Replica al Presidente della Regione Toscana


      Al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi 
                                                                                                                                                                                                                      Firenze  22.03.2012 
La ringrazio per la risposta personale e diretta data alla mia Lettera aperta del 18 marzo, con la quale contestavo i contenuti dell’incontro da lei avuto con il nuovo ambasciatore dello Stato di Israele, così com’era stato diffuso da un comunicato Ansa. Già nel passato, in occasione dell’assassinio di nove pacifisti turchi sulla Mavi Marmara, uccisi dai gruppi d’assalto israeliani in acque internazionali durante l’abbordaggio della nave, le inviai, a nome di un insieme di associazioni, organizzazioni e gruppi politici fiorentini, una richiesta di incontro per valutare l’opportunità di un suo intervento pubblico di condanna dei fatti avvenuti in patente violazione del diritto internazionale del mare. In quella occasione, la risposta mi giunse solo alcuni mesi dopo e inviata dal prof. Toschi, per un incontro interlocutorio. D’accordo con gli altri firmatari della lettera non demmo seguito all’invito, sia perché ormai eccessivamente tardivo, sia perché proveniva dal prof. Toschi, che lei può aver delegato, ma che , conoscendolo, non veniva ritenuto un interlocutore valido.
Dato che mi interesso della Palestina ormai da lungo tempo e ho frequentato i vari tavoli per la cooperazione organizzati dalla Regione Toscana, ho una sufficiente conoscenza di quanto fatto dalla Regione, e che lei mi ha elencato, e sul quale non voglio esprimere un giudizio. Conosco molte delle ONG che hanno partecipato ai vari progetti. La stessa associazione della quale sono presidente, con il contributo della Regione ha svolto uno studio di fattibilità relativo a interventi strutturali su ospedali palestinesi allo scopo di permettere loro di diventare autosufficienti, venendo cosi a contatto con realtà locali private e istituzionali. Lei stesso è intervenuto personalmente nel passato, nella sua veste di responsabile della sanità per la Regione Toscana, perché potessimo inviare farmaci ad una struttura sanitaria di Bethlehem per gente povera. Questo per farle capire che non ci sono posizioni pregiudiziali nei suoi confronti. 
Non accetto assolutamente, invece, quanto da lei scritto a proposito del Saving Children Project sulle cui valutazioni oggettive basterebbe leggere quanto già scritto ripetutamente dal prof. Angelo Stefanini, docente al Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica all’Università di Bologna e Responsabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Territori Palestinesi Occupati, riportato da varie riviste specialistiche di alto prestigio internazionale, tra le quali The Lancet. Basta poi leggere il suo curriculum vitae per capire che non è uno sprovveduto.
Sul Saving Children Project è stata fatta fin dall’inizio una gran retorica fortemente emozionale, sulla quale ritengo però inutile soffermarmi. Se, da un lato, allora venne concessa tanta pubblicità alle affermazioni degli sponsor del Progetto, non venne mai riportato, invece, il fatto che TUTTE le organizzazioni sanitarie palestinesi si erano dichiarate decisamente contrarie a che tale progetto venisse portato avanti dal Centro Peres per la Pace di Tel Aviv. Sostenevano infatti di non sollevare obiezioni al fatto che bambini palestinesi venissero curati in Israele, laddove fosse risultato impossibile fare diversamente, ma pretendevano che se ne dovessero occupare solo quegli istituti israeliani che si dichiaravano apertamente contrari all’occupazione militare dei territori palestinesi. E il Centro Peres per la Pace non era certamente tra questi! In seguito, quando venne a costituirsi l’attuale governo dell’Autorità Palestinese, il Ministero della Sanità rivendicò, giustamente, per sé il diritto di scelta dei bambini che avrebbero dovuto rientrare nell’elenco di coloro che sarebbero stati curati in Israele, cosa che fino ad allora era stata fatta da una fantomatica equipe di pediatri palestinesi (vedi Anwar Dudin).
Lei cita il fatto che in otto anni sono stati curati ben ottomila bambini palestinesi (il prof. Toschi avrebbe detto “salvati”). Ebbene, è mai stata fatta una verifica per evidenziare per quanti interventi era veramente necessario il trasferimento in strutture ospedaliere israeliane? In quanti casi si è trattato solo di sottoporre i giovani pazienti a visite specialistiche o ad analisi che avrebbero potuto essere eseguite in ospedali palestinesi? Dati Ansa del passato avevano riportato essere tale numero sull’ordine di poco più di un quinto del totale dei bambini “salvati”. Forse ora le cose saranno cambiate, ma non vorrei che i quattrini della Regione Toscana siano stati utilizzati in gran parte per la costruzione del fantasmagorico palazzo del Centro Peres a Tel Aviv, edificato - tra l’altro - sul terreno di un ex cimitero musulmano, distrutto per l’occasione. 
Come le avevo già detto nella precedente lettera, la Regione Toscana aveva intrapreso un percorso di cooperazione veramente importante ed efficace, mandando specialisti italiani, distaccati dai vari ospedali della Regione, a operare nei centri sanitari palestinesi. I vantaggi di tale iniziativa andavano dagli interventi diretti su soggetti già preparati e provenienti dall’interland, al training specialistico che veniva fatto a vantaggio del personale sanitario locale, all’evidenziazione delle reali necessità strumentali e strutturali, al costo globale più contenuto dell’intero progetto. Perché non allargare allora lo spettro delle specializzazioni da supportare in loco? Certamente l’autosufficienza della sanità palestinese sarebbe potuta risultare cosa non gradita per quegli istituti israeliani che continuano a trarre profitto dalla conservazione del forte gap qualitativo!

