Giorgio Bernardelli : il quartiere di Gilo (2009)

 Siamo alle solite: uno dei problemi più grossi per la pace in Medio Oriente è la scarsa conoscenza della geografia di Gerusalemme. Basterebbe prendere in mano una cartina per capire come mai si stia discutendo tanto in queste ore del progetto di costruire 900 nuove case a Gilo. Proviamo allora a buttare lì qualche coordinata.Intanto dov'è Gilo? Chiunque sia stato in pellegrinaggio in Terra Santa ci è passato, perché Gilo è la zona dove si trova ilcheck-point tra Gerusalemme e Betlemme. È uno dei posti più fotografati della Terra Santa di oggi, dal momento che qui, in pullman, si passa proprio dentro al famoso muro di separazione tra Israele e i Territori. Arrivando al check-point da Gerusalemme, Gilo è la collina con tante case che si vede sulla destra. Non è dunque un posto qualsiasi quello dove si vorrebbero costruire 900 nuove abitazioni, ma uno dei luoghi simbolo oggi del conflitto. Ho cercato su Internet una cartina per spiegare meglio e la migliore che ho trovato è quella sul sito del Poica, un centro studi palestinese che effettua un monitoraggio sull'espansione degli insediamenti. L'articolo e le foto su Gilo sono un po' vecchi, risalgono al 2004: questo quartiere nel frattempo è già cresciuto molto. Ma ciò che mi interessa è mostrare la sua posizione strategica rispetto agli assetti futuri di Gerusalemme.Il progetto appena approvato prevede infatti un'ulteriore crescita verso ovest, dalla parte cioè dove si trova il villaggio arabo di Al-Wallaja (sul versante opposto della collina guardando dal check-point). Ma questa espansione avrebbe un effetto molto evidente: più Gilo cresce verso Ovest e più le città palestinesi di Betlemme e di Beit Jalla restano separate rispetto a Gerusalemme. Quello che si vuol far passare come un semplice sviluppo urbanistico («a Gilo c'è domanda di case...») in realtà è un fatto destinato a incidere sugli assetti futuri. E dice tutta la malafede di chi - come il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu - a parole dichiara di voler trattare sui due Stati e poi nei fatti dà il via libera a nuove costruzioni a Gilo.Questa è la situazione di oggi. E si capisce l'irritazione di Washington. Che già prima di questa decisione doveva rimettere insieme i cocci. E adesso si ritrova anche con uno schiaffo che Netanyahu le ha assestato attraverso la commissione edilizia della municipalità di Gerusalemme. L'amministrazione Obama avrà anche mille difetti (è inesperta, ha dimostrato una posizione ondivaga...) ma una cosa la sa fare: guardare una cartina di Gerusalemme. E allora si capisce la reazione particolarmente dura a questo processo. Obama ha detto parole pesanti: «questo progetto mette a rischio la sicurezza di Israele».Sono anni che seguo il Medio Oriente, di schermaglie del genere ne ho viste tante. Ma davvero una situazione simile è qualcosa di inedito. Il processo di pace - così come l'abbiamo conosciuto finora - ormai è finito. E infatti i palestinesi stanno puntando su una dichiarazione di indipendenza unilaterale da portare al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Dove non è affatto detto che passi, ma sarà comunque un fatto politico rilevante. E intanto si respira un clima da vigilia pericolosa: ieri dal carcere israeliano dove è detenuto ha parlato Marwan Barghouti; i suoi avvocati hanno consegnato all'agenzia Reuters delle risposte scritte ad alcune domande. Il leader più popolare nei Territori dice: «Non ho mai creduto nel negoziato come unica strada. Ho sempre perseguito un mix tra diplomazia e resistenza, politica e mobilitazione popolare». Un messaggio che non fa presagire niente di buono.La situazione è in movimento, ma non è affatto detto che tutto questo giochi a favore di Israele. L'aver umiliato Obama alla fine potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Non è un caso che a sostenerlo siano due articoli usciti in queste ore su giornali israeliani. Su Yediot Ahronot Moshe Elad scrive che oggi «l'America parla arabo». Un articolo molto interessante il suo, perché spiega ai suoi concittadini come la Gerusalemme «indivisibile» sia un'illusione che solo loro continuano a cullare.Pietre d'inciampo

