soldati” mi ha lanciato una bandiera augurandomi, in futuro, di essere stuprata e uccisa. 
La violenza sperimentata dai vicini di Marzel può essere descritta da Hanaa Abu Haikal di Tel Rimedia, alla cui auto è stato appiccato il fuoco più di una volta e la cui tenda di protesta, successivamente eretta, è stata incendiata diverse volte dai suoi vicini coloni. Il significato di vivere vicino ai coloni può essere ritratto senza l’uso di parole anche dalle scale, rotte, che portano alla porta di casa sua. 
La rottura delle vetrine dei negozi nel sud di Tel Aviv era un fatto scontato, e non solo perché Marzel ha iniziato a “lavorare” nei quartieri un anno fa e ha costituito una guardia per “stare attenti ai neri”, ma soprattutto in quanto, pratico di espulsioni, per anni ha già eccelso nel fare violenza a chiunque e a tutti. 
La fase successiva del piano Marzel è apparentemente la replica della strada di separazione di Hebron, con un lato per gli “altri” e l’altro per i re di questa terra. Così, quando porteranno un’unità di polizia di frontiera entro i quartieri, forse vedremo pure dei posti di blocco nelle strade. Se questo funziona ad Hebron, non c’è motivo che non funzionerà a Tel Aviv. 
Yael Ben Yefet è Direttrice Esecutiva del Mizrahi Democratic Rainbow, ex membro del Consiglio Municipale di Tel Aviv e residente del quartiere Kiryat Shalom nella zona meridionale di Tel Aviv. 
(tradotto da mariano mingarelli)

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