La Palestina membro dell'Unesco : 107 a favore, 14 contrari

  La Palestina è stata ammessa come membro a pieno diritto dell'Unesco: e l'evento ha un'importanza particolare per i palestinesi che dunque mettono a segno un primo successo nel loro processo di adesione alle Nazioni Unite.Ma la decisione Onu rischia di creare una spaccatura con gli Usa che avevano minacciato di tagliare i fondi all'Unesco in caso di voto positivo. Regge, intanto, la tregua mediata dall'Egitto a Gaza, dopo cinque giorni di violenze ta Israele e i miliziani palestinesi (violenze che, in appena 36 ore, hanno fatto 12 vittime tra i palestinesi e una tra i civili israeliani). Dalla mezzanotte di domenica, il confine la striscia di Gaza e Israele è relativamente tranquillo dopo l'ultimo raid israeliano andato a segno e che ha fatto due vittime tra i miliziani palestinesi.  La tregua sembra reggere, ma oggi lo scontro è tutto diplomatico e si consuma a Parigi, sullo sfondo dell'Assemblea generale dell'Unesco. Sulla richiesta di adesione dell'Anp all'Unesco hanno votato contro Stati Uniti, Germania e Canada. L'Italia e il Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani. Complessivamente, i voti a favore sono stati 107, mentre 14 Paesi hanno votato contro l'ammissione e 52 si sono astenuti.  L'Unesco è la prima agenzia Onu ad aver messo in agenda la questione dello status palestinese, dopo la richiesta avanzata da Abu Mazen, il 23 settembre, all'Onu. Due leggi approvate negli anni '90 dagli Usa, da sempre alleato fedele di Israele, vietano espressamente il finanziamento di qualsiasi organizzazioni Onu che accetti la Palestina come membro a pieno titolo. Il che significa che adesso l'Unesco rischia di perdere i 70 milioni di dollari del suo bilancio annuale (il 22 per cento). «Non c'è alcuna speranza che il Congresso, controllato dai repubblicani, emendi la legislazione», aveva detto in mattinata, prima ancora del voto, una fonte Unesco. Del resto, la portavoce del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, aveva chiarito molto bene la posizione Usa la scorsa settimana: «Esistono linee rosse molto chiare nella legislazione e, se sono sorpassate nell'Unesco, tale legislazione viene attivata». E stamane, il sottosegretario Usa per l'Educazione, Martha Kanter, proprio a Parigi aveva parlato di un voto «controproducente e prematuro».  Gli Usa sono rientrati nell'Unesco solo nel 2003, dopo anni di boicottaggio nei confronti di quella che il Dipartimento di Stato definiva «la crescente disparità tra la politica estera Usa e gli obiettivi dell'Unesco»; ma nonostante il ventennio di boicottaggio, il presidente Barack Obama ha sempre considerato l'Unesco un'organizzazione di interesse strategico e un utile strumento multilaterale per propagare i valori occidentali. Dura anche la reazione di Israele, secondo cui l'ammissione della Palestina come membro dell'Unesco danneggerà le prospettive di ripresa del processo di pace. «Si tratta di una mossa unilaterale palestinese che, pur non portando alcun cambiamento sul terreno, allontana la possibilità di un accordo di pace», ha affermato il ministero degli Esteri israeliano in un comunicato. «Questa decisione non trasforma l'Autorità Nazionale Palestinese in uno Stato ma pone ostacoli sulla via del ripristino dei negoziati».La Palestina ammessa nell'Unesco


Commento : agli Usa e ad Israele non aggrada? pazienza il vento cambia


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Unesco : accettata raccomandazione per uno Stato palestinese  ]La Palestina può celebrare una prima vittoria nella lotta per il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese. Mercoledì il Consiglio esecutivo dell’Unesco ha accettato una raccomandazione per fare della Palestina uno Stato membro dell’Organizzazione. Iniziato da un gruppo di paesi arabi , la raccomandazione é stata approvata con maggioranza – 40 voti su 58 – e sarà sottomessa alla Conferenza generale dell’Unesco, dal 25 ottobre al 10 novembre che deve approvare a sua volta la raccomandazione con due terzi dei suoi 193 membri. Concretamente, l’Autorità palestinese, che fino ad ora aveva lo status di osservatore permanente, diventerà uno Stato membro vero e proprio e potrà in particolare chiedere l’inscrizione dei suoi siti al Patrimonio mondiale dell’Umanità- soprattutto per i siti nei territori occupati da Israele. Malgrado le varie pressioni portate avanti, Washington, non è riuscito a opporsi al voto della raccomandazione e minaccia oggi di ritirare il suo contributo finanziario , che rappresenta il 22% del budget dell’Organizzazione. Il Consiglio esecutivo dell’Unesco , si distingue da quello del Consiglio di sicurezza dell’ONU per l’assenza di veto. “ Se gli Stati Uniti avessero potuto opporre il veto , non ci sarebbe stata la raccomandazione” riconosce Mounir Anastas, vice osservatore permanente della Palestina presso l’Organizzazione . contattato da France 24.com. Come gli Stati Uniti, la Francia aveva giudicato prematuro per la Palestina di chieder un’adesione vera e proprio all’Unesco, sottolineando che la priorità attuale era quella di “ riprendere i negoziati “ con Israele. Invece, “ non era la prima volta che la domanda dell’adesione di uno Stato palestinese all’Unesco era presentata” ha riccordato Mounir Anastas. “ Dal 1989, l’adesione della Palestina come membro figurava all’ordine del giorno ad ogni Conferenza generale, ma era sempre aggiornata” spiega Anastas. Sembra che il vento è girato quest’anno , in favore di un “contesto globale diverso” dice ancora Mounir Anastas. Questo gesto dell’Unesco è simbolico , visto che arriva nello stesso momento della richiesta di adesione di uno Stato palestinese all’ONU presso il Consiglio di sicurezza. Richiesta alla quale gli Stati Uniti si opporranno con il loro veto come è già stato detto più volte. Il giorno dopo questo passo storico , Anastas, stima che “ la presa di posizione dell’Unesco può influenzare quella dell’ONU […] L’Unesco resta un’agenzia dell’ONU , gli Stati sono praticamente gli stessi e il funzionamento è simile.” .Per Frédéric Encel, specialista del Medio Oriente , l’Autorità palestinese ha in effetti beneficiato di un “ effetto di trascinamento” provocato dalla domanda ufficiale d’adesione all’ONU . “ Precedentemente , senza domanda ufficiale all’ONU , anche se non era accettata , l’Unesco difficilmente poteva accettare l’adesione di uno Stato palestinese” spiega l’esperto. La presa di posizione dell’Unesco “testimonia di una lotta di influenze”. “Ma questa vittoria diplomatica” non avrà conseguenze sulla decisione del Consiglio di Sicurezza” afferma categoricamente Encel. La presa di posizione dell’Unesco secondo lui avere conseguenze politiche reali e resta prima di tutto “simbolica

