Egitto. Alaa al-Aswani: bisogna affrontare il wahhabismo un volta per tutte


In un'intervista rilasciata ad al-Jazeera, Alaa al-Aswani si dice convinto che presto arriverà la democrazia. Ma prima bisogna fare i conti con il wahhabismo.
 di Rino Finamore
 Originariamente pubblicato nel 2002 e poi trasformato in un film, Palazzo Yacoubian catturava l'angoscia e la disperazione della società egiziana. L'eco di questo profondo malessere si è trasformato nella rivolta che ha portato alla caduta di Hosni Mubarak.
Il personaggio centrale del film era interpretato da Adel Imam, uno degli attori più importanti del cinema mediorientale, recentemente processato e condannato a tre mesi di carcere per aver "offeso l'Islam".
Il processo deve ancora concludersi, ma il caso ha sollevato interrogativi circa la posizione dell'arte nel sempre mutevole paesaggio politico e sociale egiziano.
In questa puntata di Talk to Al Jazeera, Alaa al-Aswani ci tiene a ribadire di non essere un politico, sebbene abbia appena supportato pubblicamente il nuovo partito di Mohammed el Baradei, che nelle intenzioni dell'ex numero uno dell'Aiea dovrebbe presentare un'alternativa laica ai Fratelli Musulmani e all'ultra-conservatore movimento salafita, entrambi in maggioranza nel nuovo Parlamento.
La paralisi del paese è sempre stata determinata dalla dittatura, e dopo la caduta di Mubarak, l'Egitto sta vivendo una transizione non facile.
Ciononostante - insiste lo scrittore - l'ostacolo più grosso è stato superato, il cammino è quello giusto e prima o poi si arriverà ad una vera democrazia.
L'artista sostiene pienamente l'esercito, "perché da oltre due secoli rappresenta il popolo egiziano", ma non risparmia critiche allo SCAF, il Consiglio supremo delle forze armate.  
"Tutti i generali che sono al potere ora sono stati nominati da Mubarak e quindi non possono credere nella rivoluzione, e di conseguenza il popolo non può affidargli la propria sicurezza".
Secondo lo scrittore, lo SCAF avrebbe azionato tutti gli ingranaggi del processo elettorale egiziano, cercando di indirizzare il voto verso un Parlamento a maggioranza islamista.
Basti pensare al fatto che nonostante la metà dei manifestanti di Piazza Tahrir fossero donne, nell'attuale assemblea legislativa ce ne sono solamente sette.
Dito puntato anche contro dei "giudici troppo indipendenti", che amministrano la giustizia a loro piacimento, improvvisando condanne anche per una semplice affermazione di pensiero, come nel caso di Adel Imam.
L'Egitto si caratterizza da sempre per la sua interpretazione 'democratica' dell'Islam, che ha favorito l'arte e la tolleranza. 
Poi, a partire dagli anni '70, il wahhabismo, sponsorizzato dai soldi del petrolio, ha iniziato a fare proseliti e a costruire moschee.
La lunga lotta tra queste due anime, permetterà alla gente di capire la differenza tra religione e  politica, due campi che devono restare separati.
Alaa al-Aswani prosegue con la distinzione tra Islam e Islam politico: il wahhabismo "usa l'Islam come agenda politica per arrivare al potere", attraverso posizioni che definisce "fasciste", in quanto muovono dalla convinzione di essere portatori della verità assoluta e rappresentanti di Dio sulla terra. 
Infine, alla domanda sul perchè gli egiziani abbiano votato un Parlamento formato per il 50% da Fratelli Musulmani e per il 20% dal movimento salafita, lo scrittore risponde che ci sono prove chiarissime sulla irregolarità di queste elezioni.
L'autore afferma che sono state commesse tantissime violazioni, ampiamente documentate, e che sia i Fratelli Musulmani che i salafiti hanno ricevuto e continuano a ricevere ingenti quantità di denaro dall'estero, senza nessun controllo da parte dello Stato, grazie al quale hanno potuto comprare voti e fare proseliti tra le fasce più deboli e povere della popolazione, garantendosi milioni di preferenze.
Bisogna affrontare il wahhabismo una volta per tutte.  
In questo l'arte è un'arma potentissima, che fa paura ai fanatici, ed è per questo che Alaa al-Aswani continuerà a scrivere i suoi libri come ha fatto fino ad ora.
Per abbattere il muro della paura.

30 maggio 2012 

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