Gli ultraortodossi stanno cambiando l'esercito israeliano. Di Amos Harel


Alcuni generali riservisti hanno firmato una lettera di protesta contro la tendenza all'estremismo religioso nelle Forze Armate Israeliane, che sembrano non essere più quelle che ricordavano. Di Amos Harel per Haaretz
Haaretz (Israele), 20 novembre 2011

Gli ultraortodossi stanno cambiando l'esercito israeliano. Di Amos Harel

Alcuni generali riservisti hanno firmato una lettera di protesta contro la tendenza all'estremismo religioso nelle Forze Armate Israeliane, che sembrano non essere più quelle che ricordavano  19 generali riservisti israeliani hanno scritto al Capo di Stato Maggiore Benny Gantz lamentando una certa tendenza all'estremismo religioso nell’IDF, le Forze Armate Israeliane. "Sono stati soldati in questo esercito molto tempo fa", ha risposto loro il generale di brigata e capo rabbino militare fino a un anno e mezzo fa Avichai Rontzki, secondo il quale quei veterani non possono sapere come si è trasformato l'esercito israeliano. "Oggi le cose sono diverse", ha spiegato.I firmatari di quella lettera, infatti, avevano sentito l'esigenza di denunciare alcuni eventi specifici, ovvero l'espulsione di personale femminile dalle unità di combattimento e il boicottaggio da parte di alcuni soldati delle cerimonie nelle quali cantassero delle donne. Ma forse sono davvero lontani dalla realtà delle Forze Armate israeliane contemporane.

Molto è cambiato da quando gente come Ori Orr, Menachem Einan e Yeshayahu Gavish occupavano posti di rilievo nelle istituzioni militari. Orr racconta di non aver mai sentito di soldati che boicottano eventi che prevedono la partecipazione delle donne; e di non aver mai lontanamente immaginato le storie che si leggono anche questa settimana sui giornali: “L'esercito adotterà regole alimentari più severe, nel rispetto della kashrut (l'insieme delle norme ebraiche per l'alimentazione)”, dal settimanale delle forze armate "Bahamane";  “Il rabbino Eli Sadan, direttore dell'Accademia pre militare di Eli, cita durante un incontro pubblico la "dedizione e il coraggio" di Baruch Goldstein e Ygal Amir (il primo è l'autore della strage di Hebron, nel 1994, e il secondo è l'assassino di Rabin)”, da "Yedioth Ahronot"; “L’Israel Defense Force Education Corp emana una direttiva, perché i soldati non partecipino all'annuale cerimonia in ricordo di Ytzak Rabin” da "Haaretz".

Ma forse è proprio vero che l’esercito non è più quello di una volta, se si parla di soldati laici e religiosi… E’ come se avessimo chiuso gli occhi per un istante e trovato un esercito del tutto cambiato neanche un attimo dopo. Nel tracciare le linee guida in fatto di regole alimentari ebraiche, negli anni '50, il rabbino Shlomo Goren aveva adottato la via del compromesso tra laici e religiosi: ciascuno avrebbe rinunciato a qualcosa, ma le mense militari avrebbero accolto tutti. Oggi, però, questa soluzione non va più bene per i 3000 soldati ultraortodossi, e nemmeno per i sionisti Haredim, il cui numero nelle Forze Armate cresce continuamente. Il rabbinato militare sta pertanto pensando di accettare la richiesta degli arruolati religiosi osservanti, e cioè una maggiore severità nel rispetto delle regole alimentari della kashrut, cosa che, per altro, comporta anche costi maggiori. 
E' naturale, quindi, che se ci sono sempre più soldati e ufficiali religiosi osservanti, l'esercito dovrà adattarsi e prendere di petto una serie di questioni che non si presentavano in passato. 

C’è da dire che certe richieste di cambiamento, soprattutto quelle che riguardano le donne, derivano soprattutto da lotte di potere tra rabbini non militari, che però chiedono maggiore rigore ai loro allievi in uniforme. I dati di novembre 2011 dell’ IDF Manpower Directorate mostrano che le scuole religiose mandano più diplomati nelle unità militari di qualsiasi altra scuola. E, anche tra gli ufficiali, i religiosi osservanti sono percentualmente di più. Ora, in tempi in cui i giovani israeliani tendono a tornare alla vita civile subito dopo i tre anni di leva obbligatoria, gli osservanti religiosi sono invece educati a restare ben oltre il minimo richiesto. Succede allora che, nell’ultimo corso per ufficiali di fanteria, il 42% dei cadetti erano osservanti (e nove di loro sono stati processati per aver boicottato una cerimonia nella quale c'erano delle cantanti donne).