Perché allora riesumare il cadavere del progetto Saving Children che anche altre regioni hanno ormai abbandonato! Quali sono le pressioni che stanno modificando l’atteggiamento della Regione Toscana in merito, dato che risultava non avesse rinnovato l’accordo? 
Diverse sono invece le considerazioni sulla posizione politica della Regione Toscana sulla questione israelo-palestinese, che mi pare ambigua. Per prima cosa, mi scusi se non accetto il termine da lei usato di “conflitto” ad indicare il rapporto tra l’occupato e l’occupante, tra chi subisce una pulizia etnica e chi la mette in pratica, tra chi viene derubato e chi deruba, tra chi viene ucciso e chi uccide, tra chi si difende e chi offende.
Sarò forse disinformato, ma quali parole ufficiali di condanna delle continue violazioni del diritto umanitario e internazionale compiute da Israele in Palestina e non solo , sono mai state pronunciate da rappresentanti della Regione? Forse mi sono ignote le sedi ove sono state pronunciate, o forse sono state troppo “miti” tanto da non produrre un eco al di fuori delle pareti all’interno delle quali sono state sussurrate. Eppure tante sono state le occasioni che le avrebbero richieste e che non le sto a elencare! 
Per chi, come Israele, considera la Palestina e il suo popolo come inesistenti, una dolorosa realtà che al momento non si può eliminare del tutto, nonostante l’impegno serrato messo nel reprimerne un qualsiasi sussulto di dignità, la sia pur minima affermazione di esistenza, lei pensa sia possibile riportarlo a un dialogo senza preclusioni e pregiudizi, per giungere infine a una riconciliazione nella verità e nella giustizia? Tutti questi anni di Accordi, di Road Map, di Colloqui di Pace non sono serviti a farle capire che uno solo è l’obiettivo: quello di ridisegnare la mappa del Medio Oriente, ritagliandone una gran fetta per la sola componente ebraica? Se questa è una valutazione errata, perché allora nelle carte geografiche dello Stato di Israele non esistono i Territori Palestinesi Occupati, ma solo la Samaria e la Giudea, senz’alcuna linea di demarcazione che li distingua? 
Israele sa di poter contare dell’appoggio internazionale, qualsiasi cosa faccia. Come un prestigiatore trae a sorpresa un coniglio dal suo cappello, così questo Stato fa comparire lo spettro dell’antisemitismo ogni qual volta si elevano le critiche a un suo nuovo rigurgito di violenza e il tutto si accheta, viene rimosso: scompaiono i morti, le terre rubate ai palestinesi acquistano nomi ebraici, i villaggi beduini diventano il “Parco degli Ambasciatori” e poi ….in fin dei conti, sono sempre e solo gli altri ad essere responsabili delle loro stesse disgrazie. 
Da lei, Presidente, vorremmo sentire parole di condanna forti, nelle quali sia evidente che non ci può essere connivenza con l’ingiustizia e la menzogna, che non ci può essere subalternità al ricatto. La prego, signor Presidente, non ascolti i consigli di collaboratori malevoli e disinformati! Dalla sua risposta appare evidente che lei le cose le vede e le conosce, si tratta ora di comportarsi in modo coerente. Dal momento che lo Stato di Israele fa della violenza la sua logica di vita, la Regione Toscana non può sottoscrivere accordi, fare progetti di cooperazione con Israele trascurando che questi lo rendono automaticamente corresponsabile di quanto avviene di tragico in Palestina. 
Dopo l’Operazione Piombo Fuso, Israele cerca di rifarsi l’immagine di un paese civile e democratico quale non è; che la Regione Toscana non contribuisca a favorire a rendere possibile questo inganno dalle inimmaginabili conseguenze! 
Ricambio i cordiali saluti 
mariano mingarelli


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