UNEDÌ 23 NOVEMBRE 2009

2   BULLDOZER A GERUSALEMME EST, CONDANNE DA STATI UNITI E ONU 

 3   Sheikh Jarrah e Gerusalemme EST : mappa , video, articoli



4  DOMENICA 2 OTTOBRE 2011

Haaretz: i 1100 appartamenti nel quartiere di Gilo sono un ostacolo alla pace

 Sintesi personale   Nel bel mezzo della campagna americana e israeliana per raggiungere la maggioranza nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU e bloccare il riconoscimento unilaterale dello  Stato palestinese, è stata approvata la  costruzione  di 1.100 appartamenti nel quartiere Gilo, situato oltre la Linea Verde.La decisione unilaterale è avvenuta  mentre il quartetto era in attesa di una risposta delle parti 'per una nuova iniziativa sui negoziati, al fine di salvare la soluzione dei due Stati ed evitare un altro scoppio di violenza." Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato che  la sospensione dell'espansione delle colonie  e la  sovranità di  Gerusalemme Est ,da definire  in colloqui , costituiscono la premessa necessaria  per la ripresa dei negoziati. La comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti, non riconoscono  l'applicazione del diritto di Israele su  Gerusalemme est. Il segretario   di Stato americano Hillary Clinton e Catherine Ashton dell'UE hanno protestato per  la decisione di espandere Gilo. Il Quartetto ha avvertito che la mossa di Israele mette in pericolo i suoi sforzi per raggiungere la pace. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha respinto le critiche, affermando  che Gilo non è un insediamento, ma piuttosto un quartiere di Gerusalemme a cinque minuti dal centro della capitale. Questa politica miope è uno degli ostacoli alla creazione di due stati sulla base dei confini del 1967. Una serie di accordi internazionali ,di cui Israele è firmataria,  obbliga il governo a definire lo status finale  della città in negoziati  .  Una violazione  danneggia la nostra credibilità, mina l'invito  del primo ministro per la ripresa  di colloqui e potrebbe rivelarsi disastrosa  a   lungo termine.Settlement construction still major obstacle to peace


6  NETANYAHU: GILO NON È UNA COLONIA, MA UN QUARTIERE EBRAICO   “Gilo non è una colonia, e nemmeno un avamposto. Gilo è un quartiere nel cuore di Gerusalemme, a soli cinque minuti di macchina dal centro” ha dichiarato Mark Regev, portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu – in ogni piano di pace pensato negli ultimi 18 anni, Gilo rimane una parte integrale della Gerusalemme ebraica”.Per il governo di Israele quindi non c'è nessuna contraddizione l'approvazione di 1100 nuove unità abitative e il desiderio di portare avanti il processo di pace di due stati per due popoli.

Dal momento in cui Israele ha occupato ed annesso unilateralmente Gerusalemme, la città santa è stata circondata da una serie di colonie israeliane volte a rafforzare il controllo della città. L'enorme insediamento di Gilo, che conta una popolazione di quasi 50.000 persone, illegale dal punto di vista del diritto internazionale, sorge al di là della Linea Verde, vicino alla città di Betlemme, su terre rubate ai palestinesi.

“La decisione di Israele (di approvare la costruzione di 1100 nuove case, ndr) fa sorgere dubbi sulle sincerità delle sue intenzioni. Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale e non è accettabile” ha dichiarato il Ministro degli Esteri turco – Il fatto che Israele continui senza sosta a costruire colonie illegale non fa che confermare il fatto che la scelta palestinese di rivolgersi all'ONU è del tutto giustificata ed opportuna”.

La nuova manovra di Netanyahu è stata criticata, almeno a parole, da Stati Uniti, Europa e stati arabi, i quali l'hanno considerata come un ulteriore ostacolo ai possibili negoziati di pace.

“Un simile gesto da parte israeliana riflette l'intenzione dello stato di continuare con la sua politica provocatoria a dispetto del consenso internazionale sull'illegittimità delle attività di colonizzazione” ha affermato Mohammed Amr, Ministro degli Esteri egiziano.

Quello a cui si sta assistendo in questi decenni è il tentativo di “giudaizzazione” della città divisa, con azioni e leggi volte a separare Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania.

Una città contesa tra i suoi 790mila abitanti: secondo le statistiche ufficiali israeliani, 492mila sono ebrei, 273mila musulmani e 15mila cristiani. E quasi 200.000 ebrei vivono a Gerusalemme Est. Senza dimenticare che ci sono oltre 150mila residenti che sono stati isolati da Gerusalemme dal Muro di Separazione e che non vengono tenuti in considerazione nelle statistiche ufficiali.


7   Daysleepers in Gilo - Storie di ordinaria follia
Centinaia di lavoratori palestinesi si svegliano all’alba e fanno la fila per andare a costruire ponti e strade che non useranno mai. Li attende un lavoro, ma anche tanta umiliazione perché non c’è dignità dove i diritti sono negati. 
Testo di Anahi Ayala Iacucci; video di Laura Conti (Caschi Bianchi in Israele/Palestina)
Fonte: Caschi Bianchi Apg 23 - 10 gennaio 2007 continua qui

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