3   Cosa significa per la Palestina diventare membro dell’Unesco?
Un pieno riconoscimento permetterebbe all’Autorità Palestinese di chiedere la protezione dell’Organizzazione per i siti storici e culturali, alcuni dei quali si trovano in Gerusalemme est, occupata da Israele dopo il 1967. 

4     Palestina all'Unesco. Lezione di geopolitica  L’insieme dei 107 Paesi che hanno votato a favore dell’ammissione palestinese all’Unesco, dei 52 che si sono astenuti e dei14 che hanno scelto il no, rappresenta una significativa lezione di geopolitica. Descrivono un cambiamento, il mondo nel quale stiamo vivendo.

  Da un lato gli Stati Uniti sempre più isolati in un rifiuto che ha qualche serio valore di principio ma politicamente è fallimentare. Anche i tedeschi hanno votato contro ma la Germania, data la sua storia, è un caso a parte: ha il dovere morale di non fare nulla che possa nuocere allo Stato degli ebrei. Dall’altro lato c’è il mondo a favore, quello che diventa importate ogni giorno di più, quello che detiene una parte consistente del debito americano e fra qualche giorno sarà invitato a dare una mano all’euro. Cina, Brasile, Russia, India, Turchia, Sudafrica, Indonesia. E i Paesi arabi ricchi che con i loro fondi sovrani sostengono le nostre banche, comprano imprese, investono nei disorientati mercati finanziari europei.
    Sintomatico del mondo che cambia ma non completamente, è il voto-arlecchino dei Paesi Ue, in particolare di quelli dell’Eurozona: si la Francia, no la Germania, astenuta l’Italia (come la Gran Bretagna). Se la votazione avesse offerto una quarta possibilità, un europeo avrebbe occupato anche quella. Testimone, corresponsabile e partecipe da oltre 60 anni del conflitto, la vecchia Europa non è ancora capace di decidere unita quando sia più giusto stare dalla parte dei palestinesi, degli israeliani, di entrambi o di nessuno. Forse è un segno del destino che i nodi del mondo vengano al pettine a causa del più lungo e irrisolvibile conflitto dell’evo contemporaneo.

  Il resto che sta per accadere attorno alla questione Unesco è irrilevante. Conta poco se per ritorsione gli Stati Uniti non verseranno il loro contributo annuale all’Unesco, 70 milioni di dollari, il 20% del totale. O se il governo israeliano di Bibi Netanuahu deciderà di bloccare le rimesse fiscali all’Autorità palestinese di Abu Mazen, di rendere ancor più dura l’occupazione militare dei Territori, di isolare la Cisgiordania quanto la striscia di Gaza.
   Il voto all’Unesco è solo il primo atto. Entro la fine del mese anche il Consiglio di sicurezza dovrà decidere se ammettere o meno la Palestina. Non verrà ammessa perché in caso di maggioranza del si, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio può porre il veto. Gli Stati Uniti lo faranno e bloccheranno ogni cosa: tutto tranne un’altra dimostrazione del loro isolamento. La richiesta palestinese andrà allora all’assemblea generale che voterà a grande maggioranza a suo favore. Ma l’Assemblea non ha i poteri del Consiglio: potrà solo promuovere la Palestina da “entità osservatrice” come è già, a “Stato non membro”, come il Vaticano. Se accadrà questo i palestinesi avranno la loro vittoria. O forse no. Il conflitto continuerà, forse ancora più esacerbato.
   Ma tutto questo è irrilevante perché il mondo sta cambiando. Anche il modo israeliano di pensare alla sua sicurezza dovrà cambiare: la forza militare e l’amicizia americana prima o poi non basteranno più. Il mondo che all’Unesco ha votato si alla Palestina non ha automaticamente detto no a Israele. Non è un mondo ostile. La Cina ha buoni rapporti con lo Stato ebraico, l’India li ha più che ottimi sia sul piano strategico che economico, oltre un milione dei cinque milioni di cittadini ebrei d’Israele sono di origini russe. In città intere come Ashdod, Ashkelon, Katzrin si parla più russo che ebraico. Il mondo che cambia non sta per crollare addosso a nessuno
 5    Caracciolo: ''Voto Palestina, dall'Italia pessimo segnale''   

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