Akiva Eldar :Ampliamento degli avamposti della West Bank nell’Area B, in violazione degli Accordi di Oslo.

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Secondo gli Accordi di Oslo, Area B è definita come territorio soggetto al controllo civile palestinese e a quello militare israeliano. 
di Ekiva Eldar 
Coloni degli avamposti della West Bank hanno assunto il controllo di territorio sito nell’Area B e hanno perciò infranto l’accordo di Oslo del 1995 tra Israele e i palestinesi, afferma Dror Etkes, un attivista contro la colonizzazione. In tali Accordi l’Area B venne definita come territorio sottoposto al controllo civile palestinese e a quello militare israeliano.
                   Secondo Etkes, che per anni ha monitorato le colonie, il controllo del territorio nell’Area B è una combinazione di ruberie sfrenate da parte dei coloni e di impotenza da parte delle autorità israeliane. Sostiene che la componente israeliana ha ridotto la West Bank a un’area dove domina il più forte. 
Dichiara che da una foto aerea si può vedere che Israele ha violato l’accordo sottoscritto a Washington nel settembre 1995. Una clausola stabilisce: “Tutti i poteri e le responsabilità civili, compresa la pianificazione e la zonizzazione urbanistica, nelle Aree A e B illustrate nell’Allegato III, saranno trasferite e verranno assunte dal Consiglio (il governo palestinese) durante la prima fase dell’assegnazione delle nuove funzioni.” 
Ha trovato che l’avamposto di Amona, prospiciente la colonia di Ofra nel nord della West Bank, si è allargata di centinaia di dunam nell’Area B. Sul lato orientale dell’avamposto sono state costruite strade su proprietà privata appartenente a palestinesi. 
A dire di Etkes, sono stati piantati vigneti su terreni appartenenti a palestinesi ai quali è stato impedito l’accesso ai campi. Per motivi di sicurezza, aggiunge, ai palestinesi dei villaggi dei dintorni non è stato consentito l’accesso ad altre migliaia di dunam, parte dei quali si trovano nell’Area B. 
Pochi anni fa i coloni hanno cominciato a sfruttare la sorgente di Ain al-Alya per scopi turistici. Essa si trova a sud di Ofra, molto all’interno dell’Area B e il terreno appartiene al villaggio di Deir Dibwan. I coloni hanno sostituito il nome della fonte con Ein-Erez. 
Vicino a Itamar, anch’esso nel nord della West Bank, i coloni si sono appropriati di un pezzo di terra di 93 dunam (23 acri) facente parte del villaggio palestinese di Yanun nell’Area B. Secondo Etkes, l’accesso viene impedito ai palestinesi su altre vaste aree prossime a Itamar, pur’esse definite come Area B. Ad esempio, pochi anni or sono lo sfruttamento è incominciato intorno a un’altra sorgente, quella di Ain Umm al-Jareb; il cui nome è stato mutato in quello di Ein Neria. Etkes racconta che non sono stati ammessi palestinesi vicino agli uliveti prossimi alla fonte. 
A sud-est della colonia di Yitzhar, la foto aerea individua una zona coltivata di soli cinque dunam che si addentra nell’Area B. Ma, afferma Etkes, a causa della vicinanza a Ytzhar l’accesso viene negato anche su ampie superfici appartenenti ai villaggi di Awarta e Einabus, nell’Area B. 
Vicino agli avamposti di Esh Kodesh e di Mitzpen Ahiya, a est di Shiloh, i coloni hanno preso possesso di 100 dunam di terreni agricoli che appartengono alla famiglia Haj Mahmoud, gran parte dei quali sono siti nell’Area B. Secondo un’interpellanza che è stata presentata questa settimana alla Suprema Corte di Giustizia, i coloni degli avamposti in una zona hanno piantato vigneti e colture di altro tipo nell’altra. 
