Le favole islamofobe di Robert Fisk -

Fonte: il fatto quotidiano 
Ci risiamo. Questa volta gli insulti razzisti arrivano da una certa ”Bernadette”, esponente della lobby filo-israeliana in Australia, e sono contenuti in una mail indirizzata al giornale. “In tutta la Gran Bretagna, forse in tutto il mondo, non c’è un antisemita fanatico e prevenuto quanto Robert Fisk. Non è un giornalista; è solo un maledetto idiota con un cervello piccolissimo e un Io smisurato. Non si ferma dinanzi a nulla pur di diffondere il suo credo antisemita che gli viene da dove? (sic) - non da approfondite conoscenze personali, ma dal Medio Oriente dove vive. Racconta un mucchio di menzogne a persone credulone e ignoranti disposte a prestargli fede. È una pedina dei musulmani – gli auguro di goderseli quando imporranno la legge della sharia in Gran Bretagna e in Europa. Allora al primo errore gli mozzeranno il capo o lo lapideranno. C’è fin troppa gente pronta a farsi ingannare a causa di persone come lui”.
Nulla mi importa degli insulti personali: mi colpiscono però la sciatteria dello stile e il modo in cui viene strapazzata la grammatica inglese. Ma ciò che mi manda su tutte le furie è l’insinuazione secondo cui la mia vita sarebbe in pericolo e che verrò “lapidato” o decapitato sulla pubblica piazza. L’ultima volta in cui ho dovuto fare i conti con questo genere di immondizia è stato per opera dell’attore John Malkovich che parlando a Cambridge disse che gli sarebbe piaciuto prendere a fucilate me e George Galloway. A parte il fatto di avermi associato a un rimbambito come Galloway, Malkovich fece anche incetta su Internet d’ogni genere di insulti minacciosi. Nel 2001 dopo che alcuni profughi afgani che avevano visto morire alcuni loro parenti nel corso dei bombardamenti dei B-52 su Kandahar mi avevano malmenato nei pressi del confine con il Pakistan, Mark Steyn scrisse un articolo sul mio conto sul Wall Street Journal dal titolo: “Un predicatore masochista del multiculturalismo ha avuto il fatto suo”. Steyn – senza nemmeno ricordare che io stesso avevo scritto che se fossi stato un afgano che aveva perso la famiglia, avrei preso a calci e pugni Robert Fisk – concludeva il suo pezzo dicendo che “bisogna avere il cuore di pietra per non mettersi a piangere dalle risate”. Ma Steyn è andato oltre. L’anno scorso ha scritto che gli attentati del 2007 a Londra e a Madrid erano “le prime avvisaglie di una guerra civile in Europa”.
SECONDO STEYN il continente europeo, invaso da una moltitudine di musulmani, nel giro di venti anni sarebbe tornato alla “preistoria”. In realtà in Europa vivono al momento 13 milioni di musulmani su una popolazione di 491 milioni di abitanti. Quindi le favole che si raccontano sull’islamizzazione dell’Europa sono, appunto, favole. Sarà pur vero che i musulmani fanno più figli, ma arrivare a credere che il loro numero possa decuplicarsi in pochi anni mi sembra francamente troppo. Credo sia per questo che tutti i crimini contro l’umanità vengono attribuiti ai musulmani. Ovviamente i musulmani – o, per lo meno, gente che s’è dichiarata musulmana – hanno fatto la loro parte in materia di crimini contro l’umanità e gli attentati dell’11 settembre 2001 rimangono l’esempio più atroce. Ma c’è da rimanere allibiti nel ricordare che all’indomani della strage compiuta a Oslo dal neo-nazista Anders Behring Breivik – che nel compilare il suo delirante “manifesto” proto nazista aveva attinto alle opere di Steyn – il The Sun titolò “Massacro di Al Qaeda: il 9 settembre della Norvegia”.
Inutile dire che gli “islamofobi”, dopo la rituale condanna del suo gesto, evitarono in larga misura di definirlo “terrorista” - espressione questa riservata ai musulmani – e preferirono bollarlo come “folle”. È lo stesso uso che fa Israele della parola “terrorista”. L’assassino di massa Baruch Goldstein, che nel 1994 massacrò 29 palestinesi a Hebron, fu sempre definito “disturbato” e mai “terrorista”. Il il suo gesto, come quello di Breivik, fu depoliticizzato e iscritto nella generica categoria della follia.
Nel 2006 a Bruxelles uno studente, Joe Van Holsbeeck, fu assassinato nella stazione centrale e derubato dell’MP3. Paul Belien, un giornalista cattolico di estrema destra (oggi consigliere del politico olandese Geert Wilders), pubblico’ un pezzo dal titolo “Dateci le armi”. I musulmani, scrisse Belien, sono “predatori che hanno imparato fin dall’infanzia a massacrare e uccidere”. Agli imam fu chiesto di consegnare l’autore dell’omicidio che, naturalmente, si riteneva fosse musulmano. Poi i giornali scrissero che gli autori del delitto erano polacchi. E poi – ancora peggio – Rom! Infine Ian Buruma scrisse che “l’aggressività è considerata un segno di autenticità e manifestare la propria rabbia una prova di integrità morale”. Quindi Belien, Goldstein, Breivik, Steyn e persino “Bernadette”, l’australiana che prevede la mia decapitazione, fanno bene a mostrarsi arrabbiati. Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
 

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