Gad Lerner : Le tre figure-simbolo del 2011


Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Mai a memoria d’uomo tanti despoti furono estromessi dal potere opprimente che esercitavano nel breve volgere di un solo anno: il memorabile 2011. Con un effetto a catena non ancora esauritosi, facendo venire la tremarella a rais, dittatori, ayatollah supremi e altri potenti abusivi a ogni latitudine (da Teheran a Mosca a Pyongyang). Il 2011 verrà ricordato come nuovo “quarantotto” (ovvero 1848, l’anno fatidico in cui scoppiarono moti rivoluzionari contro l’oppressione straniera e per il diritto di voto simultaneamente in tutta l’Europa)? E’ probabile, ma la storia ci insegna che tali epoche rivoluzionarie sono lunghe e incerte perché la rivoluzione fa sempre il paio con la reazione in agguato.
Difficile, quindi, dare torto al newsmagazine statunitense “Time” che ha incoronato come personaggio dell’anno 2011 il giovane ribelle planetario, lo shabab della piazza araba che diventa l’indignado in occidente. Solo che, per prudenza, fra rivoluzione e reazione, il personaggio dell’anno 2011 io lo spartirei per tre.
1) Il ragazzo o la ragazza protagonisti delle rivolte antisistema hanno sicuramente dimostrato coraggio, fantasia, interconnessione funzionale. La demografia è dalla loro parte quando rivendicano di essere una maggioranza penalizzata (solo l’Italia dai capelli bianchi fa eccezione). A causa del loro corrotto senso d’onnipotenza, le classi dirigenti incartapecorite li hanno sottovalutati, alternando momenti di fuga a repressioni sanguinose. Il giovane in rivolta è il protagonista di un’epoca nuova ancora incognita. Agisce sprovvisto di teorie e programmi compiuti, ma ha visione globale e prima o poi emergerà anche un nuovo pensiero rivoluzionario.
2) Il tecnocrate affannato nel tentativo di governare il collasso del capitalismo finanziario è senz’altro un altro personaggio-chiave del 2011. Come il giovane ribelle, anche il tecnocrate è una figura globale: parlano in tutto il mondo la stessa lingua, hanno frequentato le scuole economiche del neoliberismo esaltato negli anni Ottanta e fallito a partire dall’Argentina nel secolo nuovo, confidano nella superiorità degli organismi sovranazionali pubblici o privati dove si sono conosciuti. Nella caricatura degli indignati congiurano sospinti da incontrollabile avidità, sono il vero nemico da abbattere. Ma il loro limite nel 2011 si è rivelato un altro, a prescindere da eventuali vizi personali: i tecnocrati brancolano nel buio, hanno sbagliato tutte le previsioni e le ricette, perché non riescono a concepire un’economia fondata su regole diverse da quelle che li hanno beneficiati.
3) E’ ahimè il reazionario furibondo, la terza figura simbolica dell’anno che si chiude. L’odiatore del multiculturalismo che si aggrappa alle tradizioni imperiali, mitologiche, religiose per fronteggiare la “contaminazione” della purezza razziale e nazionale, determinata in basso dagli immigrati (soprattutto musulmani) e in alto dai tecnocrati apolidi. Il reazionario furibondo dunque si esalta contro entrambe le altre figure-simbolo del 2011. Legge e pubblica saggi deliranti ma presi molto sul serio negli ambienti dell’estrema destra. Quando perpetra un’immane strage (settantasette morti) come il norvegese Anders Behring Breivik, o si scatena nella caccia al nero (due morti) come l’italiano Gianluca Casseri, lo si liquida come pazzoide isolato. Ma prima che venisse chiusa la pagina Fb inneggiante al killer aveva registrato 6205 “mi piace”. Tutti pazzoidi isolati?
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