La colonia di Anatot: premesse all'aggressione di massa.


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La colonia di Anatot – Premesse all’aggressione di massa della scorsa settimana.
di Dror Etkes 
I coloni di Anatot si sono assuefatti all’idea che qualsiasi terreno privato palestinese che si trova attorno all’insediamento non sia affatto proprietà di palestinesi, bensì appartenga a loro. In quanto tale, non hanno alcuna intenzione di permettere a un “arabo” e ai suoi amici di lavorare sulla terra che è stata nazionalizzata a favore dell’espansione della colonia.

                                   
Questa è la storia del furto sistematico di terreni che è all’origine all’aggressione che, durante il Rosh HaShana, i coloni di Anatot hanno compiuto in massa contro Yassin al-Rafa’i, sua moglie e alcune decine di attivisti di sinistra che li avevano accompagnati sui campi di proprietà della loro famiglia.


La colonia di Anatot – ufficialmente nota con il nome di Almon – è stata fondata nel 1982 in cima a uno sperone roccioso a nord-est del villaggio palestinese di Anata. Il terreno sul quale è stata costruita era stato registrato , anche durante il governo giordano, come “Terra dello Stato”. In altre parole, si tratta di terreno pubblico che lo stato di Israele ha destinato al possesso ed uso esclusivo (come nel resto della West Bank) dei coloni ebrei. 
Ad Anatot si sono insediate persone (per lo più provenienti da Gerusalemme) che cercavano di migliorare la loro situazione abitativa realizzando il sogno di entrare in possesso di una casa con un giardino. Non erano necessariamente identificabili con lo zoccolo duro della destra religiosa. Il loro retroterra sociologico si riflette nelle scelte elettorali: nelle ultime elezioni per la Knesset del 2009, il 54% ha votato Likud, il 18% Kadima, l’11% per Lieberman e il suo partito Yisrael Beiteinu, mentre il Partito di Unità Nazionale ( che ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle colonie religiose integraliste) ha raggiunto il 5% delle preferenze.
Ciò che se ne deduce è chiaro: l’idea della “qualità del sistema di vita dei coloni” è una finzione. La violenza che una qualche decina di abitanti di Anatot ha messo in campo la settimana scorsa avrebbe inorgoglito i coloni radicali/estremisti degli avamposti. 
Come in tutte le colonie fondate nello stesso periodo, gli abitanti di Anatot, nei primi anni dell’insediamento sono vissuti in roulotte e rimorchi. Il vivere in rimorchi si è rivelato un “sacrificio” che ne è valso la pena: nei primi anni 1990 sono state realizzate abitazioni stabili, e Anatot – come molte altre colonie – si è trasformata in un altro sobborgo borghese, a soli pochi chilometri a est di Gerusalemme.
Il quartiere definitivo di Anatot non è stato edificato sul luogo iniziale, quello delle roulotte. Allo scopo di poter controllare una maggiore estensione di territorio, è stato costruito sul lato opposto, sul versante settentrionale della valle – che veniva ancora coltivato dai palestinesi del villaggio di Anata. La colonia di Anatot, grazie ad una pianificazione contorta e moralmente criminale, si è espansa su entrambi i versanti della valle, nonostante il fatto che là la terra figurasse come privata, di palestinesi.
                                            
Com’è stata gestita una situazione di quel tipo? Forse che ogni colono che voglia fare visita a un amico sull’altro lato della valle deve salire su di un elicottero? No; nel bel mezzo di terreni per lo più privati di palestinesi sono state costruite le strade che collegano le due parti della colonia.
Alla fine del 1990, il comandante dell’IDF del centro della West Bank aveva firmato una pianta della giurisdizione di Anatot, con una mossa che era sia strategicamente magistrale che moralmente deprecabile.
Il territorio ufficiale della colonia racchiuso entro le “Terre dello Stato”, non era sufficiente per la colonia a fornire una striscia comprensoriale continua – le “Terre dello Stato” risultavano circondate da molti appezzamenti che, nel registro dei terreni, erano segnati come proprietà di palestinesi residenti ad Anata. 
L’Amministrazione Civile ha continuato ad approvare piani di edificazione sulla “Terra dello Stato”, come se questa non fosse circondata da centinaia di acri di terreno privato palestinese che si sarebbe dovuto smembrare per poter realizzare strade di accesso alla colonia. Così la “Lindor” Company, nel 2003, ha avuto la possibilità di edificare un nuovo quartiere ad Anatot, su di un isola di “Terra dello Stato” situata a 700 metri ad ovest del quartiere definitivo principale. La logica era semplice: cominceremo con il prendere possesso delle terre che sono più distanti dalla colonia centrale tanto da creare una situazione di fatto sul terreno che determinerà automaticamente al suo ampliamento. Al fine di includere il nuovo quartiere, il cancello della colonia è stato spostato ancor più verso ovest e vaste aree sono state recinte inserendole all’interno dei confini della colonia. Nel 2003, lo Stato ha costruito su centinaia di acri di terreno una barriera perimetrale che ha intrappolato decine di campi privati di palestinesi. Dal momento in cui sono stati eretti barriera e cancello, ai proprietari palestinesi dei terreni è stato impedito di fatto l’accesso ai loro appezzamenti che risultavano “bloccati” tra le isole di “Terra dello Stato”. Uno di questi campi apparteneva a Yassin al-Rafa’i. Negli ultimi anni c’è stato un aumento massiccio di modalità di questo tipo, con le quali colonie in situazioni analoghe a quella di Anatot si sono estese su terreni che formalmente non appartengono a loro. Ad Anatot, su terreni privati erano stati costruiti due parcheggi e un Caffè, chiamato “Caffè nel deserto”. Altrove, un terreno privato, interposto tra i due caseggiati di proprietà della “Lindor” Company, è stato rilevato per lo sviluppo di un “parco pubblico” a vantaggio della “comunità”: non sarebbe forse un peccato se il terreno fosse rimasto inutilizzato? Comunque, ai palestinesi viene impedito l’accesso alla colonia…
                  
In tal modo sono trascorsi otto anni. I coloni di Anatot di sono assuefatti all’idea che qualsiasi terreno privato palestinese non appartenga ai palestinesi, bensì a loro. Proprio per questo, non hanno intenzione di permettere a un “arabo” e ai suoi amici di lavorare un terreno che è stato nazionalizzato per le colonie. Questo è stato, per l’esattezza, il messaggio che hanno voluto far arrivare, con sufficiente chiarezza, a Yassin al-Rafa’i e agli attivisti che lo accompagnavano ai suoi campi la settimana scorsa, durante il Rosh HaShana. 
Dror Etkes , negli ultimi 9 anni, ha seguito lo sviluppo della politica delle colonie nella West Bank 
(tradotto da mariano mingarelli)

allegato

Pogrom di Anatot: inchiesta della polizia


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