Terremoto: Il campo che vive tra cous cous e pollo halal


A San Possidonio le Misericordie si misurano con l’integrazione


«Qui il 95% degli sfollati è extracomunitario». A parlare è Federico Bonechi, responsabile della Sala Operativa Regionale che lavora al campo della Regione Toscana di San Possidonio.
«Qui le Misericordie collaborano con i volontari di tutte le componenti del CORV (Comitato Operativo Regionale Volontariato)», spiega Bonechi, «e direi che la collaborazione è vitale viste le difficoltà che ci troviamo ad affrontare». Ma a Possidonio il problema non è la paura o il caldo, come per gli altri accampamenti. Qui il problema è che dei 185 ospiti della Protezione Civile 180 sono migranti.
«È un bel rebus. Sono per lo più indiani e nord africani. Ma non posso essere preciso perché stiamo cominciando nel riuscire a comunicare solo da poco». A fare da traduttori improvvisati altri ospiti del campo, tra gli sfollati e tra i volontari.

Ma che problemi dovrebbero sorgere, al di là della questione linguistica?
«Uno in particolare: il cibo. Stiamo ridisegnando il menù per andare incontro alle esigenze degli ospiti», spiega Bonechi, «sia chiaro non si tratta di capricci. Sono questioni religiose. Per inizare a farli sentiree a loro agio abbiamo cominciato a preparare il cous cous poi però come carne abbiamo dovuto reperire il pollo rigorosamente halal».

Hanno dovuto farsi indicare i fornitori proprio dagli sfollati. «Poi c’è la questione della preghiera. Molti sono musulmani, così stiamo mettendo in piedi una tenda-moschea».
Una situazione del tutto nuova per la Protezione Civile. «Non era mai capitato», sottolinea il responsabile delle Misericordie, «per questo abbiamo allertato il Dipartimento. È il caso che si tenga presente anche queste variabili e si cominci a strutturarsi anche per aiutare al meglio questi nuovi italiani».

Poi Bonechi propone, molto timidamente, un’interpretazione. «So che dire certe cose di fronte a tragedie simili rischia di essere sconveniente. Ma a quanto pare ci voleva un terremoto per cominciare a conoscersi». Si chiama campo San Possidonio ed è un laboratorio di vera integrazione.


Di Lorenzo Maria Alvaro - Vita.it

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