Michel Warschawski :Sionismo: è davvero colonialismo

colonialism
Associazione di Amicizia Italo-Palestinese, 21 Marzo 2012
Alternative Information Center
09.03.2012
Il sionismo cesserà di essere reietto solo quando l’Occidente desisterà dal trattare il colonialismo come reietto”.
Così scriveva alcuni giorni fa Rafael Castro in un blog pubblicato su Ynet. Castro aggiungeva che “la descrizione politically correct del colonialista come quella di un bullo razzista deve essere sostituita da quella di uno che costruisce strade, scuole e ospedali per i nativi (….). Si dovrebbe far notare che i colonialisti gestivano un sistema di ordine pubblico molto più equo di quello dei capi tribali che li avevano preceduti e dei dittatori che sono loro succeduti.”
                                 
L’articolo di Castro fa parte di una tendenza che riprende, e che ritiene che il colonialismo abbia svolto un ruolo positivo, di sviluppo e di civiltà, come se fosse fattore di civilizzazione. I milioni di vittime, il furto di tesori locali, l’oppressione dei popoli indigeni e della loro cultura sono secondari, secondo questo ragionamento, alla luce del beneficio apportato dal colonialismo ai popoli dell’Asia e dell’Africa, contro la loro volontà. Questa tendenza relativamente nuova attesta ulteriormente la fine del periodo di decolonizzazione e libertà.
Quando il ministro degli interni francese Claude Gueant ha recentemente elogiato la superiorità della civilizzazione bianca, cantava le canzoni razziste del 19° secolo, aggiornate a nostri tempi.
Sullo sfondo di questa visione razzista e primitiva trovo tuttavia due osservazioni positive nell’articolo di questo stesso Castro, osservazioni che si contrappongono all’affermazione usuale di coloro che dichiarano di proteggere lo Stato di Israele.
La prima riguarda la sinistra anti-sionista. Castro scrive: “la sinistra anti-sionista non si nutre di antisemitismo. I laici istruiti che sostengono i palestinesi odiano l’antisemitismo razzista, cristiano e nazista. I loro pensatori preferiti sono intellettuali ebrei, come Hanna Arendt, Walter Benjamin e Noam Chomsky. Questi antisionisti manifestano di buon grado contro i neo-nazisti e non hanno alcuna difficoltà ad associarsi ad ebrei, ad avere rapporti con loro e perfino a sposarli. Questo è ciò che li distingue dal vero e proprio antisemitismo degli evangelici, cristiani pro-Israele, che credono che gli ebrei sono destinati a bruciare all’inferno, o dai politici razzisti che tentano di spingere Israele in una guerra contro l’Islam (….). Il rimedio per gli antisemiti non è quello per gli antisionisti.”
La seconda osservazione connette Israele al colonialismo. “Quando si discuterà onestamente sul tema del colonialismo, l’ostilità nei confronti del sionismo tra i circoli di sinistra si attenuerà”, sostiene l’autore. Rafael Castro è onesto quando equipara il sionismo e lo stato di Israele al colonialismo, a differenza dei pensatori e dei propagandisti della sinistra sionista, che negano con fermezza la connessione. Resta solo da sostituire il segno più, che compare davanti all’equazione, con un segno meno. Non c’è nulla di positivo riguardo al colonialismo, un fenomeno non meno barbaro del fascismo, responsabile di massacri di massa, di enormi rapine e del calpestare il diritto di centinaia di milioni di persone. Nei suoi 120 anni di esistenza, il sionismo ha acquisito il dubbio privilegio di appartenere a questa categoria.
Così come non vi è alcuna possibilità che i popoli del mondo approvino il colonialismo e lo percepiscano come un fattore di civilizzazione, così lo Stato di Israele continuerà a essere reietto agli occhi del mondo, quando solo gli Stati Uniti, la Micronesia e le Isole Marshall continueranno a fornirgli supporto.

(tradotto in inglese da Alternative Information Center)


(tradotto in italiano da Mariano Mingarelli)


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