Giorgio Gomel :Sionisti e antisionisti nel mondo ortodosso: li accomuna oggi l’estremismo


 HaKeillah, marzo 2012

Quando il sionismo apparve, alla fine del 19° secolo, l’ebraismo religioso si divise. I rabbini per lo più lo condannarono. Il sionismo era per loro un’eresia laica, guidata da ebrei ostili alla tradizione. Inoltre, i sionisti volevano, nel prefigurare uno Stato ebraico, accelerare la redenzione, ” forzare Dio” ad abbreviare l’esilio; per i rabbini questo era un ribellarsi ai voleri divini. Infine, dopo le numerose esperienze di “ falso messianesimo” (da Gesù a Shabbatai Zevi), il sionismo appariva una sindrome dello stesso tipo. Per questi motivi i rabbini vi si opposero aspramente ; l’espressione politica di ciò fu il partito ultra-ortodosso antisionista “Agudat Israel”.
Una minoranza di rabbini vide invece nel sionismo il preludio all’epoca messianica, l’inizio del processo a lungo atteso verso la redenzione. Questi sionisti religiosi diedero vita a Vilna nel 1902 al movimento “Mizrahi”, che nel 1956 divenne il “Mafdal”, il partito religioso nazionale nel Parlamento di Israele.
E così il giudaismo ortodosso si sviluppò nel XX° secolo in due direzioni politiche opposte. Per l’Agudat Israel fu il rifiuto del sionismo e di uno Stato ebraico, mentre per il Mizrahi, la cui più importante figura intellettuale fu Rav Avraham Kook, fu l’appoggio al movimento di liberazione nazionale e alla nascita dello Stato ebraico. 
Al momento della creazione dello Stato d’Israele, l’Agudat Israel mutò il suo atteggiamento : la Shoah aveva distrutto totalmente i grandi centri dell’ebraismo in Europa centrale ed orientale e la nascita dello Stato d’Israele era un fatto compiuto. Solo una piccola, battagliera minoranza ( i Naturei Karta, i chassidim di Satmar) è rimasta fieramente antisionista. David Ben Gurion offrì un compromesso pacificatore . Egli desiderava ardentemente che il pubblico ultra-ortodosso – che lui stesso così come buona parte della leadership sionista laburista e socialista riteneva si sarebbe ridotto numericamente nel corso degli anni - sostenesse pienamente il neonato stato. Quindi promise che lo Shabbat e i giorni di festa religiosa sarebbero stati festivi, che si sarebbe mangiato Kasher in tutte le mense pubbliche, che i tribunali rabbinici sarebbero stati gli unici abilitati a giudicare materie di stato civile, che i giovani studenti delle yeshivot sarebbero stati esentati dal servizio militare .
La dicotomia fra correnti del mondo ebraico religioso sussiste ancora oggi. E dato che con il sistema elettorale di tipo proporzionale nessuno dei grandi partiti riesce ad ottenere la maggioranza dei seggi parlamentari. i partiti religiosi possono “monetizzare” il loro sostegno al governo. Ma nelle diverse correnti è in atto da tempo una pulsione degenerativa verso l’estremismo, il fanatismo settario.
Gli ultra-ortodossi tentano di imporre le loro regole di vita al resto della società. L’oppressione delle donne ne è solo il fenomeno più vistoso, con la pretesa di segregarle separandole dagli uomini negli spazi e mezzi pubblici o di eliminare le figure femminili dai manifesti pubblicitari. L’espressione più eclatante e oltraggiosa è stata la violenza di gruppi particolarmente fanatici a Beit Shemesh dove hanno urlato insulti alle donne e una bambina è stata gravemente ingiuriata. Dal canto loro, i sionisti religiosi, un tempo politicamente moderati, sono ormai dominati dall’estremismo nazional-religioso. Con la nascita del Gush Emunim negli anni ‘70 – il movimento che ha fornito ai coloni il fondamento teologico della loro azione, affermando l’integrità e sacralità di Eretz Israel, promessa da Dio agli ebrei e riservata quindi al loro possesso esclusivo, come un assoluto irrinunciabile – il sionismo religioso è scivolato via via nell’estremismo politico, una minaccia crescente, purtroppo a lungo sottovalutata, per la natura democratica del paese. Come Amos Oz profeticamente affermava nel suo “In terra di Israele” già nel 1983, “dal punto di vista ebraico quella dei coloni è una concezione integralista e monomane : una concezione che riduce l’ebraismo a religione, la religione a culto e il culto a un unico oggetto : l’integrità della Terra di Israele.
Sono i loro figli e nipoti i giovani , formatisi nelle yeshivot , come Merkaz-Harav a Gerusalemme (1), che popolano oggi le colonie più militanti in Cisgiordania, si oppongono allo sgombero di insediamenti abusivi edificati su terreni di proprietà palestinese fino a reagire con spedizioni punitive alle decisioni in tal senso dell’ alta Corte di Giustizia dando alle fiamme moschee ed estirpando ulivi, e giungono ad aggredire i soldati quando questi impediscono loro di usare violenza ai palestinesi.. Non sono fenomeni isolati e marginali di teppismo. Gli estremisti godono di protezioni e connivenze nell’establishment del paese e nelle sue istituzioni e per questo rappresentano un pericolo grave per il futuro democratico di Israele nonché per la sua integrazione in un Medio Oriente un giorno pacificato.
In questo è anche la differenza fra gli ultra-ortodossi e i sionisti religiosi. I primi, pur in numero crescente – forse quasi un milione - sono lontani dalle istituzioni, socialmente e politicamente marginali. I secondi sono pienamente dentro le istituzioni : nel Parlamento ( in partiti come HaBayit Hayehudit e in parte nel Likud e nello Shas), nell’esercito (il Vice capo di stato maggiore e numerosi alti ufficiali), e di recente anche nell’ alta Corte ( il giudice Noam Sohlberg della colonia di Alon Shvut).
Giorgio Gomel

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