I componenti della famiglia, che vengono rappresentati dai Rabbini per i Diritti Umani, affermano che i coloni fanno uso di minacce e di violenze per obbligarli ad andarsene dalle loro terre e talvolta gli hanno perfino sparato contro. Dichiarano che le forze di sicurezza israeliane non fanno rispettare la legge e che l’Amministrazione Civile non tutela il diritto della famiglia alla proprietà del terreno, nonostante si trovi nell’Area B. 
La petizione sostiene pure che i coloni stanno traendo un vantaggio economico dal terreno, sul quale pascolano animali e piantano colture, e che tali attività impediscono ai ricorrenti di guadagnare di che vivere. Secondo la norma di legge, questi interventi istituiscono uno stato di possesso del terreno. Se i proprietari originari non lavorano i campi per 10 anni, la loro proprietà viene trasferita a chiunque li abbia lavorati per tutto quel tempo. 
Etkes ha documentato pure l’attività edile dei componenti dell’avamposto di Ma’aleh Rehavam in una riserva naturale; la riserva era stata istituita dal Wye River Memorandum firmato da Yasser Arafat e dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu nel maggio del 1998. Ma negli ultimi anni, i coloni hanno eretto degli edifici per allargare l’avamposto. 
I funzionari dell’Amministrazione Civile sostengono di non avere personale sufficiente per monitorare tutti gli sconfinamenti dei coloni nell’Area B e far rispettare la legge. 
Ma, secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari di sei mesi fa, l’Amministrazione Civile fa rispettare la legge in modo estremamente rigoroso nel caso delle costruzioni illegali dei palestinesi nell’Area C, sulla quale Israele detiene il controllo totale. Il rapporto afferma. “Nelle comunità visitate nell’Area C sono in atto piani evidenti di residenti che vengono costretti ad andarsene per dare una risposta alle loro esigenze elementari.” 
In 10 delle 13 comunità visitate, l’ispettore delle Nazioni Unite ha documentato i casi delle famiglie che hanno abbandonato le loro abitazioni. Secondo il rapporto, gli abitanti si spostano nelle Aree A e B, come pure in altre zone dell’Area A dato che il piano delle autorità israeliane rende impossibile ai palestinesi ottenere un permesso di costruzione. In molti casi, afferma il rapporto, i palestinesi lasciano le loro comunità a seguito delle violenze dei coloni, della demolizione delle abitazioni e per la difficoltà nell’accesso ai servizi e alle risorse. 
Durante i primi sei mesi del 2011, l’agenzia delle Nazioni Unite ha documentato 342 demolizioni di strutture che appartengono a palestinesi, comprese 125 abitazioni. Questo numero è all’incirca cinque volte quello degli edifici demoliti nello stesso periodo del 2010. Il numero delle persone sfrattate è pure aumentato di circa cinque volte nello stesso intervallo di tempo. 
Il rapporto sostiene che mentre l’Amministrazione Civile non è stata capace di preparare i piani per le comunità palestinesi, ha approvato invece piani dettagliati per quasi tutte le colonie. A dire del rapporto, i coloni sono membri dei comitati dell’Amministrazione Civile che si occupano di pianificazione per le comunità palestinesi, e la cosa “solleva timori su conflitti di interesse.” 
“Le attuali procedure di pianificazione hanno contribuito all’espansione delle colonie israeliane in contrasto con il diritto internazionale,” sostiene il rapporto. 
L’Amministrazione Civile ha risposto che in due casi, le denunce di sconfinamento erano note e se ne stavano occupando “secondo una procedura che regola le dispute sulla terra.” A proposito degli altri casi ha dichiarato: “Da palestinesi non erano state inoltrate lamentele, e se sarà necessario, sul caso sarà svolta un’indagine. Il coordinamento di governo delle attività nei territori continuerà, tramite l’Amministrazione Civile, a implementare con premura e professionalità [le norme sulla] edilizia illegale in Samaria e Giudea e l’illegale usurpazione della terra. 
(tradotto da mariano mingarelli)

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