VIDEO GAZA: VITA NELLA “BUFFER ZONE”, IL CASO DI NASSER ABU SAID
Questo agricoltore palestinese aveva il «torto» di abitare con la sua famiglia in una casa situata nella zona di “interdetta” imposta da Israele all’interno di Gaza. Sua moglie Naama è stata uccisa dal fuoco israeliano, la casa in gran parte distrutta.
Gaza, 30 gennaio 2012, Nena News – Siamo nella Striscia di Gaza ma tutto ricorda la Svizzera. Una distesa verde, alberata, con mucche e pecore che pascolano tranquille. Così appare agli occhi del visitatore il territorio orientale di Gaza, a ridosso del confine con Israele. E’ la parte fertile, coltivabile, della Striscia che, invece, scendendo verso la costa appare arida e sabbiosa. E’ un tesoro prezioso per l’economia povera di questo martoriato lembo di terra ma i palestinesi non vi hanno accesso. Israele, dopo l’offensiva «Piombo fuso» (dicembre 2008-gennaio 2009, 1.400 palestinesi uccisi) ha dichiarato la fascia di territorio di Gaza che corre lungo il confine, fino ad una ampiezza che arriva ad alcune centinaia di metri, una «buffer zone», una zona cuscinetto interdetta, nella quale è vietato entrare. Per centinaia di famiglie contadine palestinesi (in totale molte migliaia di persone) è diventato impossibile recarsi nei loro campi e le conseguenze economiche sono state gravissime. Chi un tempo riusciva a vivere dignitosamente con le coltivazioni, oggi sopravvive nella miseria.
Ma ci sono anche tanti che hanno pagato conseguenze ancora più gravi perché i militari israeliani che sorvegliano il confine non esitano, con sistemi automatizzati e con le loro armi di dotazione, ad aprire il fuoco su coloro che si addentrano nella zona «proibita». In questi anni si sono contati alcuni morti e numerosi feriti, anche bambini. E non manca chi ha pagato con la vita il solo fatto di avere una casa all’interno dela “buffer zone”. Come Naama Abu Said, madre di cinque figli, uccisa a casa sua dal fuoco aperto da una postazione israeliana distante alcune centinaia di metri.
A raccontarci la tragedia vissuta dalla famiglia Abu Said è la fotoreporter italiana Rosa Schiano – nel video che vi proponiano alla fine del testo nell’abitazione colpita – accanto a Nasser Abu Said, il marito di Naama, che, peraltro, lamenta anche l’aiuto insufficiente ricevuto sino ad oggi nel costruirsi una casa in un punto meno a rischio e che vive assieme ai figli in una tenda.
Video
Commenti
Posta un commento