Siria : CRISI ARMATA, TRA OPPOSIZIONE E GOVERNO VINCE INDUSTRIA BELLICA
Guerra di propaganda ma anche guerra vera e propria. Come ha anche riferito un rapporto di una speciale commissione del Consiglio dei diritti umani, in Siria sia le forze governative che quelle ribelli si stanno macchiando di crimini e violazioni. Il rapporto sottolinea che ciò avviene su scale diverse, che le violazioni dei ribelli sono di gran lunga inferiori per numero a quelle commesse dall’esercito, ma esplicita un fatto su cui poco o per nulla si soffermano i media occidentali ovvero che l’opposizione dispone di combattenti e di armi.
Sugli armamenti in dotazione all’esercito e alle forze di sicurezza del regime una delle fonti più autorevoli è il Sipri, istituto di ricerca svedese specializzato su conflitti e disarmo. Secondo dati che Peter Wezeman, ricercatore del Sipri, ha fornito alla MISNA, nel periodo 2006-2010 la Siria è stato il settimo importatore a livello globale di armamenti pesanti russe. Le industrie russe hanno in particolare coperto il 64% dell’intera spesa siriana per la Difesa in questo settore. “Il Sipri non ha ancora i dati per il 2011, ma sulla base delle informazioni disponibili non c’è ragione di ritenere che qualcosa sia cambiato”.
Secondo il Sipri tra il 2007 e il 2011, la Siria ha ricevuto dalla Russia 36 sistemi di difesa aerea mobile, sistemi di difesa missilistica e sistemi anti-missili navali. La Siria ha inoltre in sospeso un ordine di acquisto di 24 caccia bombardieri. Sebbene la Russia abbia più volte sostenuto nei primi due mesi di quest’anno che le armi vendute non sono del tipo di quelle usate contro i dimostranti, è possibile – dice il Sipri – che altri trasferimenti di armi siano avvenuti nella massima discrezione. Non si sa ancora, per esempio, se la Russia, dopo averlo fatto in passato, ha fornito anche di recente armi leggere e munizioni. Unici dati certi, l’ammodernamento di 1000 carri armati inquadrati poi dagli obiettivi degli oppositori nelle strade delle città siriane; e il temporaneo fermo a Cipro di una nave russa con un carico di munizioni poi effettivamente arrivato in Siria.
A chiedere esplicitamente di armare gli oppositori è stato invece alcuni giorni fa il primo ministro del Qatar Hamad bin Jassem Al Thani, secondo cui dopo mesi di pacifiche proteste occorre dare a chi si oppone armi per potersi difendere.
Ma una parte dell’opposizione ha già a disposizione come dimostrano i combattimenti e le perdite anche pesanti tra le file dell’esercito. Secondo alcune fonti, non verificabili in maniera indipendente, agli oppositori siriani sarebbero arrivati anche missili anticarro Milan, di produzione franco-tedesca. Già usati in Libia, questi missili, sostengono alcune fonti, potrebbero essere arrivati proprio dalla Libia, da dove, come hanno confermato alla MISNA fonti libiche, sono sicuramente arrivati giovani volontari vogliosi di far avanzare la ‘Primavera araba’ anche in Siria. I canali per trasferire le armi fino a Homs, uno degli epicentri del confronto in atto, portano al Libano. Lo dimostra tra le altre cose l’arrivo ieri nel Paese dei cedri del fotogiornalista inglese Paul Conroy. Ferito la settimana scorsa nella stessa occasione in cui persero la vita la corrispondente del Sunday Times Marie Colvin e il fotografo francese Remi Ochlik, Conroy è stato portato in Libano da Baba Amr, a Homs, attraverso un corridoio transfrontaliero illegale. Quello stesso corridoio è stato probabilmente usato per far arrivare a Homs armi e combattenti.
Di armi e uomini armati entrati in Siria, attraverso l’Iraq, aveva parlato alla fine di gennaio il vice ministro degli Esteri iracheno Adnan Al Assadi. E un’ulteriore conferma era arrivata due settimane dopo dal direttore dei servizi di sicurezza nazionale (National intelligence) degli Stati Uniti, James Clapper.
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