L'influenza che il rabbino Saban esercita su questi soldati è notevole, paragonabile secondo alcuni a quella di un alto ufficiale militare. 
Sadan è anche colui che nel 1988 ha fondato l'Accademia pre militare religiosa di Bnei Davìd ad Eli, che oggi è l'istituzione scolastica di questo tipo più grande e più importante, quella che manda,cioè, anche un gran numero di suoi diplomati nelle fila dell’esercito.  
Il discorso che Saban ha tenuto durante le celebrazioni per l'anniversario della morte di Rabin può essere una lettura interessante, ma forte (il testo integrale si trova sul sito dell'Accademia). Rabin, ha detto Saban, è stato "il più grande fallimento politico e di leadership nella storia di Israele"; non ha lasciato eredità, ha aggiunto, e il culto della personalità che è scaturito intorno a lui è mal concepito. 
Poi, dopo la condanna di rito dell'omicidio, Sadan si è detto "stupito dalla dedizione e dal coraggio" dell'assasino di Rabin, Amir, e dallo "straordinario eroismo di Goldstein, il quale sapeva che sarebbe andato incontro alla morte dopo il massacro che aveva egli stesso compiuto presso la Tomba dei Patriarchi”. Ha poi aggiunto che il danno che hanno fatto "sarà riparato solo tra molte generazioni".
(…..) Sadan, per quanto per anni abbia predicato patriottismo nei confronti dello stato e rigore nei confronti della minima violazione degli ordini, ha preso ad esprimersi con un ardore che anni fa non conosceva (oggi però sostiene di essere stato frainteso, perché le frasi del suo discorso su Rabin sarebbero state estrapolate da un contesto più ampio…). 
"Soffia un vento malevolo tra noi" ha dichiarato questa settimana un alto ufficiale osservante, mentre un altro ancora si dice costernato per il fatto che nessuno abbia stigmatizzato le affermazioni di Sadan.

Resta il fatto che è molto improbabile che qualcuno dell’Israel Defense Force osi attaccare Sadan, la cui accademia produce eccellenti ufficiali. "L'esercito sta capitolando davanti ai religiosi. Un fenomeno cominciato prima del ritiro da Gaza" ci dice un terzo ufficiale. "I colpi ai religiosi sono stati compensati in fretta dal terreno che i rabbini hanno conquistato nelle questioni quotidiane. Agli ufficiali è stato per altro detto che si tratta di un momento molto delicato e che non è prudente discutere con i rabbini. Negli ultimi anni solo una delle parti in causa ha mostrato flessibilità…".
Ci si chiede, per esempio, come mai le Forze Armate permettano che il rabbino Elyakim Levanon, direttore della Yeshivà Elon Moreh, quello che  chiede ai soldati di rifiutarsi di obbedire all’ordine di evacuare gli insediamenti, passi shabbat con gli studenti "hesder" (che compiono studi religiosi e militari insieme), nelle basi di fanteria di Givati?

E intanto l'esercito impone restrizioni controverse e dubbie, quali per esempio il divieto di prendere parte alle celebrazioni annuali per l'anniversario della morte di Rabin, perché “si tratta di una manifestazione politica” (...)
Nonostante le pressioni, dalla commissione istituita da Gantz e guidata dal Mag. Orna Barbivai, già comandante del Manpower Directorate, ci si aspetta che ribadisca che gli ordini ad oggi in vigore debbano rimanere tali: i soldati, cioè, non possono abbandonare cerimonie ufficiali, anche se ci sono delle donne che cantano. Per ogni altra circostanza, agli ufficiali in carica verrà lasciata libertà di decidere. 
Parlando davanti alla Commissione Esteri e Difesa della Knesset martedì scorso, il Capo di Stato Maggiore Benny Gantz ha usato espressioni forti: "Certo, sono preoccupato dalla situazione in Siria e in Iran, ma anche da quello che succede nella nostra società e nelle Forze Armate... I rabbini capo mi hanno detto che loro non se ne andranno se ci saranno donne a cantare nei cori delle celebrazioni ufficiali. Non c’è alcun divieto per le donne nelle Forze Armate e, in merito, l'autorità del comando non può in alcun modo essere messa in discussione".

Il professor Yedidia Stern, un religioso, avvocato e vice presidente dell'Israel Democracy Institute, ha dichiarato ad Haaretz che "l’esercito ha bisogno di tracciare limiti invalicabili. La religione è per sua natura “imperialista” ed esercita una forza straordinaria finché non si trova davanti la risolutezza altrui. Però, bisognerebbe usare tanto il bastone quanto la carota: dopo aver fissato i confini da non superare mai, l'esercito dovrebbe andare anche incontro ai soldati religiosi e garantire ad attenti ufficiali la libertà di decidere di volta in volta".

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